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I portuali marocchini boicottano l’invio di armi a Israele in solidarietà con la Palestina

In un atto di solidarietà con il popolo palestinese, i portuali marocchini hanno rifiutato [1] di operare su una nave della ditta di trasporto danese Maersk sospettata di trasportare componenti destinati agli aerei da guerra F-35. Quando la nave è arrivata al porto di Tangeri Med, i lavoratori si sono rifiutati di avviare le gru e di fornire i servizi portuali essenziali alla nave Nexoe Maersk. La protesta è arrivata dopo giorni di analoghe manifestazioni che hanno coinvolto cittadini e portuali di diverse città marocchine. Il boicottaggio è stato promosso da tre sindacati dei lavoratori portuali marocchini per protestare contro la normalizzazione dei rapporti tra il governo del Paese e Israele.

Il boicottaggio della nave Maersk nel porto di Tangeri Med è avvenuto domenica 20 aprile. Secondo un’inchiesta [2] di Declassified UK e The Ditch, che hanno visionato documenti in esclusiva, la nave trasporterebbe «silenziosamente» componenti di F-35 verso Israele. I dati indicherebbero che le merci proverrebbero dallo stabilimento 4 dell’aeronautica militare statunitense di Fort Worth e sarebbero state caricate a Houston a bordo di due navi portacontainer Maersk, Nexoe Maersk e Maersk Detroit. I documenti indicherebbero l’arrivo del carico in due distinte date: una passata, il 5 aprile, e una sempre più vicina, il 1° maggio. Le navi dovrebbero portare i materiali ad Haifa, da dove verrebbero poi trasportati da un’altra società verso la base aerea di Nevatim, nel deserto del Negev, sede della flotta di F-35 dell’aviazione israeliana.

La nave Nexoe Maersk è in viaggio da settimane, e ha incontrato proteste durante l’attracco nei porti lungo la costa atlantica americana e nel Mediterraneo sotto la giurisdizione marocchina. A lanciare la mobilitazione in Marocco sono stati tre sindacati portuali del Paese, tra cui l’Unione dei Portuali marocchini, che in una dichiarazione condivisa da The New Arab [3] ha denunciato senza mezzi termini che «chiunque faciliti il ​​passaggio di questa nave è, senza dubbio, un complice diretto della guerra genocida contro il popolo palestinese», chiedendo alle autorità bloccarne l’arrivo. I cittadini e i lavoratori marocchini si sono così sollevati a Rabat, Tangeri e Casablanca, e il 18 aprile, in occasione dell’arrivo di Nexoe Maersk nel porto di quest’ultima città, hanno provato a fermarne l’attracco. La protesta si è tenuta per le strade di Casablanca e la polizia ha chiuso l’accesso al porto, scontrandosi con i manifestanti. All’arrivo della nave a Tangeri Med, il porto è stato raggiunto da oltre 1.500 persone e la nave è stata respinta da 18 dei 20 addetti al controllo remoto delle gru. Al cambio di turno, altri 27 dei 30 addetti previsti si sono aggiunti alla protesta, bloccando i lavori sull’imbarcazione.

Le proteste contro la nave di Maersk fanno parte della campagna “Mask off Maersk” e del più ampio movimento di boicottaggio contro l’invio di armamenti – tra cui proprio componenti di F-35 – a Israele. Diversi rapporti provano infatti come le forze armate israeliane abbiano usato gli F-35 per attaccare Gaza. Tra gli episodi più noti c’è quello del luglio 2024, quando un F-35 è stato utilizzato per bombardare la “zona sicura” di Al-Mawasi, a Khan Younis, uccidendo 90 palestinesi. Per tale motivo, Oltre 230 organizzazioni, tra cui Amnesty International, hanno chiesto con una lettera congiunta [4] ai governi coinvolti nel programma Joint Strike Fighter di interrompere immediatamente il trasferimento di armi a Israele, inclusi proprio i caccia F-35. Il programma Joint Strike Fighter è sottoscritto solo da Stati firmatari del Trattato sul commercio di armi (ATT [5]), che prevede l’interruzione del commercio diretto e indiretto di attrezzature e tecnologie militari, comprese parti e componenti, «qualora vi sia il rischio concreto che tali attrezzature e tecnologie possano essere utilizzate per commettere o facilitare una grave violazione del diritto umanitario internazionale o del diritto internazionale dei diritti umani».

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Dario Lucisano

Laureato con lode in Scienze Filosofiche presso l’Università di Milano, collabora come redattore per L’Indipendente dal 2024.