sabato 23 Novembre 2024

Il mantra (illogico) delle privatizzazioni come modo per risollevare l’economia

Il governo Meloni è uscito allo scoperto, rivelando ciò che in fondo era l’ennesimo segreto di Pulcinella della politica italiana: per onorare gli impegni economici e coprire la legge di Bilancio appena approvata bisogna fare cassa. Via dunque a un nuovo piano di privatizzazioni delle imprese partecipate dallo Stato che porterà, secondo gli auspici dell’esecutivo, a un’entrata pari a 20 miliardi di euro in tre anni. Sul tavolo ballano diversi nomi, tra cui Eni, Ferrovie dello Stato e Poste Italiane, a cui si aggiungeranno inevitabilmente altre imprese, dal momento che l’intenzione del governo ...

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9 Commenti

  1. L’imbecillità e ignoranza politica, (ripeto e sottolineo tale affermazione in qualità di economista) procede verso la totale sudditanza politica, economica e sociale dell’Italia ai dettami USA che ha disindustrializzato l’Europa, grazie alla complicità dei (scadenti) governanti europei depauperando le sue economie nazionali e ora siamo ai ritocchi finali con le privatizzazioni di qualunque attività economica.
    Rammenterei quanto le attività di privatizzazioni erano state criticate dagli economisti, dai decenni 1980 e 90, sottolineando che non era il cambio di personalità giuridica che conferiva ad una azienda la capacità di diventare più virtuosa. Anzi, gli acquisti e fusioni hanno compromesso l’equilibrio sociale-economico, attraverso ristrutturazioni e “razionalizzazioni” degli organici (riduzione con licenziamenti del personale e adozione di contratti precari a vita) senza apportare nessun miglioramento economico, anzi, hanno contribuito a un prolungamento silente della recessione economica 1973-1986.
    Impedire (grazie ad alcuni sindacati che hanno prestato il fianco alle decisioni della Confindustria) ai giovani di godere di un fine settimana (adozione del fine settimana lavorativo e allargamento degli orari notturni nel settore terziario) ha fatto crollare la domanda al settori dello svago (alberghiero, ristorazione, bar, spettacoli, ecc.)
    I tempi di Pininfarina, uno dei più eccelsi Presidenti della Confindustria italiana, capace di aggregare priorità sociali a quelle economiche produttive, sono ormai sotterrati dalle ambizioni finanziarie.
    Quando negli anni 1980 molti acclamavano l’ingresso della finanza nelle imprese, criticavo loro l’assenza di spirito lungimirante, in quanto l’obiettivo produttivo delle imprese sarebbe mutato in quello finanziario. È la realtà nella quale ci ritroviamo già da quarant’anni, durante i quali le condizioni economiche e sociali hanno continuato a degradarsi, grazie alle PRIVATIZZAZIONI.
    Quando un governo, in una politica di (pseudo) rilancio predilige la via della privatizzazione, al punto ove siamo arrivati dopo 40 anni, sarebbe più facile a tal punto rimettere – per un minimo di onestà (ormai discutibile in seno ai governi europei) – qualunque decisione della politica restante (poiché quella estera è stata ormai totalmente assorbita da Washington) nelle mani del Governo USA.
    E questo è solo l’inizio della fine!

  2. Va sempre ricordato che siamo un paese a sovranità limitata, vassallo degli Usa, per cui i vari governi devono eseguire quello che viene deciso altrove. È inutile scandalizzarsi se la Meloni si sta rimangiando tutto quello che diceva quando era all’opposizione. Se lo facesse davvero, il suo governo durerebbe una settimana. Quindi se i nostri padroni hanno deciso di fare shopping di aziende in Italia, come ai tempi dell’IRI del beneamato Prodi, noi non possiamo fare altro che obbedire, cioè privatizzare a favore dei padroni

  3. Va sempre ricordato che siamo un paese a sovranità limitata, vassallo degli Usa, per cui i cari governi devono eseguire quello che viene deciso altrove. È inutile scandalizzarsi se la Meloni si sta rimangiando tutto quello che diceva quando era all’opposizione. Se lo facesse davvero, il suo governo durerebbe una settimana. Quindi se i nostri padroni hanno deciso di fare shopping di aziende in Italia, come ai tempi dell’IRI del beneamato Prodi, noi non possiamo fare altro che obbedire.

  4. L’indebitamento, così stando le cose come ben descrive l’articolo, è destinato a continuare esponenzialmente. Pertanto le quote residue di controllo pubblico saranno probabilmente perdute. Ma l’apparato (nazionale e globale) ha in agenda un mezzo per evitare il peggio e ritornare al controllo sociale oltre che a quello della spesa pubblica: la digitalizzazione integrale della moneta. L’agenda per poterla rendere operativa è già partita e dovrebbe concludersi entro 5 anni secondo i piani della BCE.

  5. Concordo, ma non condivido la criminalizzazione a prescindere di questo o quel personaggio politico uno per l’altro devo sempre aggiustare il tiro di scelte mal ponderate dei governi che si sono susseguiti a suon di giochi di palazzo e schifezze varie a scapito dei cittatini diciamo le cose come stanno

  6. Articolo chiaro e comprensibile a tutti.
    Al fine di reperire fondi per migliorare i conti dello stato, non vedo perchè, con i mezzi tecnologici oggi a disposizione, non si provvede al trattenimento da parte dello stato dello 0,001% su tutti i movimenti economici finanziari che circolano in rete ogni santo minuto della giornata. tale percentuale sarebbe irrisorio per il comune cittadino che effettua un bonico ma la somma sarebbe rilevante se commisurata all’enormità dei movimenti in circolazione.
    C’è qualcuno che sarebbe in grado di quantificare il volume delle entrate?
    P.S. con questo sistema si potrebbero colpire anche i movimento verso i paradisi fiscali.
    Grazie

  7. Un sistema complesso che ha radici nella finanza dove si vuole che le aziende diventino tutte delle public Company dove lo scopo principale e dare i dividendi e tenere alto il valore dell’azione. Con un misero 10% di azioni lo “stato” può restare al controllo di una società come azionista di maggioranza ma dall’altra parte deve rispettare, forse, gli obiettivi prima detti. In molte multinazionali completamente “private” l’azionista di maggioranza detiene il 2% e avendo il diritto di veto in consiglio di amministrazione decide per il 98% che è completamente frazionato. Quindi, il vero problema temo che non sia solo chi controlla ma anche quali sono gli obiettivi di un’azienda. A priori un servizio pubblico non può entrare nella microeconomia a cui appartiene la finanza, anche se con l’invenzione dell’euro e della BCE, completamente privata, sono riusciti pure a controllare quella, ottenendo interessi sul denaro emesso verso i singoli stati europei. Hanno fatto diventare il deficit statale un debito privato. Pensa che geni! E tutti noi dei tonti.

  8. Comincino a restituire i denari i ladri in parlamento (p volutamente minuscola) a cominciare dai 49 milioni di euro dellla lega e di tutti coloro che hanno doppia attività… E che provvedano ad istituire la patrimoniale e che facciano girare i soldi per migliorare questo povero nostro Paese in istruzione, sanità, e in tutto ciò che serve per rendere più agevole la vita di tutti!

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