mercoledì 16 Aprile 2025

PFAS, qualcosa si muove: l’Unione Europea li limita a cominciare dai giocattoli

L’Unione europea sembra essere finalmente prossima a dotarsi di nuove regole che garantiranno l’assenza di sostanze tossiche PFAS nei giocattoli prodotti o importati. Il Consiglio e il Parlamento europei hanno infatti siglato un accordo politico sulla base di una precedente proposta della Commissione. Il nuovo regolamento, in attesa di approvazione formale, vieterà l’uso di sostanze nocive, come le sostanze perfluoroalchiliche e polifluoroalchiliche PFAS, ma anche degli interferenti endocrini e dei bisfenoli, nei giocattoli dell’UE. Tutti i prodotti disporranno di un passaporto digitale per impedire l’ingresso sul mercato, anche online, di giocattoli non sicuri in questo senso. Si tratta di una prima mossa, ancora limitata, che avviene dopo anni di inazione, con le lobby della plastica che hanno bloccato ogni azione contro le sostanze dannose.

Gli PFAS sono una vasta famiglia di composti chimici utilizzati per rendere più resistenti un’ampia gamma di prodotti industriali, quali tessuti impermeabili, padelle antiaderenti, imballaggi alimentari, schiume antincendio e cosmetici. La loro struttura chimica li rende estremamente stabili, il che significa che non si degradano facilmente nell’ambiente. Numerosi studi scientifici hanno poi collegato l’esposizione agli PFAS a patologie tumorali, disfunzioni endocrine, immunodeficienze e alterazioni nello sviluppo fetale. La contaminazione è ormai ampiamente diffusa e queste sostanze sono state rinvenute praticamente ovunque, acque potabili dell’UE comprese. Motivo per cui numerose associazioni ambientaliste e sanitarie chiedono da anni una messa al bando totale degli PFAS in tutti i settori. Secondo le organizzazioni, è ormai evidente che misure parziali, come il divieto nei soli giocattoli, non siano sufficienti a contrastare una minaccia così pervasiva e duratura. La prima nazione a muoversi in autonomia e in modo relativamente più incisivo è stata la Francia, che ha ufficialmente messo al bando tutti i tessuti e i cosmetici contenenti PFAS. La nuova normativa dà inoltre concreto seguito al principio “chi inquina paga”, introducendo per le aziende una tassa sugli scarichi idrici industriali.

Tuttavia, la necessaria e auspicata messa al bando totale è ancora lontana, complici le pressioni di diversi gruppi industriali, come rivelato dall’inchiesta giornalistica “Forever Lobbying Project”. L’indagine ha mostrato come le lobby dell’industria della chimica di sintesi abbiano esercitato un’influenza determinante nel rallentare qualsiasi proposta di divieto totale. Secondo l’indagine, in particolare, ci sarebbero state diverse pressioni sui funzionari europei e sulle campagne di pubbliche relazioni per minimizzare i rischi legati ai PFAS. Il team ha raccolto oltre 14.000 documenti, evidenziando una massiccia campagna di lobbying e disinformazione ben orchestrata. La società civile comunque è determinata ad ottenere la messa bando completa e rapida di tutte le sostanze PFAS in Europa. Senza un argine all’influenza delle lobby, il diritto alla salute rischia però di restare subordinato agli interessi dell’industria.

[di Simone Valeri]

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Simone Valeri

Laureato in Scienze Ambientali e in Ecobiologia, attualmente frequenta il Dottorato in Biologia ambientale ed evoluzionistica della Sapienza. Oltre alle attività di ricerca, si dedica al giornalismo ambientale e alla divulgazione scientifica.

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