Su scala globale, i ricchi diventano sempre più ricchi, mentre i poveri continuano irrimediabilmente a soccombere. E la forbice del divario, con il passare del tempo, non fa che allargarsi in maniera inquietante. È questo il dato più significativo che emerge dal nuovo rapporto “Disuguaglianza: il potere al servizio di pochi”, pubblicato da Oxfam in occasione del meeting annuale del World Economic Forum, che si sta svolgendo a Davos e terminerà il prossimo 19 gennaio 2024. Mentre “una manciata di super-ricchi” moltiplicano le proprie fortune “a ritmi parossistici” – denuncia Oxfam – “miliardi di persone” sono giorno per giorno “costrette a vedere crescere le proprie fragilità e a sopportare il peso di epidemie, carovita, conflitti ed eventi metereologici estremi sempre più frequenti”. Ad oggi, infatti, i miliardari globali risultano più ricchi di 3.300 miliardi di dollari rispetto al 2020 e il valore dei loro patrimoni è cresciuto tre volte più velocemente del tasso di inflazione. All’interno di questa ristretta cerchia, i 5 uomini più ricchi hanno in pochi anni più che raddoppiato le loro fortune. Al contrario, la ricchezza complessiva del 60% più povero dell’umanità non è cresciuta.
“Stiamo vivendo in quello che appare come un decennio di grandi divari: in soli tre anni abbiamo affrontato una dura pandemia e una crisi inflattiva senza precedenti negli ultimi trent’anni, il mondo è attraversato da tensioni internazionali ed è sconvolto da gravi conflitti, il clima è sempre più al collasso – scrive l’organizzazione in apertura del rapporto -. Ogni crisi ha ampliato i divari di lungo corso e rischia di acuire ulteriormente le disparità, lasciando troppe persone indietro e aumentando l’area della fragilità e vulnerabilità”. D’altra parte, dati e proiezioni parlano chiaro: mentre in tutto il mondo il costo della vita è aumentato considerevolmente, nei primi anni del nuovo decennio ben 4,8 miliardi di persone hanno tenuto a stento il passo con l’inflazione; parallelamente, la tendenza ci racconta che il numero dei milionari crescerà del 44% da qui al 2027, mentre quello delle persone con un patrimonio pari o superiore a 50 milioni di dollari aumenterà di oltre il 50%. La ricchezza appare fortemente concentrata nell’area del Nord globale – in cui, però, abita solo il 21% della popolazione –, ma dove si si trova il 69% della ricchezza netta privata ed il 74% della ricchezza miliardaria mondiale. Nonostante rappresenti meno del 6% della popolazione globale, l’Unione Europea ospita il 15% dei miliardari mondiali e il 16% della ricchezza miliardaria globale.
Nella media del biennio 2021-2022 le più grandi multinazionali del globo hanno aumentato i propri profitti dell’89% rispetto al periodo 2017-2020. Tra le 10 società più grandi al mondo – il cui valore in borsa riesce addirittura a superare il prodotto interno lordo di tutti i Paesi dell’Africa e dell’America Latina – 7 hanno un miliardario come amministratore delegato o azionista di riferimento. Se, come scrive Oxfam, l’aumento della ricchezza estrema “è stato poderoso”, la povertà globale è rimasta “inchiodata a livelli pre-pandemici”. A contribuire, in molti Paesi, sono le disastrose condizioni del mercato del lavoro. Per quasi 800 milioni di lavoratori occupati in 52 Paesi, sottolinea l’organizzazione, i salari non hanno tenuto il passo dell’aumento dei prezzi. Anzi, il monte salari ha subìto un decremento in termini reali di ben 1.500 miliardi di dollari nel biennio 2021-2022, che costituisce “una perdita equivalente a quasi uno stipendio mensile (25 giorni) per ciascun lavoratore”. Il divario è poi anche di genere: sulla base dei risultati pubblicati da Oxfam, infatti, gli uomini sono complessivamente titolari di una ricchezza che supera di 105.000 miliardi di dollari quella delle donne.
Concentrandosi sulle statistiche concernenti la situazione dell’Italia, Oxfam ha poi rilevato che, alla fine del 2022, l’1% di popolazione più abbiente, a livello patrimoniale, deteneva una ricchezza 84 volte superiore a quella del 20% più povero dello Stivale. Fortemente in crescita risulta, nel nostro Paese, il fenomeno della povertà assoluta, il cui incremento è in primis riconducibile “all’impennata dell’inflazione e ai suoi impatti più incisivi sulle famiglie che hanno minore capacità di spesa e non possono fare affidamento sui propri risparmi”. La dinamica, spiega ancora Oxfam, è destinata ad aggravarsi “in virtù del rallentamento dell’economia nazionale nel 2023, della riduzione delle misure compensative contro il caro-vita e della portata degli strumenti che hanno sostituito il reddito di cittadinanza (RDC)”. Tra i fattori che, in Italia, contribuiscono in maniera maggiore all’ampliamento delle diseguaglianze, Oxfam cita in particolare le “debolezze strutturali” del mercato del lavoro – tra cui spiccano la stagnazione salariale, la contenuta produttività del lavoro, la bassa qualità lavorativa di giovani e donne e il diffuso ricorso a forme di lavoro atipico – e l’iniquità delle politiche fiscali. Su quest’ultimo aspetto, Oxfam critica fortemente l’ultima riforma del governo Meloni, che secondo l’organizzazione, tra le altre cose, “svilisce la progressività del sistema impositivo, esaspera i trattamenti fiscali differenziati di contribuenti in condizioni economiche simili, ma che derivano reddito da fonti diverse, ed è preclusiva verso la tassazione patrimoniale”.
[di Stefano Baudino]