sabato 12 Aprile 2025

Cuba: l’energia solare con l’aiuto cinese per superare la crisi e vincere l’embargo USA

Con l’aiuto della Cina, Cuba sta muovendo importanti passi nella direzione delle energie rinnovabili, avviando un progetto che entro il 2028 dovrebbe vedere l’entrata in funzione di 92 impianti di produzione solare. Sei di questi sono già stati inaugurati e hanno da poco iniziato a funzionare. L’intento è quello di porre fine all’emergenza dovuta ai blackout di energia che si ripetono ormai da diverso tempo e negli ultimi mesi sono sempre più frequenti. Cuba tenta così, con l’appoggio di Pechino, di sottrarsi al blocco statunitense che da decenni non permette all’isola un approvvigionamento sufficiente di beni in svariati settori – incluso quello energetico. A causa di ciò, l’isola si trova ad avere una rete elettrica obsoleta e di difficile manutenzione. Grazie a questo progetto, tuttavia, i cubani potranno disporre di circa 2.000 megawatt di elettricità, proveniente interamente dall’energia solare.

Il deficit elettrico di Cuba ha un profondo impatto sulla vita della popolazione, dal momento che i frequenti blackout limitano l’accesso ai servizi di base – acqua, illuminazione, refrigerazione ed elaborazione degli alimenti e così via. Non di rado queste interruzioni di energia hanno esasperato gli animi della popolazione, dando vita a proteste e tumulti. Di fronte a tale scenario, causato dal decennale blocco statunitense che impedisce l’acquisto di carburante a sufficienza e di pezzi di ricambio per gli impianti elettrici, Cuba ha deciso di scommettere sulle energie rinnovabili e ridurre la propria dipendenza dai combustibili fossili. Il 21 febbraio, il presidente cubano, Miguel Diaz-Canel, ha inaugurato il primo dei 92 parchi solari che saranno costruiti entro il 2028 grazie all’aiuto della Cina (rappresentata per l’occasione dall’ambasciatore cinese a Cuba, Hua Xin), con cui saranno generati 2.000 MW di energia elettrica.

Il parco inaugurato a L’Avana è stato il primo dei 55 che dovrebbero entrare in funzione quest’anno. Alla fine di marzo erano già 6 i parchi solari inaugurati ed entrati in funzione, come mostrato anche dal ministro dell’Energia e delle Miniere, Vicente de la O Levy, che pubblica costantemente gli avanzamenti dei lavori e le inaugurazioni dei diversi impianti solari sul suo profilo X. Secondo quanto riportato, nuovi parchi entreranno in funzione ogni mese quest’anno. I parchi solari saranno di varie dimensioni, da quelli più piccoli, comunitari, ad impianti di centinaia di megawatt. L’utilizzo delle energie rinnovabili permetterebbe a Cuba di avere energia sufficiente per far fronte ai picchi di richiesta energetica e interrompere i blackout.

Il servizio elettrico cubano è da diversi mesi costantemente sotto stress, con interruzioni sempre più frequenti. Spesso, le tensioni sociali che ne sono derivate sono sfociate in proteste e disordini. Il deficit energetico è dovuto, in particolare, alla mancanza di carburante, alla bassa disponibilità di centrali e alle difficoltà esistenti nell’approvvigionamento dei pezzi di ricambio per le unità in manutenzione. A causare questa stiuazione è, in particolare, il blocco che gli Stati Uniti impongono da decenni all’isola, nel tentativo di far implodere il soggetto politico socialista sorto dalla rivoluzione cubana. Il 19 marzo scorso, la portavoce del ministero degli Esteri cinese, Mao Ning, ha condannato la decisione di imporre nuove restrizioni sui visti statunitensi sul programma di lavoro all’estero di Cuba, una delle principali fonti di valuta estera per L’Avana, in particolare grazie agli operatori sanitari inviati all’estero. «La Cina si oppone alla diplomazia coercitiva ed esorta gli Stati Uniti a fermare immediatamente il blocco e le sanzioni a Cuba e a rimuovere Cuba dall’elenco degli Stati Sponsor del terrorismo», ha poi detto Mao Ning.

Una buona notizia per Cuba. Nel mentre, la Cina si conferma un punto di riferimento nella regione del centro-sud America, da sempre considerata dagli americani come il proprio “cortile di casa”.

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Michele Manfrin

Laureato in Relazioni Internazionali e Sociologia, ha conseguito a Firenze il master Futuro Vegetale: piante, innovazione sociale e progetto. Consigliere e docente della ONG Wambli Gleska, che rappresenta ufficialmente in Italia e in Europa le tribù native americane Lakota Sicangu e Oglala.

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