sabato 19 Aprile 2025

Fatture false, appalti, sabotaggi immaginari: tutti gli scandali di Cortina 2026

L’organizzazione delle Olimpiadi di Milano‑Cortina 2026, promessa come «green» e «a costo zero», è ormai un coacervo di scandali e mala gestione. A Milano i magistrati hanno chiesto di archiviare l’inchiesta sulla Fondazione organizzatrice, in cui si ipotizzano reati di corruzione e turbativa d’asta, ma hanno sollevato la questione di costituzionalità sul decreto del governo che, trasformandola in ente privato, avrebbe ostacolato intercettazioni e sequestri preventivi di un presunto profitto di reato di circa 4 milioni. A Cortina, invece, nonostante le illazioni del ministro Salvini sul presunto «sabotaggio» della pista da bob, la magistratura ha archiviato l’inchiesta, inquadrandolo come un semplice incidente. A marzo, i cittadini di San Vito di Cadore avevano vinto la causa per il loro diritto di protesta contro una variante stradale, mentre il Veneto ha approvato la cabinovia Socrepes, su cui pendono ombre di criticità geologiche. In un contesto già segnato da deficit patrimoniali accumulati dalla Fondazione (oltre 107 milioni), in un assordante silenzio mediatico la stima dei costi è lievitata di ulteriori 180‑270 milioni.

Le inchieste

Mercoledì 16 aprile, la Procura di Milano ha formalmente chiesto l’archiviazione dell’inchiesta per corruzione e turbativa d’asta a carico di sette indagati – tra cui l’ex AD Vincenzo Novari e l’ex dirigente Massimiliano Zuco – incaricati dei servizi digitali per i Giochi. Contestualmente, però, i pm hanno richiesto al gip l’invio degli atti alla Corte Costituzionale per verificare la legittimità del decreto del governo Meloni che ha qualificato la Fondazione come ente di diritto privato. Secondo quanto si è letto nelle carte dell’indagine, al fine di «favorire l’affidamento delle gare relative al cosiddetto ecosistema digitale» alla Vetrya (ora Quibyt), società di Orvieto cui sono stati assegnati i servizi digitali, Novari e Zuco avrebbero ottenuto dal rappresentante legale della società che si aggiudicò gli appalti, Luca Tomassini, «somme di denaro e altre utilità». Tali gare sarebbero state assegnate alla società con fatture emesse per i lavori «da parte di Vetrya e Quibyt», amministrate entrambe da Tomassini, e pagate «per importi complessivamente non inferiori» a quasi 1,9 milioni di euro dalla Fondazione. Se si accetta di considerare la fondazione come un ente privato, per i pm non sussistono più i margini per i reati ipotizzati. Ma i magistrati non hanno dubbi: la Fondazione ha tutti i requisiti per essere ritenuta un ente pubblico, come peraltro sostenuto anche dall’ANAC.

Negli ultimi mesi ha tenuto banco un procedimento giudiziario parallelo, da quando il 21 febbraio scorso un grosso tubo del sistema di refrigerazione è stato rinvenuto sulla strada di servizio della pista da bob. Contro la sua costruzione – in particolare per le sue pesanti ricadute a livello ambientale e paesaggistico – la cittadinanza si è mobilitata sin dal 2023. Simico (Società Infrastrutture Milano Cortina) denunciò un presunto «sabotaggio», con il ministro dei Trasporti e leader leghista Matteo Salvini che lo individuò come frutto dell’«odio» e del «livore» dei «signori del No», invocando misure urgenti. L’inchiesta della Procura di Belluno ha però stabilito che si è trattato di un evento accidentale senza intenti dolosi, chiedendo l’archiviazione del fascicolo. Nel frattempo, il Tribunale di Belluno ha respinto la richiesta avanzata dal Comune di San Vito di Cadore di 144.526,44 euro di risarcimento nei confronti di 25 cittadini, accusati di “abuso del diritto” per aver presentato numerosi ricorsi contro la variante stradale prevista per i Giochi. La giudice Chiara Sandini ha definito «inammissibile» la domanda, ricordando che l’articolo 24 della Costituzione tutela l’accesso alla giustizia e che non spetta al giudice sindacare la quantità di ricorsi presentati.

La cabinovia

A queste vicende si aggiunge quella del complicato iter del progetto per la nuova cabinovia Cortina‑Socrepes, infrastruttura chiave per collegare le piste, che nell’agosto 2024 era stato sospeso dal Comitato tecnico regionale VIA a causa del rischio geologico elevato nell’area di Mortisa. La Conferenza di Servizi del 24 marzo ha espresso parere favorevole alla realizzazione della cabinovia; tuttavia, mentre l’impianto di risalita ha ottenuto il via libera, il parcheggio e il people mover connessi restano privi di una Conferenza di Servizi. Secondo l’ingegnere e geologo Andrea Gillarduzzi – che da 26 anni lavora in Inghilterra ed è attivo nella supervisione di grandi lavori in tutto il mondo – senza un monitoraggio continuo del terreno e dell’impianto sarà impossibile aprirla al pubblico, anche solo per gli addetti ai lavori. Il professionista ha fatto pervenire un dossier ai consiglieri comunali di Cortina, alla Provincia di Belluno e al funzionario per la sicurezza dell’Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali, parlando di una sottovalutazione dei rischi legati alla costruzione della nuova cabinovia. Un gruppo di circa 40 residenti ha inoltre annunciato ricorso al TAR, minacciando sospensive che potrebbero far slittare l’avvio del cantiere.

Ritardi e sprechi

A luglio 2024 la Corte dei Conti del Veneto ha segnalato un deficit patrimoniale cumulato di 107,8 milioni di euro nei bilanci della Fondazione, «in costante peggioramento» e senza certezze sul business plan per il 2024‑2026. L’allarme riguarda non solo la Fondazione, ma anche Simico e gli enti territoriali chiamati a ripianare le perdite in assenza di un monitoraggio terzo sui tempi di realizzazione delle opere. Peraltro, a causa dell’aumento dei prezzi delle materie prime, dell’energia e dell’inflazione, i costi delle infrastrutture per Milano‑Cortina sono stati rivisti al rialzo di circa 180 milioni rispetto ai 2,5 miliardi iniziali, con alcuni report che indicano che la cifra potrebbe attestarsi tra 250 e 270 milioni di euro in più. Inoltre, lo scorso febbraio, Open Olympics 2026 – gruppo di associazioni che da mesi porta avanti una campagna di monitoraggio civico sulle Olimpiadi – ha evidenziato che, a meno di un anno dall’apertura, soltanto il 10% delle opere sarebbe stato effettivamente terminato. Nello specifico, alla data della comunicazione, il 50% i lavori non sarebbero nemmeno iniziati e per il 60% non sarebbe stata effettuata alcuna valutazione di impatto ambientale.

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Stefano Baudino

Laureato in Mass Media e Politica, autore di dieci saggi su criminalità mafiosa e terrorismo. Interviene come esperto esterno in scuole e università con un modulo didattico sulla storia di Cosa nostra. Per L’Indipendente scrive di attualità, politica e mafia.

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