Il pomeriggio di lunedì 4 marzo il Parlamento francese ha approvato a camere riunite la proposta di modifica dell’Articolo 34 della Costituzione, introducendo il diritto all’aborto nella propria carta fondamentale. A votare a favore è stata la stragrande maggioranza dei presenti, superando di circa il 50% la soglia minima dei tre quinti dell’Assemblea richiesta in sede di revisione costituzionale. La Francia diventa così il primo Paese al mondo a introdurre il diritto all’Interruzione Volontaria della Gravidanza (IVG) nella propria Costituzione, chiudendo un processo parlamentare durato quasi due anni. A tal proposito il Presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron ha condiviso su X un messaggio celebrativo per esaltare il primato francese, nonostante al momento della proposta essa fosse stata contestata anche dai movimenti per i diritti sociali collocati più a sinistra, perché giudicata troppo limitata nei contenuti.
Con la votazione di ieri, che ha visto 780 voti favorevoli e 72 contrari, soglia ben al di sopra del minimo dei tre quinti dell’Assemblea da raggiungere in caso di proposte sulla carta fondamentale (pari a 512 voti), l’Articolo 34 della Costituzione francese si arricchisce di una frase che garantirà in linea generale il diritto all’aborto. La Costituzione, si legge ora per intero, riconosce che “la legge determina le condizioni nelle quali si esercita la libertà garantita alla donna di avere ricorso a una interruzione volontaria della gravidanza”. La proposta era inizialmente stata criticata tanto da destra, secondo la quale la Costituzione non dovrebbe essere “garante” di questo genere di pratiche, quanto da sinistra, poiché per venire ammorbidita e resa approvabile da tutti, le iniziali proposte furono oggetto di un piccolo aggiustamento semantico, che ha sostituito la parola “libertà” alla parola “diritto”. I movimenti femministi e quelli che in generale si battono per il riconoscimento sociale di quelli che reputano diritti fondamentali dell’individuo, poi, non hanno mancato di rilevare come l’introduzione all’interno della Costituzione della “libertà all’aborto” non renda automaticamente riconosciuto il leggero accesso alla pratica, poiché essa, come ogni altra questione di qualsivoglia natura deve venire regolamentata dalla legge.
Nonostante tutto, proprio la moderatezza del nuovo testo ha fatto sì che venisse approvato con larghissima maggioranza. Parigi aveva precedentemente provato a introdurre il diritto all’aborto nella propria carta costituzionale nel corso della quindicesima legislatura (quella precedente all’attuale), precisamente attraverso una proposta di emendamento avanzata nel luglio 2018, che tuttavia fu rigettata dalla maggioranza del Parlamento. La battaglia per introdurre l’IVG nella carta fondamentale riemerse nel 2022 in occasione del caso Dobbs v. Jackson Women’s Health Organization, in cui la Corte Suprema statunitense sancì la mancanza di riconoscimento costituzionale del diritto all’aborto. In seguito a tale evento, in Francia furono avanzate numerose proposte di revisione costituzionale, ma inizialmente vennero tutte rigettate, in quanto giudicate troppo forti; è qui che si colloca la scelta di sostituire la parola “diritto” con “libertà”, che tanto è bastata affinché il testo venisse approvato dall’Assemblea Nazionale, per poi venire votato e infine adottato definitivamente con la votazione di lunedì.
Con il voto di ieri, la Francia diventa il primo Paese al mondo a garantire la libertà all’IVG nella propria carta costituzionale. Mappare il diritto all’aborto è particolarmente complicato perché ogni Stato presenta le proprie regole, e riconosce le proprie eccezioni individuando le proprie specifiche casistiche. Da anni, ci prova il Center for Reproductive Rights (CRR, Centro per i Diritti della Riproduzione), che vista la specificità della questione astrae l’analisi nei suoi termini più generali, guardando dove e in quali termini l’interruzione della gravidanza venga garantita. Da quanto emerge dai dati del CRR, la maggior parte dei Paesi riconosce anche solo in minima parte casi in cui è lecito interrompere la gravidanza e 21 Stati, nei quali vivono in totale 111 milioni di donne in età riproduttiva (il 6% del totale globale), proibiscono l’aborto in qualsiasi situazione. In 44 Paesi, nei quali vive il 20% delle donne in età riproduttiva, la pratica dell’aborto è lecita solo per salvare la vita della madre, mentre in 47 Paesi, in cui risiede il 12% delle donne in età riproduttiva, l’aborto è riconosciuto su base medica o sociale come pratica per preservare la salute della madre. Queste condizioni sono ancora più ampie in 12 Paesi, in cui vive il 23% della popolazione femminile in età fertile, tra cui nel mondo occidentale spicca la Gran Bretagna. Infine in 77 Paesi, in cui vive il 34% delle donne fertili, l’aborto è riconosciuto su richiesta entro determinati limiti temporali nella gestazione.
Dei Paesi che permettono il ricorso all’IVG su richiesta, la maggior parte fissa il limite a 12 settimane dall’inizio della gravidanza. In Italia l’aborto è regolamentato dalla legge del 22 maggio 1978 n. 194, che ha depenalizzato l’IVG entro i primi 90 giorni di gravidanza, sancendo allo stesso tempo il diritto all’obiezione di coscienza per il corpo ospedaliero.
[di Dario Lucisano]
Andiamoci piano con questo incensare la bella Francia. Mentre mette nella Costituzione il diritto all’aborto, il nuovo Napoleone desidera portarci in guerra con la Russia aprendo la porta ad una catastrofe nucleare. Allora il problema dell’aborto sarà risolto.
Aborto in Costituzione è un abominio.
Nel frattempo in itaglia invece si ritorna lentamente al medioevo…
Eh già, e poi chiedono a noi giovani perché andiamo all’estero…