- L'INDIPENDENTE - https://www.lindipendente.online -

Caserta e altri tre Comuni sono stati sciolti per mafia

Su proposta del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il Consiglio dei ministri ha sciolto il Comune di Caserta per infiltrazioni della Camorra. Il sindaco di Caserta, Carlo Marino, ha protestato contro la decisione, parlando di «un atto politico contro la città e i cittadini casertani tutti». Alla base del provvedimento ci sono le risultanze delle indagini della Procura di Santa Maria Capua Vetere, che avrebbero scoperchiato un sistema di voto di scambio e corruzione su appalti e lavori pubblici. È stato inoltre deliberato l’affidamento ad una commissione straordinaria, per la durata di diciotto mesi, della gestione dei Comuni di Aprilia, nel Lazio, nonché di Badolato e Casabona, in Calabria, anch’essi sciolti per condizionamenti della criminalità organizzata.

Come si legge nel comunicato stampa riferito al Consiglio dei Ministri n.124, l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni ha decretato [1] «lo scioglimento del Consiglio comunale di Caserta e l’affidamento della gestione del Comune, per diciotto mesi, ad una Commissione straordinaria». Durissima la reazione del sindaco Carlo Marino, il quale ha dichiarato che lo scioglimento «è un atto di natura politica nonché un atto amministrativo abnorme» e che farà immediatamente una richiesta di accesso agli atti, per poi impugnare la decisione al TAR del Lazio. «È un atto istituzionalmente non rispettoso, che avviene con una tempistica particolare, che una città capoluogo non merita», ha aggiunto Marino. In realtà, non si può parlare propriamente di un fulmine a ciel sereno per la città campana. Lo scorso agosto, infatti, era stata inviata a Caserta una commissione d’accesso al fine di verificare eventuali ingerenze della Camorra nell’amministrazione, seguita a marzo 2025 da una riunione in Prefettura in cui un comitato ha valutato la relazione prodotta dalla commissione. Gli atti sono stati indirizzati al Viminale, che ha infine optato per la scelta dello scioglimento.

Nello specifico, a innescare il lavoro della commissione d’accesso è stata un’inchiesta della Procura di Santa Maria Capua Vetere, che ha fatto emergere numerose ipotesi di corruzione, falso e voto di scambio e che ha coinvolto sullo sfondo anche figure connesse al clan camorristico Belforte. Queste ultime avrebbero sostenuto la coalizione poi risultata vincitrice. Sotto indagine sono finiti gli ex assessori di Caserta Massimiliano Marzo ed Emiliano Casale, nonché il dirigente Francesco Biondi e altri 8 personaggi, tra cui impiegati e imprenditori. L’azione della DDA ha provocato un vero e proprio terremoto politico al Comune di Caserta, tanto che il sindaco Marino, il primo agosto 2024, decise di azzerare la giunta. Sotto la lente della commissione d’accesso è finito il business dei parcheggi, che avrebbe costituito uno dei maggiori punti di contatto tra i clan e l’amministrazione- l’inchiesta della Dda di Napoli che ha portato a processo Biondi corruzione con l’aggravante mafiosa è incentrata realizzazione del parcheggio di via San Carlo -, nonché una serie di lavori di riqualificazione urbana affidati negli ultimi anni dal Comune.

Il Cdm, nella medesima seduta, ha deliberato anche lo scioglimento di altri tre comuni per infiltrazioni mafiose: Aprilia (Lazio), Badolato e Casabona (Calabria), dove negli ultimi mesi si sono succeduti arresti di amministratori locali, tra cui sindaci e dirigenti, coinvolti in presunti episodi di scambio politico-mafioso e legami con la criminalità organizzata. Ad Aprilia, lo scorso luglio è andata in scena una maxi-operazione che ha portato anche all’arresto del sindaco Lanfranco Principi, ristretto agli arresti domiciliari nel luglio 2024, accusato di scambio elettorale politico-mafioso e concorso esterno in associazione mafiosa. Anche i sindaci di Casabona e Badolato, Francesco Seminario e Nicola Parretta, sono stati arrestati tra la fine del 2024 e l’inizio del 2025 con le accuse di scambio politico-mafioso.

Continua dunque a crescere il numero dei Comuni sciolti per mafia in Italia. Solo il 27 marzo scorso, il Consiglio dei Ministri aveva deliberato lo scioglimento [2] dei consigli comunali di Tremestieri Etneo (Catania), San Luca (Reggio Calabria) e Poggiomarino (Napoli), «in considerazione degli accertati condizionamenti da parte della criminalità organizzata». Pochi giorni prima era arrivata la condanna dell’ex sindaco di Tremestieri Etneo Santi Rando a otto anni per voto di scambio politico-mafioso nelle amministrative 2015. San Luca, già sciolto per mafia altre due volte in 25 anni, aveva visto l’assenza di candidati alle elezioni comunali di giugno 2023. A Poggiomarino, lo scorso ottobre era stato arrestato, tra gli altri, l’allora sindaco Maurizio Falanga, che avrebbe preso parte a un patto politico-mafioso. A prescindere dalle possibili conseguenze penali di queste vicende, è certo che la criminalità organizzata, anche in epoca di riciclaggio e cyber-crime, ha ancora bisogno di esercitare il controllo del territorio trovando solidi ponti con le amministrazioni comunali.

Avatar photo

Stefano Baudino

Laureato in Mass Media e Politica, autore di dieci saggi su criminalità mafiosa e terrorismo. Interviene come esperto esterno in scuole e università con un modulo didattico sulla storia di Cosa nostra. Per L’Indipendente scrive di attualità, politica e mafia.