Nel 2024, l’Italia ha aumentato le proprie esportazioni di armi del 22,58%. I dati provengono dal nuovo rapporto sull’esportazione militare trasmesso al Parlamento, che rivela che l’anno scorso le licenze rilasciate per il trasferimento di materiali d’armamento (sia in entrata che in uscita) sono state pari a 8,69 miliardi di euro. Di questi, 7,6 miliardi sono finiti nelle casse del Belpaese tramite le autorizzazioni di esportazione. Crescono, in particolare, le autorizzazioni individuali di esportazione, rivolte verso singoli Paesi per sistemi d’arma specifici, che trainano l’export italiano arrivando a valere 6,45 miliardi di euro. I dati della relazione rispecchiano l’ultimo rapporto dell’Istituto Internazionale di Ricerche sulla Pace di Stoccolma (SIPRI), uno dei più importanti centri di ricerca sulla pace al mondo, secondo cui l’Italia sarebbe diventata il sesto Paese per esportazioni di armi su scala globale.
Il rapporto sull’export militare è stato trasmesso al Parlamento lo scorso 24 marzo. L’anno scorso il valore totale dell’esportazione militare italiana, considerate anche le intermediazioni – ossia le autorizzazioni rilasciate alle aziende che fungono da intermediarie tra produttore ed acquirente – è stato pari a 7,94 miliardi di euro, mentre le importazioni, escluse le movimentazioni intracomunitarie, hanno raggiunto 743 milioni di euro. Nel 2024, l’Italia ha esportato armi a 90 Paesi, dato in aumento rispetto agli 83 del 2023. L’Indonesia, che nel 2023 risultava al 35º posto, si trova ora al primo posto per il valore delle autorizzazioni rilasciate, per via di un accordo con Fincantieri da oltre un miliardo di euro. Il Paese del Sud-est asiatico risulta l’unico a superare il miliardo in importazioni di armamenti dall’Italia, ed è seguito da Francia e Nigeria, rispettivamente con 591 milioni e 480 milioni di euro. In generale, l’Italia ha iniziato a spedire più armi verso Paesi extra-UE ed extra-Nato, che oggi ricevono il 55,9% delle esportazioni di materiale bellico italiano. Nella lista non compare Israele, perché, a causa del genocidio a Gaza, non è stato oggetto di alcuna nuova licenza; le esportazioni verso lo Stato ebraico, tuttavia, non si sono fermate, poiché le autorizzazioni antecedenti al 7 ottobre non sono decadute. A trainare le esportazioni italiane sono Leonardo, con il 27,67% delle autorizzazioni ricevute, e Fincantieri, con il 22,62%. I materiali, invece, guidano la classifica degli oggetti esportati sia per valore complessivo sia per numero di articoli (81,31%), e sono seguiti dalle tecnologie (11,97%), dai servizi (3,38%) e dai ricambi (3,34%).
I dati della Relazione annuale sono in linea con l’ultimo rapporto del SIPRI sul commercio globale di armi. Secondo l’Istituto, nel periodo 2020-2024, l’Italia ha registrato un maxi-aumento del volume di esportazioni di armi in relazione alle esportazioni globali, pari al 138% rispetto al quinquennio precedente. Con questo aumento, l’Italia si piazza al sesto posto della classifica dei maggiori esportatori, con una quota del 4,8% del commercio globale. Questo incremento rappresenta il maggiore tra tutti i primi dieci esportatori mondiali, indicando un’espansione significativa dell’industria bellica italiana. I principali destinatari delle esportazioni italiane sono stati il Qatar (28%), l’Egitto (18%) e il Kuwait (18%).
Siamo tutti d’accordo che la guerra non e’ l’igiene del mondo
Siamo tutti d’accordo che la guerra e’ l’estrema ratio per risolvere una controversa
Siamo tutti d’accordo che le armi e’ bene averle per non doverle usare
…Ma se non le vendiamo noi le vendera’ qualcun altro, perche’ la natura umana rimane quella della clava: almeno creiamo in patria posti di lavoro con cui potremo dare da mangiare ai nostri figli: altrimenti altri lo faranno al nostro posto perche’ il mondo, per chi vuole avere una memoria storica, non cambia… e il realismo, per quanto possa essere controintuitivo, soprattutto per i moralisti (che non sono i morali), e’ l’unica strada per mantenere la pace.
art. 11
“L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.
In parlamento è in discussione la modifica della costituzione di questo articolo per ovvia incompatibilità con la politica italiana attuale.