Nonostante la produzione a picco registrata nel primo trimestre del 2025, che conferma la tendenza negativa del 2024, già definito un “anno nero” per Stellantis, l’azienda automobilistica ha proposto il pagamento dei dividendi per gli azionisti che dovrebbe essere pagato il prossimo 5 maggio. Come già l’anno precedente, in cui Exor, la società di proprietà degli Agnelli-Elkann prima azionista del gruppo, ha strappato una cedola di 697 milioni, anche quest’anno sembra che la crisi abbia risparmiato i vertici della società per colpire, invece, solo i lavoratori. Come ha spiegato il segretario generale della Federazione Italiana Metalmeccanici (Fim-Cisl), Ferdinando Uliano, «Tutti gli stabilimenti di auto e veicoli commerciali sono in rosso e i dazi aggraveranno ulteriormente la situazione». Nei primi tre mesi del 2025 la produzione ha registrato un calo del 35,5%, segnando un record negativo che non si registrava dal 1956: «I dati sono allarmanti. Con una produzione di 109.900 unità, rispetto alle 170.415 dello stesso periodo dell’anno precedente, il gruppo ha raggiunto un livello produttivo che non si registrava da decenni», ha aggiunto lo stesso Uliano. In questo contesto, Stellantis ha proposto comunque un dividendo 2025 di 0,68 euro per azione, pari a un rendimento del 5%, in attesa dell’approvazione degli azionisti.
Il calo della produzione riguarda sia il comparto delle autovetture, che ha registrato una diminuzione del 42,5%, con solo 60.533 unità prodotte, che quello dei veicoli commerciali, che ha visto una contrazione del 24,2%, pari a 49.367 unità, rispetto a una crescita del 28,5% registrata nel 2024. «La situazione è grave e preoccupante in tutti gli stabilimenti. Nel 2024, almeno Pomigliano d’Arco sembrava rappresentare una rara eccezione positiva, ma oggi siamo di fronte a una situazione complessivamente molto negativa», ha spiegato ancora Uliano. Già nel 2024 i risultati dell’esercizio erano in rosso, con un utile netto di 5,5 miliardi di euro, in calo del 70% rispetto all’anno precedente e un flusso di cassa industriale negativo per sei miliardi di euro che rifletteva il calo dell’utile. Nonostante i risultati negativi, l’Assemblea degli azionisti aveva approvato un dividendo ordinario di 1,55 euro per azione, in aumento del 16% rispetto all’anno precedente. Il tutto a scapito degli investimenti in Ricerca e Sviluppo e dei lavoratori, che non hanno ancora ottenuto il rinnovo del Contratto Collettivo Specifico di Lavoro (Ccsl): «Confidiamo che Stellantis e le altre aziende ex Fiat facciano la loro parte per arrivare al rinnovo del contratto, dando una risposta diversa rispetto a Federmeccanica», ha affermato il segretario generale della Fim Cisl. La trattativa per il rinnovo è in corso da dicembre 2024 e i rappresentanti dei lavoratori chiedono un adeguamento medio dell’8,8% della paga base, invitando i vertici a non seguire le posizioni di rottura espresse nel rinnovo contrattuale di Federmeccanica-Assistal.
Anche quest’anno, nonostante i risultati disastrosi del gruppo, la società degli Agnelli-Elkann non sembra intenzionata a rinunciare agli utili, vedendosi costretta però a dimezzare i dividendi. La cedola sarà pari a 0,68 euro per azione ordinaria, corrispondente a un rendimento del 5%, mentre nel 2024 era stata pari a 1,55 euro (+16% rispetto al 2023). Se approvato dall’assemblea, il dividendo sarà staccato il 22 aprile e pagato il prossimo 5 maggio. Negli ultimi quattro anni, l’ex AD Tavares ha distribuito ai soci ben 23 miliardi di euro di dividendi, sacrificando però posti di lavoro e volumi di produzione per aumentare gli introiti. Il tutto è avvenuto mentre la società degli Elkann ha ottenuto ingenti aiuti di Stato e continua a pretendere sovvenzioni pubbliche per non licenziare i lavoratori.
Parallelamente, le prospettive di una ripresa della produzione sono offuscate dall’imposizione dei dazi da parte di Trump: «L’introduzione dei dazi da parte degli Usa è la tempesta perfetta per l’industria automobilistica europea», ha spiegato Uliano, aggiungendo che «Questi dazi colpiscono duramente il settore, in particolare la componentistica, mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro e aggravando una situazione che è già di per sé critica». Lo stesso ha anche contestato le soluzioni europee, definendole «insufficienti» e «inadeguate» di fronte alla gravità della crisi: «Il fondo di 2,8 miliardi di euro stanziato dall’Unione Europea è troppo esiguo per far fronte alla sfida storica che il settore automobilistico sta affrontando», ha affermato. Una crisi che sembra toccare poco i vertici della società, intenzionati comunque a ripartirsi gli utili.
[di Giorgia Audiello]