mercoledì 18 Dicembre 2024

Oltre mille organizzazioni si uniscono al Sudafrica nel processo per genocidio contro Israele

Sono oltre un migliaio le organizzazioni che in tutto il mondo hanno espresso la propria solidarietà al Sudafrica nella causa intentata di fronte alla Corte di giustizia internazionale dell’Aja, nella quale Israele viene accusato di genocidio nei confronti della popolazione palestinese. Queste si aggiungono agli Stati che già formalmente supportano la causa, tra cui figurano 57 Paesi dell’Organizzazione di Cooperazione Islamica, ma anche Turchia, Bolivia, Pakistan e molti altri. Tra i Paesi Membri dell’Ue vi sono posizioni assai diverse: mentre a guidare convintamente la coalizione pro-Israele è la Germania, Spagna e Belgio stanno intraprendendo un’azione diplomatica di segno opposto, senza però appoggiare ufficialmente il Sudafrica. Le organizzazioni che hanno esplicitamente sostenuto l’accusa di genocidio hanno anche lanciato un appello congiunto ai Paesi affinché vi aderiscano. In Italia, ad aderire sono Medicina democratica, l’Associazione di amicizia Italia-Cuba e la sezione nazionale della Women’s International League for Peace and Freedom.

L’appello lanciato dalle organizzazioni ai Paesi che non appoggiano l’istanza del Sudafrica si pone l’obiettivo di “dare forza alla denuncia formulata con forza e con buone argomentazioni” da Pretoria, in modo tale da “assicurare che ogni azione di genocidio venga fermata e i responsabili possano essere assicurati alla giustizia”. Oltre a quella delle tre sigle italiane, il testo vede la firma di associazioni statunitensi, britanniche, spagnole, belghe, francesi e tedesche. Nel frattempo, in vari Paesi, alcune forze politiche stanno cominciando ad alzare la voce, premendo sui propri governi per il supporto all’azione intentata dal sudafrica contro Tel Aviv. In Spagna, per esempio, la leader di Podemos, Ione Belarra, ha invitato il presidente Pedro Sanchez a supportare il «coraggio» del Sudafrica nella causa alla Corte di giustizia europea, invitando l’esecutivo ad aprire al dibattito parlamentare sul tema. A muoversi sono anche i Verdi del Belgio, che fanno parte di un governo a trazione liberale, che tramite la loro rappresentante Petra de Sutter – che è anche vicepremier – vogliono veicolare l’azione governativa verso l’appoggio a Pretoria. Ad ogni modo, che la politica europea sia fortemente spaccata sul conflitto Israele-Palestina l’aveva palpabilmente testimoniato la divisione degli Stati membri sulla risoluzione dell’ONU che chiedeva un “cessate il fuoco” immediato a Gaza: se la maggior parte dei Paesi ha votato a favore, si sono invece opposte Austria e Repubblica Ceca, mentre la linea dell’astensione è stata scelta da Italia, Germania, Ungheria, Bulgaria, Romania, Lituania, Paesi Bassi e Slovacchia.

Riferendosi a un “continuum” di atti illegali perpetrati da Tel Aviv nei confronti del popolo palestinese, nella cornice dell’udienza alla Corte internazionale di giustizia in cui lo Stato ebraico è accusato di genocidio ai sensi della Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio delle Nazioni Unite, i rappresentanti di Pretoria hanno portato davanti alla Corte internazionale di giustizia una lunga serie di elementi che proverebbero la violazione della convenzione da parte di Israele: dalle uccisioni di massa alla riduzione alla fame e alla sete della popolazione; dai bombardamenti sulle vie “di fuga” alla distruzione totale delle abitazioni di mezzo milione di palestinesi; dall’ordine di evacuazione entro 24 ore di un milione di persone dello scorso 13 ottobre al divieto di ingresso di una serie di aiuti umanitari.

[di Stefano Baudino]

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