In Italia si trovano in media 892 rifiuti ogni cento metri lineari di spiaggia. È il dato che emerge dal dossier Beach Litter 2025, pubblicato negli scorsi giorni da Legambiente, che ha monitorato 63 spiagge su tutto il territorio nazionale. Una fotografia che mostra come il problema dell’inquinamento costiero resti tutt’altro che risolto, a dispetto degli sforzi e delle normative europee che puntano alla riduzione dei rifiuti marini entro il 2030. Sono oltre 56mila i rifiuti censiti su quasi 197mila metri quadrati di arenile. La stragrande maggioranza, quasi l’80%, è composta da plastica e polimeri artificiali, seguiti da vetro e ceramica (8,31%) e carta e cartone (4,31%). Una presenza invasiva che non risparmia alcun tratto di costa, dalle aree più urbanizzate alle riserve naturali.
Utilizzando il Clean Coast Index, uno strumento di classificazione internazionale, Legambiente ha potuto stimare all’interno del suo report il “grado di pulizia” delle spiagge, peggiorato rispetto allo scorso anno: solo il 27% può essere definito “molto pulito”, mentre un altro 14% rientra nella categoria “pulito”. Tuttavia, il 30% risulta “abbastanza pulito”, il 17% “sporco” e ben l’11% “molto sporco”, con punte particolarmente critiche in alcune località. Analizzando la top ten degli specifici oggetti rinvenuti sulle spiagge italiane, spiccano i pezzi di vetro o ceramica non identificabili (13,2%), seguiti da frammenti di plastica di dimensioni comprese tra 2,5 e 50 centimetri (13%) e da tappi e coperchi (8,2%). Preoccupante anche la diffusione di cotton fioc in plastica (5,6%), polistirolo (6,9%) e mozziconi di sigarette (7,5%), a testimonianza di abitudini scorrette ancora radicate tra i frequentatori delle spiagge. Non meno rilevante il ruolo dei prodotti in plastica monouso (Single Use Plastic o SUP), come bottiglie e contenitori, cannucce, agitatori per cocktail, posate e piatti. Nonostante l’entrata in vigore della Direttiva SUP che ne vieta la commercializzazione, questi oggetti continuano a rappresentare una quota significativa del litter marino. Ad esempio, sono stati trovati oltre 7.500 articoli tra bottiglie, tappi e anelli di plastica e più di 4.200 mozziconi di sigaretta. «I dati confermano quanto ancora ci sia da fare per proteggere i nostri litorali», sottolinea Legambiente, che rinnova l’invito a rafforzare le politiche di prevenzione e raccolta, ma anche a promuovere una cultura della responsabilità individuale. L’associazione partecipa infatti alla Missione dell’UE Restore our Ocean and Waters, che punta a ripristinare la salute di mari e acque europee entro il 2030. In questo scenario preoccupante, c’è però spazio per la speranza: l’aumento delle spiagge classificate come “molto pulite” rispetto agli anni precedenti suggerisce che l’impegno civico, se sostenuto da misure adeguate, può dare risultati.
«Da trentacinque anni Legambiente, grazie ai volontari e alle volontarie dei Circoli e alla collaborazione con associazioni, istituzioni, cittadini e imprese, realizza un importante lavoro di citizen science, raccogliendo, monitorando e classificando i rifiuti dispersi sulle nostre spiagge, un lavoro che ha anticipato e contribuito a far nascere i monitoraggi istituzionali in Italia e nel Mediterraneo – ha dichiarato Giorgio Zampetti, direttore generale dell’organizzazione –. Ma il nostro impegno va anche oltre, con tante iniziative di raccolta dei rifiuti per contrastare i loro effetti negativi sull’ecosistema marino costiero e sensibilizzare verso stili di vita più sostenibili e comportamenti responsabili. Particolarmente importante è, in tal senso, che tutti noi facciamo la nostra parte per ridurre l’utilizzo di prodotti usa e getta». Lo scorso fine settimana, nei giorni tra il 4 e il 6 aprile, è andata infatti in scena la storica campagna di Legambiente “Spiagge e fondali puliti”, dedicata al monitoraggio e alla pulizia dei rifiuti abbandonati lungo le coste dello Stivale. Nella cornice di oltre 90 iniziative in tutta Italia organizzate in 17 regioni dall’associazione, centinaia di volontari tra società civile, scuole, aziende e amministrazioni comunali si sono dati da fare per ripulire mari, fiumi e laghi dai rifiuti.