sabato 19 Aprile 2025

I bombardamenti israeliani a Gaza non risparmiano nemmeno gli ospedali da campo

Dopo aver distrutto l’ultima struttura ospedaliera funzionante nel governatorato di Nord Gaza, Israele passa agli ospedali da campo. Ieri, un attacco dell’aviazione israeliana ha colpito il cancello di un ospedale da campo nel sud della Striscia, uccidendo un bambino e ferendo altre nove persone tra pazienti e membri del personale sanitario. In generale, gli attacchi continuano indiscriminatamente su tutta la Striscia: tra il tramonto di ieri e l’alba di oggi, Israele ha ucciso almeno 23 persone, bombardando edifici residenziali, tende e strutture adibite a ospitare i rifugiati. Nel frattempo, i negoziati per un cessate il fuoco sembrano in una fase di stallo. Il comitato delle Forze Islamiche e Nazionali palestinesi, coalizione che riunisce diverse sigle palestinesi, ha ribadito che non si può parlare di pace senza fornire la garanzia che Israele fermi le proprie aggressioni su Gaza, mentre Hamas ha annunciato che, in seguito a un attacco israeliano, ha perso contatto con l’ostaggio israelo-americano al centro delle trattative.

Gli attacchi dell’esercito israeliano stanno coinvolgendo tutta la Striscia. Dal tramonto, a nord, Israele ha attaccato la struttura sanitaria di Al-Maamadani, uccidendo un bambino. Sempre a nord, gli attacchi si sono concentrati a Jabaliya e a Beit Lahia e hanno ucciso un numero ancora ignoto di persone. Nel centro della Striscia, gli attacchi notturni si sono concentrati su Gaza City, prevalentemente nei quartieri orientali della capitale. Qui, a partire dalle 18 di ieri, si sono verificati almeno 27 attacchi che hanno portato all’uccisione di 15 persone. In particolare, sono stati colpiti in modo massiccio i quartieri di Shuja’iyya e di Tuffah, bersagliando strade, appartamenti e tende per sfollati. A sud, oltre all’attacco presso l’ospedale da campo a Khan Younis, si sono verificati attacchi a Rafah e nella stessa Khan Younis che hanno ucciso rispettivamente 2 e 4 persone. Dall’alba di oggi, gli attacchi sono ricominciati con la stessa intensità. I bersagli principali sembrano essere sempre il governatorato di Nord Gaza e Gaza City. A Jabaliya, l’aviazione israeliana ha ucciso almeno 10 persone in seguito a un bombardamento su un edificio residenziale. A Gaza City, invece, sono state uccise almeno 3 persone, tra cui la fotogiornalista Fatima Hasoona.

Nel frattempo, i negoziati per il cessate il fuoco risultano fermi. Israele insiste nella presentazione del suo personale piano di pace, chiedendo a tutte le firme palestinesi di abbandonare le armi, cedere il controllo della Striscia al proprio esercito e portare avanti il piano di deportazione di Trump. Le organizzazioni palestinesi che rientrano nelle Forze Islamiche e Nazionali hanno sostanzialmente rifiutato qualsiasi proposta che preveda il disarmo senza ottenere in cambio la certezza che Israele cessi i suoi attacchi. Tra le firme palestinesi che rientrano nel comitato è presente anche Hamas, che tuttavia non si è ancora espressa in prima persona. Da stamattina, inoltre, pare che sia scomparso l’ostaggio israelo-americano Edan Alexander dopo che Israele ha lanciato un «attacco diretto» sul luogo in cui era trattenuto. Non sono ancora presenti aggiornamenti sul suo stato, e né Israele né gli Stati Uniti hanno ancora rilasciato dichiarazioni.

All’8 aprile, data dell’ultimo aggiornamento dell’ONU, Israele ha distrutto o danneggiato il 92% delle case, l’82% delle terre coltivabili, l’88,5% delle scuole e, in generale, il 69% di tutte le strutture della Striscia. In totale, dall’escalation del 7 ottobre, l’esercito israeliano ha ucciso direttamente oltre 51.000 persone, anche se il numero totale dei morti potrebbe superare le centinaia di migliaia, come sostenuto da un articolo della rivista scientifica The Lancet e da una lettera di medici volontari nella Striscia.

Avatar photo

Dario Lucisano

Laureato con lode in Scienze Filosofiche presso l’Università di Milano, collabora come redattore per L’Indipendente dal 2024.

L'Indipendente non riceve alcun contributo pubblico né ospita alcuna pubblicità, quindi si sostiene esclusivamente grazie agli abbonati e alle donazioni dei lettori. Non abbiamo né vogliamo avere alcun legame con grandi aziende, multinazionali e partiti politici. E sarà sempre così perché questa è l’unica possibilità, secondo noi, per fare giornalismo libero e imparziale. Un’informazione – finalmente – senza padroni.

Ti è piaciuto questo articolo? Pensi sia importante che notizie e informazioni come queste vengano pubblicate e lette da sempre più persone? Sostieni il nostro lavoro con una donazione. Grazie.

Articoli correlati

1 commento

Iscriviti a The Week
la nostra newsletter settimanale gratuita

Guarda una versione di "The Week" prima di iscriverti e valuta se può interessarti ricevere settimanalmente la nostra newsletter

Ultimi

Articoli nella stessa categoria