Solo nel corso del 2023, in Italia, sono morte 415 persone senza fissa dimora. È quanto emerso dal rapporto, pubblicato il 22 gennaio 2024, di fio.PSD (Federazione Italiana Organismi per le Persone Senza Dimora), un’associazione che persegue finalità di solidarietà sociale nell’ambito della grave emarginazione adulta, con l’intento “di dare dignità e visibilità a quelle tante, troppe, persone che sono decedute in solitudine, disperazione e abbandono”. Dai dati del report è emerso che il periodo più drammatico per chi non può contare su un alloggio adeguato è stato quello invernale, in cui si sono contati oltre 130 decessi. Nonostante la statistica però, la Federazione, ha tenuto a precisare che questa “strage di invisibili” è alimentata mese dopo mese, tutto l’anno e non solo nelle grandi città. Secondo quanto emerso, infatti, sono 215 i Comuni italiani in cui è stato registrato almeno un decesso. Si tratta, quindi, di un fenomeno in aumento (le morti sono cresciute del 4% rispetto al 2022) e che sta diventando sempre più diffuso.
Nello specifico, a livello regionale, i decessi sono stati particolarmente numerosi in Lombardia (21%, con 86 decessi) e nel Lazio (18%, con 74 decessi), dove c’è la maggior presenza di persone senza dimora. A seguire, poi, l’Emilia Romagna (10%, 42 decessi), la Campania e il Veneto (entrambe 8% con 32 decessi). A livello provinciale, invece, le 10 città con i dati più allarmanti sono Roma (44), Milano (22), Bergamo (9), Torino (9), Bologna (8), Brescia (7), Genova (7), Rimini (6), Firenze (5) e Napoli (5).
Sempre secondo fio.PSD le morti dei senza dimora riguardano soprattutto uomini (93%) e persone di nazionalità straniera (58%) con un’età media di 47.3 anni. In particolare, sottolinea il rapporto, il 40% delle persone senza dimora muore per malesseri fisici ed episodi di ipotermia (15 casi in un anno), mentre il 42% di esse muore per eventi traumatici ed accidentali, come aggressioni, annegamenti, cadute, incendi e suicidi. I corpi, invece, vengono ritrovati per strada (nel 33% dei casi), lungo i corsi d’acqua e negli ospedali (l’11% delle volte) e nelle carceri (4%). Circostanze che raccontano molto del disagio sociale, abitativo e relazionale in cui queste persone vivono.
«Oltre 400 morti in un anno sono un dato tremendo – afferma Cristina Avonto, presidente della Federazione – il costante incremento annuale di questa triste cifra che riguarda esseri umani, deve portare a un cambiamento politico e culturale. Oggi le risorse messe a disposizione degli ambiti territoriali, da fondi europei e nazionali, anche attraverso il coinvolgimento delle regioni, possono essere una leva per strutturare politiche e servizi sull’abitare. La casa è ciò che manca alle persone senza dimora, la base per una vita stabile e sicura dalla quale ripartire».
[di Iris Paganessi]
Palestinesi italiani e Meloni come Netanyahu.