«La realtà a Gaza è una realtà post-apocalittica»: con queste drammatiche parole Philippe Lazzarini, Commissario generale dell’Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (UNRWA), ha descritto la condizione attuale della Striscia di Gaza, ridotta a un cumulo di macerie dopo mesi di incessanti bombardamenti israeliani. Le sue parole arrivano in un momento in cui Rafah è stata completamente isolata dalle forze israeliane, trasformandosi in un’enclave assediata all’interno di un territorio già devastato. Nel frattempo, questa notte, le forze israeliane hanno colpito l’ospedale arabo al-Ahli di Gaza City mentre era in corso l’evacuazione dei pazienti. Due attacchi aerei hanno distrutto il pronto soccorso, l’ingresso principale e la struttura che forniva ossigeno per le terapie intensive.
Il governo israeliano ha annunciato di aver completato la costruzione del Corridoio Morag, una linea fortificata che taglia fuori Rafah dal resto di Gaza. Questa mossa, secondo Tel Aviv, risponde alla necessità di impedire il contrabbando e neutralizzare Hamas, ma secondo numerosi analisti internazionali fa parte di un progetto più ampio volto a esercitare un controllo permanente su ampie porzioni del territorio palestinese. A questa infrastruttura si aggiunge il Corridoio Netzarim, che divide verticalmente la Striscia, e che verrà presto ampliato, secondo quanto affermato dal ministro della Difesa israeliano Israel Katz. Robert Geist Pinfold, esperto del King’s College di Londra, ha dichiarato all’emittente Al Jazeera i corridoi militari costruiti da Israele riflettono una strategia ben più profonda: garantire un controllo a distanza di Gaza, potendola isolare, assediare o occupare a piacimento. Le aree urbane palestinesi vengono così frammentate, mentre la popolazione civile si ritrova sempre più schiacciata in spazi angusti e invivibili.
Il ministro israeliano Katz ha inoltre ordinato nuovi sfollamenti a Khan Younis, città già martoriata, dove i bombardamenti non si sono mai fermati. Dieci quartieri sono stati destinatari di un ultimatum: evacuare immediatamente o affrontare una veemente offensiva. Il tutto mentre Gaza, sotto completo assedio da oltre un mese, è priva di approvvigionamenti di cibo, carburante e assistenza sanitaria. Circa 2,1 milioni di palestinesi si trovano ora ammassati in un terzo del territorio originario della Striscia. Hamas ha accusato Netanyahu di prolungare il conflitto per fini politici, ignorando la possibilità di uno scambio di prigionieri che potrebbe porre fine alla guerra. «Il sangue dei bambini di Gaza e dei prigionieri è vittima delle ambizioni personali del premier israeliano», ha dichiarato il gruppo in un comunicato. L’accusa rimbalza anche tra le voci della società israeliana, sempre più divisa e stanca di una guerra senza fine.
Rispetto all’attacco sferrato da Israele contro l’ospedale al-Ahli, i cronisti di Al Jazeera parlano di uno scenario «scioccante». Dopo i raid, l’ospedale è completamente fuori servizio e non ha più la capacità di fornire alcuna assistenza medica necessaria. «Ciò lascia i pazienti che cercavano cure mediche all’interno dell’ospedale senza un’alternativa adeguata, nella parte settentrionale della Striscia di Gaza», scrive l’emittente, dal momento che «non si sta parlando di un ospedale o due», ma «di un elenco di 36 ospedali, comprese strutture sanitarie private, che sono stati distrutti e chiusi». Gaza, insomma, continua ad essere un inferno per la popolazione civile senza soluzione di continuità: venerdì, le Nazioni Unite hanno condannato i continui raid dell’esercito israeliano, affermando che «tra il 18 marzo e il 9 aprile 2025 si sono verificati circa 224 attacchi israeliani contro edifici residenziali e tende per sfollati», aggiungendo che «in circa 36 attacchi le vittime registrate sono state solo donne e bambini».