Nel contesto del piano di riarmo intrapreso dalla Commissione europea, giustificato con la necessità di difendere il Continente europeo dalla percepita minaccia russa e volto a compensare la perdita dell’ombrello statunitense in materia di sicurezza, i vertici di Bruxelles hanno proposto ieri di modificare il bilancio comunitario per sostenere l’aumento delle spese nel settore bellico. Nello specifico, è stato proposto un nuovo regolamento relativo al bilancio dell’UE, teso a stimolare e semplificare gli investimenti nell’ambito della difesa, con l’obiettivo di rafforzare la preparazione militare per il 2030 e attuare il piano ReArm Europe. “Le modifiche proposte miglioreranno la capacità dell’UE e degli Stati membri di sviluppare, ampliare e innovare le principali capacità di difesa, semplificando nel contempo l’accesso ai fondi dell’UE per i progetti nel settore della difesa”, si legge sul sito della Commissione. L’insieme delle modifiche proposte sono pensate per completare il pacchetto omnibus di semplificazione della difesa, che la Commissione presenterà nel giugno 2025 e “Semplificherà ulteriormente i regolamenti e i processi dell’UE per consentire investimenti e cooperazione più rapidi ed efficienti nel settore della difesa in tutti gli Stati membri”.
Il nuovo regolamento introdurrebbe un’ulteriore flessibilità nell’utilizzo dei finanziamenti dell’UE: in particolare, la cosiddetta “clausola di sbarco” consentirebbe agli Stati membri, su base volontaria, di trasferire le risorse loro assegnate nell’ambito dei fondi della politica di coesione al Fondo europeo per la Difesa (FED) e alla legge a sostegno della produzione di munizioni (programma ASAP). Quest’ultimo si propone di incrementare la capacità di produzione di munizioni in tutta Europa e, con ciò, aiutare gli Stati membri a rifornire le proprie scorte e a fornire munizioni all’Ucraina. L’ASAP è stato prorogato fino al 31 dicembre 2026. Le modifiche proposte dovrebbero anche ampliare alcuni programmi, tra cui quello relativo alla Piattaforma per le tecnologie strategiche per l’Europa (STEP) e il Programma Europa digitale (DEP). Relativamente al primo, le modifiche serviranno a includere nel programma le tecnologie e i prodotti per la difesa, in particolare quelli identificati come capacità prioritarie nel recente Libro bianco sulla preparazione 2030 in materia di difesa europea. STEP garantirebbe così lo sviluppo di tecnologie all’avanguardia essenziali per la preparazione dell’UE in materia di difesa. Il programma Europa digitale, invece, sarà ampliato per includere le applicazioni a duplice uso, civile e militare, garantendo lo sviluppo e la gestione delle Giga fabbriche di IA. Come si legge nel comunicato stampa della Commissione, “queste fabbriche sono vitali per aumentare la produzione di tecnologie avanzate con capacità a duplice uso che sono rilevanti sia per il settore civile che per quello della difesa”.
Infine, è previsto che il sostegno alla mobilità militare e alle infrastrutture digitali a duplice uso sarà rafforzato mediante modifiche al meccanismo per collegare l’Europa (MCE). Secondo la Commissione, ciò “creerà condizioni più favorevoli affinché gli Stati membri trasferiscano i fondi di coesione all’MCE per progetti di infrastrutture di trasporto a duplice uso. In secondo luogo, amplierà il programma digitale dell’MCE per sostenere le capacità digitali a duplice uso, come il cloud, l’intelligenza artificiale e i sistemi 5G, tra gli altri”.
Ad annunciare battaglia contro la proposta per modificare il bilancio comunitario a favore di investimenti militari è stato il deputato europeo dei Cinque Stelle Danilo Della Valle, secondo il quale «la Commissione europea tira dritto nella sua testarda e ostinata escalation militare e approva un nuovo regolamento per facilitare gli investimenti nella difesa, uno stratagemma per scippare fondi europei ai territori più poveri e dirottarli verso l’industria delle armi». La modifica al bilancio UE per incentivare le spese nella difesa è l’ultimo atto di una politica sempre più ostile nei confronti della Russia e sempre più convinta della necessità di un riarmo dei Paesi dell’Ue, soprattutto da quando il presidente statunitense Donald Trump spinge per un aumento delle spese militari dei membri della NATO. Il tutto a scapito di altre voci della spesa pubblica e della ricerca di soluzioni diplomatiche nell’ambito del conflitto russo-ucraino.