sabato 23 Novembre 2024

La versione di Hamas: “perché abbiamo attaccato Israele e cosa è successo realmente il 7 ottobre”

Sugli attacchi lanciati da Hamas e dalle altre sigle della resistenza palestinese lo scorso 7 ottobre sono stati versati litri di inchiostro, ma fino ad oggi l’organizzazione politico-militare che governa Gaza non aveva rilasciato commenti organici sulle motivazioni di fondo né sulle accuse rivolte da parte israeliana di aver fatto massacri di civili. Questa mattina, 22 gennaio, Hamas ha rotto il silenzio rilasciando un documento di 16 pagine, in arabo ed inglese, nel quale afferma di voler “chiarire al nostro popolo e ai popoli liberi del mondo la realtà di ciò che è accaduto il 7 ottobre, le motivazioni dietro, il suo contesto generale legato alla causa palestinese, così come una confutazione delle accuse israeliane e mettere i fatti in prospettiva”. Si tratta naturalmente di un documento di parte, ma riportarne i passi più interessanti è senza dubbio importante per capire a fondo quanto accaduto.

Il documento si compone di 16 pagine e si suddivide in 5 capitoli. “Perché l’operazione Al-Aqsa Flood?”, è il primo dei capitoli del documento. Qui si spiega che “la battaglia del popolo palestinese contro l’occupazione e il colonialismo non è iniziata il 7 ottobre, ma è iniziata 105 anni fa, inclusi 30 anni di colonialismo britannico e 75 anni di occupazione sionista”. L’organizzazione ricorda come “nel 1918, il popolo palestinese possedeva il 98,5% del territorio e rappresentava il 92% della popolazione sul territorio palestinese. Mentre gli ebrei, che furono portati in Palestina in campagne di immigrazione di massa in coordinamento tra le autorità coloniali britanniche e il movimento sionista, riuscirono a prendere il controllo di non più del 6% delle terre in Palestina”. Hamas accusa le bande sioniste di aver messo in atto azioni di espulsione forzata e azioni di genocidio nei confronti dei palestinesi, grazie alle quali, nel corso del tempo, la popolazione ebraica ha potuto ottenere sempre più terra. Queste politiche non sono terminate con l’istituzione dello Stato di Israele ma sono continuate anche dopo. “Nel corso di questi lunghi decenni, il popolo palestinese ha sofferto ogni forma di oppressione, ingiustizia, espropriazione dei suoi diritti fondamentali e politiche di apartheid”, è quanto si legge nel documento.

Hamas fa notare come tra il “gennaio 2000 e settembre 2023, l’occupazione israeliana ha ucciso 11.299 palestinesi e ne ha feriti altri 156.768, la grande maggioranza dei quali erano civili”, come anche confermato da vari rapporti di organizzazioni internazionali per i diritti umani come Amnesty International e Human Rights Watch. Vengono poi rivolte accuse agli Stati Uniti e alla loro politica di veto continuo presso le Nazioni Unite che impediscono una condanna e un’azione del Consiglio di Sicurezza contro Israele, nonostante le decine, centinaia di risoluzioni contro lo Stato sionista. Le accuse sono rivolte anche alla comunità internazionale nel suo insieme che non ha mai fatto alcunché affinché il processo di pace di Oslo avesse un reale seguito.

Hamas ha accusato Israele e la sua dirigenza di non volere uno Stato palestinese ma che, anzi, vorrebbe un grande Stato ebraico che comprenda Gaza e Cisgiordania. “Cosa ci si aspettava dal popolo palestinese?”, è la domanda che Hamas pone al mondo. Così Hamas giustifica l’operazione del 7 ottobre come “un passo necessario e una risposta normale per affrontare tutte le cospirazioni israeliane contro il popolo palestinese e la sua causa [..] un atto difensivo nel quadro della liberazione dall’occupazione israeliana, della rivendicazione dei diritti dei palestinesi e del cammino verso la liberazione e l’indipendenza, come hanno fatto tutti i popoli del mondo”.

Nel secondo capitolo, Hamas rivendica di aver ucciso soltanto soldati e persone armate e spiega che se alcuni civili – non armati – sono rimasti uccisi è perché è avvenuto “accidentalmente” nello scontro a fuoco contro i soldati. La distinzione tra civili armati e non armati è necessaria alla luce di quanto più avanti spiega Hamas circa la teoria della sicurezza israeliana di un “popolo armato” che ha trasformato l’entità israeliana in “un esercito con un paese annesso”. Hamas cita la stampa di Israele per sottolineare come molti civili israeliani siano stati uccisi in realtà dalle stesse forze di sicurezza israeliane, specie al rave party, tra la confusione e la volontà di fermare la presa in ostaggio da parte dei combattenti palestinesi. (Un fatto provato, del quale abbiamo parlato anche in un articolo su L’Indipendente, ndr.)

Nel terzo capitolo si fa notare come le continue richieste palestinesi di giustizia di fronte agli organismi internazionali abbiano trovato sempre la puntuale ostruzione dei Paesi occidentali che però al contempo “affermano di sostenere valori di giustizia”. Hamas dice che “queste potenze vogliono mantenere Israele come uno stato al di sopra della legge e garantire che sfugga alla responsabilità”.

Mentre nel quarto capitolo viene raccontata la storia di Hamas, nel quinto capitolo si spiega la necessità della resistenza e della lotta da parte palestinese perché “l’occupazione è occupazione”. Infatti, dice Hamas, l’occupazione “non importa come la si descriva o si chiami, rimane uno strumento per spezzare la volontà dei popoli e continuare a opprimerli. D’altro canto, le esperienze dei popoli/nazioni nel corso della storia su come staccarsi dall’occupazione e dal colonialismo confermano che la resistenza è l’approccio strategico e l’unico modo per liberarsi e porre fine all’occupazione”. Dunque, Hamas chiede: “Qualche nazione è stata liberata dall’occupazione senza lotta, resistenza o sacrificio?”. Per finire, Hamas chiede il supporto dei popoli del mondo alla causa palestinese e che venga immediatamente cessata ogni violenza israeliana contro il popolo palestinese, il quale deve avere il diritto di poter decidere del proprio futuro.

[di Michele Manfrin]

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5 Commenti

  1. Interessante come negli anni successivi al genocidio della popolazione Ebraica, scrivessero la preoccupante analisi sul nuovo Stato Dì Israele?
    Il 2 dicembre 1948, ventotto intellettuali ebrei, tra i quali Albert Einstein ed Hannah Arendt, inviarono una lettera alla redazione del New York Times per denunciare la deriva fascista imposta dal futuro primo ministro Menachem Begin alla natura dello Stato israeliano, fondato nel maggio dello stesso anno.

    Agli editori del New York Times

    Fra i fenomeni più preoccupanti dei nostri tempi emerge quello relativo alla fondazione, nel nuovo stato di Israele, del Partito della Libertà (Tnuat Haherut), un partito politico che nell’organizzazione, nei metodi, nella filosofia politica e nell’azione sociale appare strettamente affine ai partiti Nazista e Fascista. È stato fondato fuori dall’assemblea e come evoluzione del precedente Irgun Zvai Leumi, una organizzazione terroristica, sciovinista, di destra della Palestina.

    L’odierna visita di Menachem Begin [1], capo del partito, negli Stati Uniti è stata fatta con il calcolo di dare l’impressione che l’America sostenga il partito nelle prossime elezioni israeliane, e per cementare i legami politici con elementi sionisti conservatori americani. Parecchi americani con una reputazione nazionale hanno inviato il loro saluto. È inconcepibile che coloro che si oppongono al fascismo nel mondo, a meno che non sia stati opportunamente informati sulle azioni effettuate e sui progetti del Sig. Begin, possano aver aggiunto il proprio nome per sostenere il movimento da lui rappresentato.

    Prima che si arrechi un danno irreparabile attraverso contributi finanziari, manifestazioni pubbliche a favore di Begin, e alla creazione di una immagine di sostegno americano ad elementi fascisti in Israele, il pubblico americano deve essere informato delle azioni e degli obiettivi del Sig. Begin e del suo movimento.

    Le confessioni pubbliche del sig. Begin non sono utili per capire il suo vero carattere. Oggi parla di libertà, democrazia e anti-imperialismo, mentre fino ad ora ha apertamente predicato la dottrina dello stato Fascista. È nelle sue azioni che il partito terrorista tradisce il suo reale carattere, dalle sue azioni passate noi possiamo giudicare ciò che farà nel futuro.

    Attacco a un villaggio arabo

    Un esempio scioccante è stato il loro comportamento nel villaggio arabo di Deir Yassin. Questo villaggio, fuori dalle strade di comunicazione e circondato da terre appartenenti agli ebrei, non aveva preso parte alla guerra, anzi aveva allontanato bande di arabi che lo volevano utilizzare come una loro base. Il 9 Aprile, bande di terroristi attaccarono questo pacifico villaggio, che non era un obiettivo militare, uccidendo la maggior parte dei suoi abitanti (240 tra uomini, donne e bambini) e trasportando alcuni di loro come trofei vivi in una parata per le strade di Gerusalemme. La maggior parte della comunità ebraica rimase terrificata dal gesto e l’Agenzia Ebraica mandò le proprie scuse al Re Abdullah della Transgiordania. Ma i terroristi, invece di vergognarsi del loro atto, si vantarono del massacro, lo pubblicizzarono e invitarono tutti i corrispondenti stranieri presenti nel paese a vedere i mucchi di cadaveri e la totale devastazione a Deir Yassin.

    L’accaduto di Deir Yassin esemplifica il carattere e le azioni del Partito della Libertà.

    All’interno della comunità ebraica hanno predicato un misto di ultranazionalismo, misticismo religioso e superiorità razziale. Come altri partiti fascisti sono stati impiegati per interrompere gli scioperi e per la distruzione delle unioni sindacali libere. Al loro posto hanno proposto unioni corporative sul modello fascista italiano. Durante gli ultimi anni di sporadica violenza anti-britannica, i gruppi IZL [2] e Stern inaugurarono un regno di terrore sulla comunità ebraica della Palestina. Gli insegnanti che parlavano male di loro venivano aggrediti, gli adulti che non permettevano ai figli di incontrarsi con loro venivano colpiti in vario modo. Con metodi da gangster, pestaggi, distruzione di vetrine, furti su larga scala, i terroristi hanno intimorito la popolazione e riscosso un pesante tributo. La gente del Partito della Libertà non ha avuto nessun ruolo nelle conquiste costruttive ottenute in Palestina. Non hanno reclamato la terra, non hanno costruito insediamenti ma solo diminuito la attività di difesa degli ebrei. I loro sforzi verso l’immigrazione erano tanto pubblicizzati quanto di poco peso e impegnati principalmente nel trasporto dei loro compatrioti fascisti.

    Le discrepanze

    La discrepanza tra le sfacciate affermazioni fatte ora da Begin e il suo partito, e il loro curriculum di azioni svolte nel passato in Palestina non portano il segno di alcun partito politico ordinario. Ciò è, senza ombra di dubbio, il marchio di un partito fascista per il quale il terrorismo (contro gli ebrei, gli arabi e gli inglesi) e le false dichiarazioni sono i mezzi e uno “stato leader” è l’obbiettivo.

    Alla luce delle soprascritte considerazioni, è imperativo che la verità su Begin e il suo movimento sia resa nota a questo paese. È ancora più tragico che i più alti comandi del sionismo americano si siano rifiutati di condurre una campagna contro le attività di Begin, o addirittura di svelare ai suoi membri i pericoli che deriveranno a Israele sostenendo Begin. I sottoscritti infine usano questi mezzi per presentare pubblicamente alcuni fatti salienti che riguardano Begin e il suo partito, e per sollecitare tutti gli sforzi possibili per non sostenere quest’ultima manifestazione di fascismo.

  2. …l’entità israeliana in “un esercito con un paese annesso”. Questa definizione chiarisce un equivoco a cui si ricorre per attenuare le responsabilita’ del genocidio. Cioe’ non e’ solo l’esercito e il governo sionista responsabili della occupazione e persecuzione dei Palestinesi, ma e’ tutta la popolazione che si e’ mostrata responsabile. Sia nella forma dei coloni che regolarmente uccidono e bruciano le case palestinesi, sia nella forma dei civili che se protestano contro il governo e’ per mantenere i propri diritti e il proprio status economico. Tanto e’ cosi che hanno riusato la solidarieta’ dei palestinesi nelle manifestazioni contro il governo.

  3. In famiglia ci siamo sempre identificati come affini del Bragadin Veneziano, non mi è chiaro se di sangue o ideali, quindi torturati e uccisi dagli invasori Mussulmani lasciando quasi un morto in ogni Isola ora Greca, quindi è strano che anch’io provo ribrezzo per Netaniau, ma quest’assassino mi fa veramente ribrezzo e sono certo che Israele pagherà per sempre di averlo accettato come leader.

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