domenica 27 Aprile 2025

Gli USA mediano tra Repubblica Democratica del Congo e Ruanda e mettono le mani sulle risorse

La Repubblica Democratica del Congo e il Ruanda hanno firmato un accordo preliminare per giungere a una pace. Il documento è stato siglato a Washington in presenza del Segretario di Stato USA Marco Rubio e arriva qualche giorno dopo la firma di una tregua tra il movimento ribelle dell’M23 e la RDC, in Qatar. L’accordo tra la RDC e il Ruanda impegna i Paesi a rispettare la reciproca sovranità e i confini internazionalmente stabiliti, a risolvere le controversie con la diplomazia, a rilanciare la cooperazione bilaterale e a valutare l’istituzione di un meccanismo congiunto di sicurezza. Con la firma dell’accordo, inoltre, RDC e Ruanda stabiliscono il 2 maggio come data limite per la presentazione di un accordo di pace definitivo e di risolvere eventuali controversie con la mediazione degli stessi USA. L’iniziativa pacificatrice di Washington, come era nell’aria, sembra tutto tranne che disinteressata: il tanto ricercato accordo prevede infatti che i Paesi collaborino sul fronte energetico, infrastrutturale e — soprattutto — minerario, «in collaborazione con il governo degli Stati Uniti e gli investitori statunitensi».

L’accordo preliminare tra la RDC e il Ruanda è stato firmato venerdì 25 aprile. Esso si divide in sei punti e apre la strada alla stesura di un accordo di pace da sottoporre alla reciproca revisione entro il 2 maggio. L’accordo prevede: il riconoscimento reciproco della sovranità, dell’integrità territoriale e dei confini stabiliti dei Paesi; la facilitazione del ritorno «sicuro e volontario» degli sfollati nelle proprie case; la promozione e il sostegno alla missione internazionale MONUSCO delle Nazioni Unite; una collaborazione sul fronte della sicurezza, limitando «la proliferazione di gruppi armati non statali all’interno e attraverso i reciproci confini», astenendosi «dal fornire supporto militare statale a gruppi armati non statali» e, nel caso fosse necessario, istituendo un meccanismo di sicurezza congiunto. Riguardo a quest’ultimo punto, va notato che l’accordo non cita in maniera esplicita l’M23. L’accordo prevede infine il rilancio dei rapporti commerciali ed economici tra i Paesi, favorendo lo sviluppo di un «quadro di integrazione economica».

«Questo quadro», si legge nell’accordo, «sarà accompagnato dall’avvio o dall’espansione di investimenti significativi, inclusi quelli agevolati dal governo statunitense e dal settore privato statunitense, volti a trasformare l’economia regionale a vantaggio di tutti i Paesi partecipanti». I due Paesi si impegnano poi «a esplorare opzioni per collegare questo quadro ad altre iniziative di sviluppo economico internazionali o regionali, anche nell’ambito di progetti infrastrutturali», da portare avanti attraverso «partnership e opportunità di investimento reciprocamente vantaggiose». RDC e Ruanda, infine, «si impegnano ad avviare e/o ampliare la cooperazione su priorità condivise quali lo sviluppo idroelettrico, la gestione dei parchi nazionali, la riduzione del rischio nelle catene di approvvigionamento minerario» e, soprattutto, il collegamento delle catene minerarie end-to-end (dalla miniera al metallo lavorato) tra «entrambi i Paesi, in collaborazione con il governo degli Stati Uniti e gli investitori statunitensi». I Paesi, insomma, si impegnano a collaborare tra di loro, con gli USA e con gli investitori privati statunitensi in settori strategici chiave quali quello energetico, quello infrastrutturale e quello minerario.

L’annuncio dell’accordo preliminare tra RDC e Ruanda arriva due giorni dopo l’analoga tregua siglata tra Kinshasa e rappresentanti dell’M23, che la RDC sostiene essere sostenuto dal Ruanda. Questa è stata raggiunta di comune accordo con la mediazione del Qatar e, per quanto sia vaga nei termini e non sembri stabilire un cessate il fuoco permanente, impegna le parti a una «immediata cessazione delle ostilità» da portare avanti fino a che proseguono i colloqui per una «pace duratura». L’accordo tra RDC e M23 è giunto in seguito a una rapida avanzata del movimento ribelle, che nell’arco di qualche mese ha conquistato le principali città dell’area orientale del Congo. Dopo avere preso la capitale della provincia del Nord Kivu, Goma, l’M23 è arrivato fino a Bukavu, assicurandosi il controllo delle maggiori città orientali del Paese. Dopo un momento di stallo in cui sembrava avvicinarsi un accordo per una tregua, l’avanzata dei ribelli è continuata, giungendo fino a Walikale, da cui si sono ritirati dopo qualche giorno proprio per facilitare il raggiungimento di una pace temporanea. Al momento non risulta chiaro dove la tregua siglata in Qatar potrebbe portare, né se e quando si potrebbe svolgere un altro round di colloqui. Quello che sembra evidente è che, per via della sua ampia disponibilità di risorse, la regione fa gola a molti e che il ruolo di mediatore tra le parti apre alla possibilità di mettervici le mani. Gli ultimi accordi siglati dalla RDC erano infatti stati in un certo senso anticipati dagli ultimi incontri tenutisi a marzo, che prefiguravano l’ipotesi di mettere le risorse minerarie sul piatto per ottenere il sostegno di Washington.

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Dario Lucisano

Laureato con lode in Scienze Filosofiche presso l’Università di Milano, collabora come redattore per L’Indipendente dal 2024.

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