BARCELLONA – Prima vittoria per i movimenti catalani per il diritto alla casa. Il 9 aprile, dopo tre giorni dalle grandi manifestazioni che hanno visto centomila persone radunarsi a Barcellona per esprimere il proprio dissenso contro la crisi immobiliare che sta interessando la città e l’intero territorio spagnolo, il governo catalano ha approvato un pacchetto di misure finalizzato ad arginare alcuni limiti della Ley de Vivienda. «Quando noi ci muoviamo, li facciamo muovere», con queste parole il Sindicat de Llogateres (Sindacato degli inquilini), entità organizzatrice della manifestazione del 5 aprile, ha commentato l’accordo approvato dal parlamento catalano la mattina del 9 aprile. Il governo di minoranza del Partito Socialista Catalano (PSC), grazie all’appoggio dei partiti di sinistra dell’arco parlamentare Esquerra Republicana, CUP e Comuns, ha approvato una serie di normative atte a chiarificare il regime fiscale dei cosiddetti «alquiler de temporada» (affitti stagionali).
Questa normativa impedisce così tutti gli escamotage attuati per eludere le forme di protezione già vigenti, dalla limitazione dei prezzi nelle zone «di tensione», al divieto delle tariffe onorarie delle agenzie immobiliari e di cifre spropositate per le caparre d’affitto. Alla legge del 2007 viene aggiunta inoltre una definizione dei contratti fraudolenti, facendo rientrare «qualsiasi tipo di accordo ingannevole atto a vulnerare i diritti dei consumatori o alteri l’equilibrio contrattuale».
L’accordo si caratterizza inoltre per l’integrazione di nuove figure atte a verificare le condizioni d’esecuzione della legge. Vengono così introdotti gli “inspectores de vivienda” (ispettori della casa), incaricati di verificare il compimento contrattuale, realizzare supervisioni, scovare frodi o clausole abusive, oltre che elaborare rapporti proponendo misure correttive o sanzioni.
La nuova legge, che rimette in piedi un decreto approvato dal precedente governo di Esquerra Republicana e affossato l’estate scorsa dal partito indipendentista Junts, con l’astensione dello stesso PSC, ha visto la collaborazione dell’arco di sinistra unito, compreso il partito della CUP, l’estrema sinistra indipendentista catalana, generalmente molto critico con le politiche dei socialisti catalani. Totalmente contraria la destra, composta dai partiti spagnolisti PP e VOX e dagli indipendentisti Junts e Aliança Catalana.
Per quanto segni una piccola vittoria, quest’accordo soddisfa solo parzialmente le richieste mosse dal Sindicat de Llogateres. «È necessario che questa legge venga attuata il prima possibile» segnala il Sindacato sul suo profilo X, «non va dimenticato che il dissenso delle mobilitazioni andava molto più in là». Dal palco della manifestazione del 5 aprile, le varie entità attive per la causa hanno espresso chiaramente le soluzioni da attuare per mettere fine al business immobiliare. Abbassare le tariffe del 50%, ottenere contratti d’affitto a tempo indeterminato, proibire l’accumulo di edifici a fini speculativi, sono solo alcune delle proposte che, secondo il sindacato, metterebbero la parola fine alla crisi che sta colpendo con sempre più forza le classi più vulnerabili della società.
Quanto votato al Parlamento catalano risulta essere un primo passo verso l’attuazione di politiche volte a cercare di invertire gli effetti nocivi che la speculazione immobiliare ha verso i ceti popolari e chi – in generale – è costretto a vivere in affitto. Nonostante tutto, rimane alta la percezione di sfiducia nei confronti del Partito Socialista Catalano al governo: il giorno dopo aver approvato questo decreto, il PSC, insieme a Junts, VOX, Partido Popular e Aliança Catalana hanno presentato al governo l’intenzione di imporre politiche più dure contro le occupazioni abitative, approvando la proposta di riforma del Codice penale e permettendo così sgomberi in un giorno. Va inoltre ricordato che sempre il Partito Socialista Catalano al governo della città di Barcellona ha più volte operato ambiguamente a riguardo, da un lato approvando misure farsa contro la turistificazione, dall’altro incriminando con maggiore durezza manifestanti per il diritto alla casa, spendendo grandi capitali delle casse pubbliche nell’organizzazione di eventi, mostrando l’intenzione di ampliare le infrastrutture di ricezione turistica e di conseguenza accelerare i processi speculativi nella capitale catalana.
«Continueremo ad essere organizzate e a mobilitarci, finché non ci saremo guadagnate tutto» chiosano dal Sindacato. Se le misure approvate nel parlamento catalano vogliono essere una panacea ad un problema profondo e sistemico, sembra proprio che la resistenza popolare continuerà a lottare per estirpare la speculazione fin dalla radice.