C’è un’alta probabilità che, mentre scorri un testo come questo sul tuo smartphone, una minuscola particella di metallo nel tuo dispositivo provenga dalle profondità della Repubblica Democratica del Congo. Nascosto nel sottosuolo congolese, il coltan alimenta la nostra tecnologia, mentre il cobalto è il cuore pulsante della rivoluzione elettrica globale. Eppure, mentre il mondo costruisce il proprio futuro sulle risorse della RDC, il popolo congolese resta intrappolato in un presente di miseria e sfruttamento.
La RDC è un paradosso crudele: possiede alcune delle risorse più preziose del pianeta – coltan per l’elettronica, cobalto per le batterie, oro e diamanti destinati ai mercati globali – eppure la popolazione è tra le più povere del mondo. L’abbondanza mineraria ha reso il Congo una preda ambita, vulnerabile a ingerenze esterne e conflitti interni. Le sue ricchezze non portano benessere, ma instabilità, violenza e sfruttamento.
Nel Nord Kivu, il conflitto si nutre di minerali. L’M23, e altri gruppi armati, si contendono il controllo delle miniere, trasformando la guerra in un affare redditizio. A migliaia di chilometri di distanza, a Kolwezi, il panorama è diverso, ma il meccanismo è lo stesso: qui il cobalto viene estratto non sotto il controllo delle milizie, ma delle multinazionali. Le concessioni governative permettono alle aziende straniere di gestire la produzione su larga scala, mentre le comunità locali restano ai margini, senza tutele, senza diritti, senza futuro. Kolwezi è il cuore pulsante della produzione di cobalto globale. Il mondo vuole più batterie, più tecnologia, più elettricità. Ma a quale prezzo? Nel report di Still I Rise Raccontare il presente, cambiare il futuro è documentata una realtà allarmante: il settore minerario non porta benefici diretti alla popolazione locale. Il 70% delle famiglie intervistate vive in aree concesse alle compagnie straniere. La loro casa è terra di nessuno, ogni giorno rischiano di essere sfrattati per fare spazio a un nuovo cantiere di estrazione.
Lavorare in miniera significa rischiare la vita ogni giorno. Sette famiglie su dieci hanno almeno un membro impiegato nelle miniere, spesso in condizioni disumane. Scavare, trasportare, lavare minerali: azioni ripetute fino allo sfinimento, senza protezioni, senza diritti, senza alternative. Le malattie professionali sono diffuse, i crolli improvvisi frequenti, e chi subisce un incidente raramente riceve cure adeguate. Solo l’1% dei lavoratori ha un’assicurazione sanitaria.
E poi ci sono i bambini. La metà delle famiglie ha almeno un figlio che lavora in miniera, spesso iniziando a 13 anni, a volte prima. Trasportano carichi pesanti, lavano minerali nelle acque tossiche, si infilano in tunnel scavati a mani nude. Alcuni iniziano a lavorare prima ancora di saper leggere. Quando il cibo scarseggia, l’istruzione passa in secondo piano: le famiglie devono scegliere tra mandare un figlio a scuola o sopravvivere.
Le miniere di Kolwezi non sono solo luoghi di sfruttamento economico, ma anche sociale. La precarietà abitativa e lavorativa si accompagna alla totale assenza di servizi essenziali: l’accesso ad acqua potabile, elettricità e cure mediche scarseggiano. Il progresso estrattivo convive con la mancanza di infrastrutture basilari, in un paradosso che lascia le comunità locali senza prospettiva.
Un futuro rubato o uno possibile?

Kolwezi e il Nord Kivu, così lontani eppure così simili, sono l’emblema di un Paese in cui le risorse sono una condanna, non un’opportunità. Ma esiste un’altra strada: quella dell’istruzione, della consapevolezza, della resistenza.
A Kolwezi, Still I Rise ha scelto di intervenire per offrire un’alternativa ai bambini intrappolati in questo ciclo di sfruttamento. Nel 2022 l’organizzazione ha aperto la prima Scuola di Emergenza e Riabilitazione del Lualaba, un luogo in cui i bambini possono finalmente essere bambini. La Still I Rise Academy – Kolwezi è l’unica nell’intera regione a offrire istruzione di eccellenza, protezione dell’infanzia e un supporto completo che include alimentazione, assistenza psicosociale e cure sanitarie.
Il Congo è una terra dove la ricchezza si dissolve nelle mani sbagliate, lasciando dietro di sé povertà e sfruttamento. Ma c’è qualcosa che non può essere rubato: la speranza di un futuro diverso. E ogni bambino che entra a scuola è la prova che questo futuro è possibile.