Nella giornata di oggi studenti, associazioni della società civile e dei lavoratori (quali Giovani Palestinesi d’Italia, Rete Italiana Pace e Disarmo, Europe for Peace, Cub e molte altre) aderiscono allo sciopero generale volto a chiedere ancora una volta la fine dell’aggressione israeliana a Gaza, che prosegue ormai da quasi cinque mesi. A indirlo è stato il Si Cobas, a braccetto con molte altre sigle sindacali, tra cui AL Cobas, FAO Federazione Autisti Operai, SGC Sindacato Generale Di Classe e LMO Lavoratori Metalmeccanici Organizzati. La mobilitazione coinvolgerà trasporti e servizi, sfociando in una grande manifestazione nazionale che si terrà a Milano domani, sabato 24 febbraio. I maggiori disordini si sono verificati stamane a Genova, dove i dimostranti hanno bloccato i valichi portuali, lanciando l’invito a bloccare le navi della compagnia israeliana Zim e a interrompere la logistica di guerra, mentre sit-in e assemblee pubbliche si stanno svolgendo in varie città d’Italia.
I partecipanti al corteo nel capoluogo ligure si sono riuniti in Piazza Nicolò Barabino a Sampierdarena dalle prime ore dell’alba. Poi, verso le 7:30, dopo aver srotolato uno striscione con la scritta “Contro l’aggressione militare in Medio Oriente, solidarietà con la resistenza palestinese”, i lavoratori e gli attivisti si sono diretti nella direzione dei varchi portuali di San Benigno, provocando forti disagi al traffico nella zona. “La giornata di oggi con il blocco nei confronti dei traffici del porto di Genova – che di fatto rappresenta una delle arterie della logistica di guerra – vuole dimostrare come sia possibile non solo dare in modo concreto solidarietà agli oppressi palestinesi, ma anche mettersi nella strada per impedire e ostacolare il lento incedere della terza guerra mondiale”, scrive il Si Cobas in un comunicato, aggiungendo: “Se è essenziale l’attacco in varie forme alle imprese israeliane, come la compagnia navale Zim che fa regolarmente scalo in porto, è necessario ricordare le responsabilità rispetto al genocidio dei diversi Stati e imprese che lucrano e fanno profitti, facendo sentire la pressione della solidarietà, continuando a costruire percorsi che portino a sabotare il continuo ‘accreditamento sociale’ che viene dato allo Stato di Israele”. «Siamo qua perché crediamo ce ci sia un allarmante allargamento delle dinamiche di guerra e un preoccupante riarmo diffuso – ha detto Martino Puppo, responsabile Si Cobas –. I lavoratori non vogliono subire tutto ciò e oggi siamo qua per provare a fermare e bloccare la logistica della guerra che iniziano anche dal nostro porto come la lotta dei portuali ci ha insegnato. Solo oggi in porto sono previste le lavorazioni per tre navi della Zim che transiteranno nel porto di Genova».
A Bologna, il raduno è previsto alle 17.30 in piazza Lucio Dalla, mentre a Torino, presso Palazzo Nuovo, dalle 10.30 è in corso un’assemblea pubblica. A Roma sciopera anche il Comitato Sapienza, i cui componenti prevedono la devoluzione degli emolumenti giornalieri all’UNRWA. Inoltre, aderendo alla mobilitazione lanciata dal Si Cobas, 26 docenti dell’Università di Salerno hanno pubblicato un appello per il “cessate il fuoco immediato”, il “ritiro dell’esercito israeliano dalla Striscia di Gaza”, la “fine del blocco esercitato da Israele sulla Striscia”, la “fine dell’occupazione coloniale della Cisgiordania e di Gerusalemme Est” e la “interruzione dei traffici di armi dirette a Israele e a qualunque altro contesto di guerra”, evidenziando che il mondo dell’Università “cambi le proprie politiche verso la guerra, verso lo Stato di Israele e verso il rapporto con l’industria militare”.
“A dispetto della propaganda dei media asserviti, in queste settimane le immagini strazianti del genocidio a Gaza hanno destato le coscienze di milioni di lavoratori, delle masse povere, che ai quattro angoli della terra si sono mobilitati e sono scesi in piazza per chiedere un immediato cessate il fuoco e la fine della pulizia etnica antipalestinese, degli arresti indiscriminati e delle violenze dei coloni tuttora in corso anche in Cisgiordania – ha scritto Si Cobas nazionale in un comunicato, spiegando le ragioni dello sciopero e dell’organizzazione della manifestazione nazionale di domani –. Questa mobilitazione di massa, unita alla tenace ed eroica resistenza in atto nei territori occupati, sta determinando una crisi politica sempre più evidente del campo israeliano nel quale la crisi economica accentua i contrasti sociali, da un lato lontano da un immediato successo militare, dall’altro screditato sia sul piano interno a seguito della mancata liberazione degli ostaggi, sia sul piano internazionale, al punto di trovarsi imputato per genocidio di fronte alla stessa Corte internazionale di giustizia dell’Aia”.
Lo sciopero generale avrà un impatto sugli ospedali e sui medici, con possibili sospensioni di visite, esami programmati e appuntamenti con i medici di base (con la garanzia dei servizi di emergenza e Pronto Soccorso). La protesta verrà estesa anche all’universo della scuola, con l’accesso agli istituti scolastici – sia pubblici che privati – a rischio per gli studenti di ogni grado. Potrebbero subire contraccolpi anche gli uffici pubblici, compresi l’Inps e le Asl, nonché tutti i comparti della logistica. Viaggiatori e pendolari potrebbero poi affrontare disagi su treni, autobus, metro, tram e altri mezzi pubblici.
[di Stefano Baudino]
Che farse!!!! Hai più, scommetto non frega niente, ormai fare manifestazioni pro o contro qualcosa e diventata la moda del momento, farcita con verità di comodo. La storia è tutta da riscrivere, mi è parso di capire che l’esistenza degli uni, preclude l’esistenza degli altri, visto che è ciclico che per un motivo o per un altro si massacrano a vicenda. E di convivere in pace non ne vogliono sapere. Nei 6000 anni di storia umana conosciuta solo 300 GG forse, senza guerre, di cosa vogliamo stupirci?
Evvai dopo oltre 30000 morti in meno di 6 mesi,forse forse.