Il presidente del governo spagnolo Pedro Sanchez ha annullato un contratto di forniture militari con un’azienda israeliana firmato dal ministero dell’Interno, in contraddizione con la linea politica tenuta dal governo di Madrid, molto critica sulla campagna militare israeliana a Gaza. La questione, insieme alla recente polemica sull’aumento delle spese militari, ha suscitato aspre tensioni all’interno della maggioranza e ha richiesto l’intervento diretto del presidente dell’esecutivo per risolvere la crisi e rescindere unilateralmente il contratto. Nello specifico, il ministero dell’Interno aveva formalizzato un contratto da 6,6 milioni di euro per acquistare 15,3 milioni di proiettili per la Guardia Civil spagnola da Imi Systems, azienda israeliana attiva nella produzione di armamenti. Il contratto, firmato in un periodo di festività, è stato definito dalla coalizione di sinistra Sumar – parte del governo Sanchez – come una manovra «unilaterale» del Partito socialista operaio spagnolo (Psoe). La rescissione del contratto, concordata dalla Presidenza, sotto la guida di Félix Bolaños, è stata particolarmente significativa se si considera che l’accordo era già stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dello Stato giovedì 24 aprile.
L’intervento di Sanchez è stato necessario non solo per stemperare le crescenti tensioni politiche e le pressioni mediatiche, ma anche per salvaguardare la coerenza dell’azione di governo, uno dei pochi in Europa a riconoscere lo Stato di Palestina e ad aver condannato con fermezza le azioni del governo israeliano a Gaza. Proprio per questo il Paese iberico, fin dal 7 ottobre 2023, ha sospeso l’acquisto e la vendita di armi alle aziende israeliane, una politica che ha dichiarato di voler mantenere in futuro. Yolanda Díaz, ministra del Lavoro e capo di Sumar, nonché seconda vicepresidente, ha descritto l’accordo come «una flagrante violazione» del diritto e del commercio internazionale, soprattutto nel contesto di quello che ha definito «un vero e proprio genocidio a Gaza». La stessa aveva anche negato che fosse in corso una crisi di governo, dichiarando che erano «concentrati sull’annullamento di un contratto che non sarebbe mai dovuto esistere». Particolarmente dura la reazione del coordinatore federale di Sinistra Unita (uno dei principali partiti aderenti a Sumar), Antonio Maíllo, il quale ha denunciato l’operazione come «un atto di irresponsabilità politica» e ha accusato il Psoe di agire in modo unilaterale chiedendo perfino le dimissioni del ministro dell’Interno Fernando Grande-Marlaska se non fosse stata trovata una soluzione. Da parte sua, il Partito Popolare, che guida l’opposizione parlamentare, ha dichiarato oggi che denuncerà la decisione del governo di rescindere il contratto alla Corte dei conti.
Sul piano giuridico legale, fonti governative hanno riferito al quotidiano “El Pais” che l’Avvocatura dello Stato, insieme ai ministeri competenti, starebbe analizzando le possibili contromosse legali da parte di Imi Systems, che potrebbe richiedere un risarcimento pari all’importo totale del contratto, a causa dell’avanzata fase della procedura dello stesso. Sul piano politico internazionale, invece, la Spagna è uno dei pochi Paesi che sta mantenendo un’indipendenza riguardo alla crisi israelo-palestinese e all’aumento delle spese militari richieste dalla NATO. Tuttavia, proprio l’attuale vicenda di rescissione di un contratto con un’azienda israeliana e la polemica sull’aumento delle spese per la difesa stanno mettendo alla prova l’unità del governo Sanchez, evidenziandone le fragilità interne. Proprio questa settimana, il capo del governo spagnolo ha fatto marcia indietro sul proposito di raggiungere il target NATO di destinare il 2% del PIL alle spese militari entro il 2029, anticipandolo, invece, all’anno in corso. Cosa che ha indotto i partiti che compongono il Sumar a convocare una riunione di emergenza per analizzare la situazione. Allo stesso tempo però l’esecutivo spagnolo ha mostrato anche la capacità di risolvere le fratture interne evitando crisi politiche più gravi: dopo la rescissione del contratto con Imi Systems, infatti, fonti governative hanno escluso una rottura con Sumar e hanno fatto appello al «rispetto reciproco» all’interno del governo, riconoscendo la necessità di «comprendere le diverse sensibilità». Il Palazzo della Moncloa ha sottolineato che sia il Psoe che il Sumar sono “fermamente impegnati nella causa palestinese e nella pace in Medio Oriente”.