Ai margini del funerale di Papa Francesco, ieri, il presidente americano Trump e quello ucraino Zelensky hanno avuto un breve colloquio all’interno della basilica di San Pietro. Si tratta del primo incontro di persona dopo quello avvenuto a Washington lo scorso febbraio, nel corso del quale Trump e il suo vice, JD Vance, avevano umiliato il presidente ucraino in diretta mondiale. Ieri, i toni sono sembrati molto diversi. Il dialogo, durato 15 minuti appena, aveva, almeno all’apparenza, le sembianze di uno scambio non programmato. Zelensky ha parlato di un incontro «produttivo», mentre Trump ha postato sul proprio social Truth l’immagine del loro dialogo, senza commento. Poco prima di pubblicarla, Trump aveva scritto che «non c’era motivo per Putin di sparare missili su aree civili, città e paesi, negli ultimi giorni» e che probabilmente «non vuole fermare la guerra». Sebbene il pacifico scambio tra i due potrebbe essere un buon segnale di apertura verso nuovi dialoghi di pace, i dettagli del dialogo non sono stati ufficialmente resi pubblici, nè vi erano vice o altre personalità politiche ad assistervi. Dopo la fine dei funerali avrebbe dovuto svolgersi un secondo incontro, ma il presidente statunitense ha preferito rientrare a casa.
Secondo Zelensky, la portata dell’incontro è «storica». «Speriamo in risultati concreti su tutto ciò che abbiamo trattato. Proteggere la vita del nostro popolo. Un cessate il fuoco completo e incondizionato. Una pace affidabile e duratura che impedisca lo scoppio di un’altra guerra. Un incontro molto simbolico che ha il potenziale per diventare storico, se raggiungeremo risultati congiunti», ringraziando infine il presidente USA. Dal canto suo, Trump non ha utilizzato quei soliti toni minacciosi che è ormai abituato a usare con Zelensky: l’ultima volta risale a pochi giorni fa, quando Zelensky aveva dichiarato che l’ipotesi di cedere la Crimea alla Russia non era considerabile. Subito dopo le affermazioni di Zelenksy, era saltato (ufficialmente per non meglio precisate questioni logistiche) il summit internazionale per la pace in Ucraina che avrebbe dovuto svolgersi a Londra. In quell’occasione, Trump aveva definito le posizioni di Zelensky «molto dannose per i negoziati di pace con la Russia».
Subito dopo il post di Trump, pubblicato ieri su Truth, il senatore repubblicano Lindsay Graham ha fatto sapere di avere pronta «una proposta di legge bipartisan con quasi 60 firmatari che imporrebbe tariffe secondarie su qualsiasi Paese che acquisti petrolio, gas, uranio o altri prodotti russi. Il Senato è pronto a muoversi in questa direzione e lo farà a larga maggioranza se la Russia non abbraccerà una pace onorevole, giusta e duratura». Eppure, nelle stesse ore, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa russa TASS, Putin avrebbe incontrato l’inviato speciale statunitense Witkoff, confermando più volte di essere pronto a intavolare dei discorsi di pace con l’Ucraina «senza alcuna precondizione».
Con gli occhi del mondo puntati su uno degli eventi più importanti, ovvero i funerali di Papa Francesco, è difficile stabilire cosa sia stato effettivamente improvvisato e cosa non sia frutto di strategie politiche studiate nel dettaglio. Non è d’altronde la prima volta che il presidente Trump mostra di avere, in questa come altre questioni internazionali e interne, un atteggiamento altalenante: nelle parole del presidente USA, Zelensky è passato più volte dall’essere un solido alleato, a un «comico mediocre e dittatore non eletto» da umiliare in mondovisione, per poi tornare a essere un partner da difendere strenuamente. Si vedrà nelle prossime settimane se questo incontro ha una valenza che va oltre quella puramente simbolica di una foto d’effetto.