È finito con l’assoluzione il processo in primo grado ai 4 anarchici accusati di istigazione a delinquere con finalità di terrorismo per la pubblicazione della rivista quindicinale Bezmotivny. Nove persone erano state arrestate il 9 agosto 2023 con l’accusa di associazione con finalità di terrorismo, istigazione e apologia con finalità di terrorismo e offesa all’onore e al prestigio del presidente della Repubblica. Sotto accusa non vi era nessuna azione: solo i loro articoli, pubblicati su un giornale cartaceo distribuito pubblicamente. Per circa un anno gli accusati sono stati obbligati a varie misure cautelari, dagli arresti domiciliari, al carcere, fino a obblighi di dimora e firme, nonostante il reato di associazione sia caduto in aula già nel corso delle prime udienze.
Il pm Federico Manotti della DDA (Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo) aveva richiesto, nell’udienza svoltasi lo scorso 1° aprile, una condanna a 7 anni di carcere, una a 6 anni, e due a 5 anni e sei mesi. A queste erano poi state aggiunte decine di migliaia di euro di risarcimenti allo Stato. Pene altissime, forse mai viste, per quello che molti definiscono un reato d’opinione. «Con Scripta Scelera [il nome del processo, ndr] lo Stato vorrebbe colpire l’agitazione e la propaganda anarchica» si legge su un comunicato pubblicato dagli anarchici subito dopo la richiesta delle condanne. «La spudorata volontà di ammutolire le pubblicazioni rivoluzionarie, nonché di demonizzare le azioni di attacco contro lo Stato e il capitalismo, mostrano la reale consistenza del volto permissivo dello Stato e delle sue “libertà di espressione”, specialmente in tempi di guerra».
Negli ultimi anni la stampa anarchica è stata presa di mira da varie procure in tutta Italia, che fondavano le loro richieste di misure cautelari su presunti reati di istigazione a delinquere con finalità di terrorismo. Giornali e siti internet sono stati oscurati per bloccare la circolazione di testi, dibattiti e aggiornamenti riferibili alla galassia anarchica. Anche se poi il processo finisce con assoluzioni o piccole condanne, tra sequestri e misure cautelari il tentativo sembrerebbe quello di silenziare le idee e i ragionamenti di chi si oppone apertamente – senza rinnegare la violenza – allo stato e al capitalismo.
Il primo grado dell’operazione Scripta Scelera si è concluso con l’assoluzione per tutti gli imputati da tutti i reati tranne che la condanna a uno di essi a 8 mesi di reclusione per offesa all’onore e al prestigio del presidente della Repubblica Mattarella. Forse un “buon segno”, anche se la direzione repressiva verso la quale stiamo andando sembra far prevedere nuovi giri di vite per la libertà di stampa e di opinione. Il nuovo decreto legge approvato dal governo Meloni il 4 aprile infatti inserisce un articolo sulla Prevenzione e contrasto al terrorismo internazionale e ai reati contro l’incolumità pubblica: il testo prevede dai 2 ai sei anni di carcere per «chi si procura o detiene materiale contenente istruzioni sulla preparazione e l’uso di congegni bellici micidiali, armi, sostanze chimiche o batteriologiche e di ogni altra tecnica o metodo per il compimento di atti con finalità di terrorismo. Per chi diffonde o pubblicizza tale materiale con qualsiasi mezzo, anche telematico, si prevede la reclusione da sei mesi a quattro anni».
In un momento storico in cui si tacciano di “finalità di terrorismo” molte azioni e mobilitazioni che avvengono in Italia, e perfino degli scritti, c’è da chiedersi come questa legge verrà utilizzata.
Una persona mi ha detto:
come governi, quali regole adotti con l’anarchia? Gli ho risposto: come le regole che si danno in una famiglia bella e unita, semplice. Quello che non vuoi essere che ti sia fatto non farlo a gli altri.
L’unico stato buono è uno stato inesistente