Mentre si celebrano in contemporanea la Pasqua ortodossa e quella cristiana occidentale, è ufficialmente in corso la tregua chiesta ieri dal presidente russo Putin e accettata dal suo omologo ucraino Zelensky. Il cessate il fuoco, annunciato dal capo del Cremlino alle 18 di ieri (le 17 in Italia), durerà fino alla mezzanotte tra domenica 20 e lunedì 21 aprile in Russia (le 23 italiane). Un’apparente svolta umanitaria che arriva, di fatto, dopo tre anni di guerra ininterrotta. La tregua starebbe però già scricchiolando a causa di accuse incrociate su presunte violazioni: Kiev sostiene che le forze russe, dopo l’annuncio di Putin, abbiano attaccato il suo territorio con bombardamenti aerei e droni, mentre Mosca imputa all’esercito ucraino di avere colpito le città di Donetsk e Gorlovka.
L’annuncio [1] di Putin, trasmesso dalle telecamere ufficiali del Cremlino insieme al capo di Stato maggiore Valery Gerasimov, è stato motivato da «considerazioni umanitarie», ma subito temperato dall’ordine di restare in «allerta»: le truppe russe devono essere pronte a «respingerne eventuali violazioni e provocazioni», ha detto il presidente, accusando Kiev di aver già violato la moratoria sugli attacchi alle infrastrutture energetiche oltre cento volte. Zelensky, da parte sua, ha respinto con decisione l’idea che la tregua in atto possa bastare, chiedendo un cessate il fuoco più duraturo: «La Russia deve rispettare pienamente le condizioni del silenzio. Resta valida la nostra proposta di estendere la tregua per 30 giorni a partire dalla mezzanotte di domani; agiremo in base alla situazione reale», ha detto il presidente ucraino. Dal canto suo, Putin ha invece invitato Stati Uniti, Cina, membri dei Brics e altri Paesi a riconoscere la bontà della sua proposta, lanciando la consueta frecciata a Kiev: il rispetto del cessate il fuoco sarà la prova della sua volontà di negoziare seriamente.
Ciononostante, la tregua rischia di rimanere solo sulla carta. In un post sul social X, Zelensky ha ricostruito [2] le presunte violazioni registrate tra le 18 del 19 e la mezzanotte del 20 aprile: 387 bombardamenti, 19 azioni di assalto e l’impiego di droni in 290 occasioni da parte dei russi. Il capo delle forze armate ucraine Oleksandr Syrsky ha inoltre segnalato scontri a Starobilsk (Lugansk), tre a Pokrovsky e Novopavlivsky (Donetsk) e uno in direzione Zaporizhzhia. Anche Mosca, però, denuncia [3] violazioni: secondo le autorità locali citate dalla Tass, nelle scorse ore le forze armate ucraine avrebbero colpito la città di Donetsk. Contestualmente, secondo quanto riportato dall’amministrazione della Repubblica Popolare di Donetsk (Dnr), anche la città di Gorlovka sarebbe stata bersaglio di un attacco, con quattro proiettili di artiglieria lanciati dai soldati ucraini contro il centro abitato. Il conflitto, insomma, sembra tutt’altro che spento, e i territori contesti restano un tormentato terreno di scontro diplomatico e militare.