- L'INDIPENDENTE - https://www.lindipendente.online -

Germania: l’ufficio immigrazione espelle gli stranieri che manifestano per Gaza

Nonostante non siano stati condannati da alcun tribunale, le autorità di Berlino espelleranno dalla Germania quattro cittadini stranieri (tre europei e uno statunitense) che hanno preso parte ad azioni per la Palestina. Tutti e quattro hanno infatti ricevuto una notifica dell’Ufficio Immigrazione di Berlino, per mezzo della quale veniva comunicata la fine del soggiorno in Germania e l’obbligo di abbandonare il Paese entro il 21 aprile. Per il cittadino statunitense, oltre l’espulsione è stata notificata l’interdizione da tutta l’area Schengen per due anni. Gli attivisti sono accusati di aver tentato di impedire l’arresto di un manifestante e di aver preso parte al tentativo di occupazione della Freie Universität di Berlino, lo scorso 17 ottobre 2024. Su di essi pendono inoltre accuse di antisemitismo e di sostegno indiretto ad Hamas.

I cittadini in questione sono [1] Cooper Longbottom (statunitense), Kasia Wlaszczyk (polacca), Shane O’Brien (irlandese) e Roberta Murray (irlandese). Gli ordini di espulsione, emessi ai sensi della legge tedesca sull’immigrazione, hanno scatenato obiezioni interne dovute al fatto che tre dei quattro sono cittadini di Stati membri dell’Unione Europea. Sebbene secondo la legge tedesca sull’immigrazione, le autorità non abbiano bisogno di una condanna penale per emettere un ordine di espulsione, i cittadini europei godono della libertà di movimento tra i Paesi UE, la quale può essere limitata solo con sentenze di un tribunale. Diverso il caso del cittadino statunitense, al quale sono stati anche notificati due anni di interdizione all’area Schengen.

Tutti sono accusati di aver preso parte al tentativo di occupazione della Freie Universität del 17 ottobre 2024, ma a ciascuno vengono contestate infrazioni differenti – dall’aver ostacolato l’arresto di un manifestante all’aver dato del “fascista” ad un poliziotto. «Quello che stiamo vedendo qui proviene direttamente dal modo di agire dell’estrema destra» ha detto [2] l’avvocato di due dei manifestanti, Alexander Gorski, a The Intercept. «Si nota anche negli Stati Uniti e in Germania: il dissenso politico viene messo a tacere prendendo di mira lo status di immigrazione dei manifestanti». Proprio in queste settimane, infatti, negli Stati Uniti ha suscitato parecchio scalpore l’arresto di Mahmoud Khalil, lo studente palestinese della Columbia University, residente permanente USA, stato sequestrato dal suo condominio per accuse relative alle attività pro-palestinesi del campus.

In Germania il sostegno [3] allo Stato di Israele è fortissimo. D’altronde, come deciso [4] dal governo Scholz nel giugno 2024, gli stranieri, per avere la cittadinanza tedesca devono esprimere fedeltà a Israele. Gli stranieri che vorranno il passaporto teutonico devono infatti dimostrare di condividere i “valori tedeschi”, tra cui il diritto di Israele a esistere. E la repressione del dissenso rispetto al genocidio in corso in Palestina è costante. Si viene perseguiti con qualunque motivazione, dall’aver esposto bandiere palestinesi (comprese quelle disegnate sulle magliette [5]) al pronunciare [6] il motto “Dal fiume al mare, La Palestina sarà libera”. Questa frase è diventata praticamente fuori legge in Germania, come denunciato dalla sinistra berlinese [7], che racconta anche di un concerto interrotto dalla polizia dopo che è stata sentita questa frase.

In un simile contesto, mettere in dubbio qualsiasi azione di Israele in Germania è pressochè impossibile. Così, è molto difficile che possano levarsi voci di dissenso che denuncino il genocidio in corso in Palestina, che prosegue senza sosta ogni giorno che passa.

Avatar photo

Michele Manfrin

Laureato in Relazioni Internazionali e Sociologia, ha conseguito a Firenze il master Futuro Vegetale: piante, innovazione sociale e progetto. Consigliere e docente della ONG Wambli Gleska, che rappresenta ufficialmente in Italia e in Europa le tribù native americane Lakota Sicangu e Oglala.