Scoppia il caso politico. Francesco De Lorenzo, 87 anni, ex ministro della Salute travolto da uno dei filoni dello scandalo Tangentopoli negli anni ’90, tornerà a percepire il vitalizio parlamentare che nel 2015 gli era stato revocato. L’ufficio di Presidenza della Camera, guidato da Lorenzo Fontana, ha votato all’unanimità per il ripristino dell’assegno. De Lorenzo, che in passato si è definito un «prigioniero politico», rivendica in un’intervista a Il Foglio: «Non l’ho chiesto io, il vitalizio. Ma era un diritto, e i diritti si difendono».
Tra i voti favorevoli, anche quello del Movimento 5 Stelle, che in passato si era sempre schierato contro il ritorno dei vitalizi. Oggi la questione morale, però, non sembra essere più la priorità. La decisione non è stata gradita dal leader dei Cinquestelle, Giuseppe Conte, che, stando a quanto filtra, non ne sapeva nulla e che, dopo averla appresa dai quotidiani, avrebbe strigliato i suoi a cose fatte. Sebbene a livello tecnico ci fosse poco da fare, il voto dei grillini brucia e rappresenta l’ennesimo smacco, perché il Movimento avrebbe comunque potuto limitarsi all’astensione. Gli esponenti pentastellati hanno poi ammesso «l’errore politico» e hanno ribadito che «ci batteremo per una modifica».
Quello di De Lorenzo fu uno dei casi più celebri all’epoca di Tangentopoli, tanto che l’allora ministro fu ribattezzato “Sua Sanità”. Le indagini rivelarono un sistema diffuso di tangenti e corruzione che travolse anche Farmindustria, l’associazione delle imprese farmaceutiche italiane.
Condannato in via definitiva a cinque anni, per associazione a delinquere finalizzata al finanziamento illecito ai partiti e corruzione, la parabola dell’ex ministro inizia con l’arresto nel 1994, con l’accusa di aver ricevuto tangenti da aziende farmaceutiche in cambio di favori, come l’inclusione di specifici farmaci nel prontuario terapeutico nazionale e l’aumento dei prezzi dei medicinali rimborsati dal Servizio Sanitario Nazionale.
L’immagine più plastica dello scandalo fu l’arresto di Duilio Poggiolini, responsabile del settore farmaceutico del ministero, che viene fermato a Losanna, in Svizzera, con accuse simili. Durante le perquisizioni nelle sue proprietà, le autorità scoprono un vero e proprio tesoro: lingotti d’oro, gioielli, opere d’arte, monete antiche e moderne (fra cui rubli d’oro dello zar Nicola II e krugerrand sudafricani) e una somma ingente di denaro contante. Sono necessarie dodici ore per catalogare i beni preziosi nascosti negli armadi e persino occultati in divani, materassi e pouf, accumulati grazie alle tangenti ricevute dalle aziende farmaceutiche. Vengono inoltre sequestrati oltre 15 miliardi di lire su un conto svizzero intestato alla moglie Pierr Di Maria.
Le indagini rivelano un intreccio di tangenti e favoritismi che vede coinvolti politici, dirigenti e aziende farmaceutiche che versavano mazzette per far includere i loro prodotti nel prontuario terapeutico nazionale, garantendosi enormi profitti a spese dello Stato e dei cittadini.
Lo scandalo investe l’intero gotha dell’industria farmaceutica, rivelando una rete di favoritismi e manipolazione delle politiche sanitarie. Tra gli arrestati ci sono nomi importanti del settore farmaceutico: quello più rilevante è Ambrogio Secondi, presidente di Farmindustria e della Smith Kline, azienda che nel 2000 si fonde con Glaxo per diventare la GlaxoSmithKline, una delle più grandi multinazionali farmaceutiche mondiali, che ha pagato una tangente di 600 milioni di lire a De Lorenzo e a Poggiolini per far diventare obbligatorio, con la legge 165 del 1991, il vaccino contro l’epatite B (già in uso dal 1981 in forma volontaria).
Dopo un periodo di detenzione a Poggioreale, De Lorenzo ha seguito un lungo percorso di reinserimento, tra impegno nel sociale e nella ricerca oncologica, infine, una battaglia personale contro il cancro. La richiesta di riabilitazione risale al 18 luglio 2024, dopo che il Tribunale di Sorveglianza di Roma aveva accolto la richiesta. L’ex ministro aveva spiegato di aver risarcito integralmente le associazioni private e il Ministero e di non poter restituire altre somme.
Alla fine, la Cassazione gli ha dato ragione, e ora anche la Camera ne prende atto: una decisione che ha provocato parecchio subbuglio, tra la destra che plaude e parla di “gogna mediatica” e di “gogna anticasta” e ritrae De Lorenzo come «il più grande perseguitato di Tangentopoli, secondo solo a Bettino Craxi» (citofonare a Filippo Facci su Il Giornale) e chi non può che rimarcare che la decisione mina la coerenza di chi, come il M5S ha fatto del giustizialismo – a corrente alternata – il suo cavallo di battaglia.
E, così, il vitalizio ritorna. E con esso, torna anche il messaggio: in Italia, puoi corrompere, puoi finire in galera, puoi accumulare lingotti nel divano, ma se sai aspettare abbastanza, c’è sempre una poltrona – o un assegno – che ti aspetta. Basta avere pazienza. L’importante è non sfidare apertamente quel Sistema che, con la sua commistione tra lobby del farmaco e politica, fatta di porte girevoli e favori sotterranei, sa essere generosa e magnanima con chi lo serve.
Mamma mia che (ennesima) delusione…
Che schifo!