Oltre 1.350 accademici hanno sottoscritto una lettera indirizzata al ministero degli Affari Esteri per richiedere che l’Italia interrompa l’accordo di cooperazione industriale, scientifica e tecnologica in vigore con Israele. La Farnesina ha infatti annunciato il bando per progetti congiunti di ricerca sulla base di tale accordo, il cui finanziamento, secondo i firmatari, potrebbe essere utilizzato al fine di “sviluppare tecnologia dual use, ovvero a impiego sia civile che militare”, mentre “la terza linea di finanziamento delle tecnologie ottiche potrebbe essere utilizzata per sviluppare devices di sorveglianza di ultima generazione, anche a uso bellico”. Nella petizione si sottolinea il rischio che tale collaborazione violi il diritto internazionale e umanitario, dal momento che non sarebbero previste clausole specifiche che escludano a priori un utilizzo militare dei prodotti della ricerca.
“Chiediamo che la cooperazione industriale, scientifica e tecnologica tra le università e i centri di ricerca italiani e israeliani venga sospesa, con lo scopo di esercitare pressione sullo stato di Israele affinché si impegni al rispetto del diritto internazionale tutto, come è giustamente richiesto a tutti gli stati del mondo”, hanno scritto nella missiva gli accademici, specificando di aver voluto avanzare questa richiesta anche “per proteggere le istituzioni italiane dall’accusa di non aver adempiuto al dovere inderogabile di prevenzione di genocidi”, che secondo la Convenzione per la Prevenzione e Punizione del Crimine di Genocidio è un obbligo per i membri dell’ONU, “o di essere complici di crimini di guerra” da parte di Israele, attualmente “all’indagine della Corte penale internazionale”. I professori e i ricercatori spiegano che la loro richiesta di disinvestimento, sospensione e boicottaggio delle partnership istituzionali si pone “in linea con la dichiarazione, datata 23 febbraio 2024, di numerosi esperti delle Nazioni Unite”, secondo cui “gli Stati membri dovrebbero astenersi immediatamente dal trasferire armi e tecnologia militare verso Israele, quindi anche ricerca e know how a possibile impiego bellico”, essendoci “il rischio ineludibile che esse vengano utilizzate per violare obblighi consuetudinari di diritto internazionale umanitario”.
I firmatari considerano particolarmente gravi le linee di finanziamento del bando MAECI inerenti “lo sviluppo di tecnologie idrauliche e di gestione della distribuzione dell’acqua, di tecniche e tecnologie agricole, e sullo sviluppo di tecnologie ottiche volte alla messa a punto della nuova generazione di detectors”, specie di fronte “al risalente uso illegale di risorse idriche e agricole della popolazione sotto occupazione da parte della potenza occupante” e “ai probabili crimini internazionali a mezzo di sistemi di sorveglianza e carcerazione arbitraria di massa”. Gli accademici colgono inoltre l’occasione per portare all’attenzione del Ministero il fatto che nella Striscia, a causa degli attacchi dell’esercito israeliano, sta andando in scena “un vero e proprio scolasticidio, ovvero la sistematica, totale e intenzionale distruzione del sistema educativo locale e uccisione di massa di studenti, ricercatori e docenti”. Gli alunni uccisi sono infatti almeno 4.327, quelli feriti 8.109; insegnanti e amministratori morti durante i raid sono invece 231, cui si sommano 756 feriti. In ultimo, i sottoscrittori della missiva invitano il MAECI a “estendere la cooperazione con le università palestinesi” mediante “l’apertura di linee di finanziamento dedicate e l’istituzione di programmi di visiting professorship per i colleghi e le colleghe che si trovano in situazioni di pericolo letale e di sofferenza”, sulla scia di quanto fatto in risposta a precedenti conflitti e crisi umanitarie.
Le forze di governo chiudono però ogni spiraglio di discussione. A prendere le distanze dallo spirito e gli obiettivi della petizione è stata, in primis, Anna Maria Bernini, ministra dell’Università e della ricerca. «Lo sviluppo cresce col confronto, con lo scambio, con la condivisione. Supera i confini, condivide obiettivi, parla un linguaggio universale e inclusivo», ha commentato, aggiungendo che «la ricerca deve essere un’arma di pace al servizio dell’umanità tutta, della sua crescita, del suo benessere. E l’università è capofila nel sostegno allo sviluppo e all’innovazione scientifica». Ancora più netta la presa di posizione di Fratelli d’Italia, che sul proprio sito ufficiale ha pubblicato una dichiarazione del Senatore ed ex Ministro degli Esteri Giulio Terzi: «Non è certo questo il primo tentativo di boicottaggio dei rapporti universitari e di ricerca che avviene da quando, il 7 ottobre scorso, Hamas ha compiuto il suo brutale attacco genocidario contro i civili israeliani – ha affermato il parlamentare, che è anche Presidente della Commissione Affari Europei di Palazzo Madama -. Da quel momento si è diffuso largamente un atteggiamento di aperta ostilità nei confronti dello Stato ebraico e difatti negli ultimi mesi alcune singole università italiane hanno tentato di interrompere lo scambio culturale tra Italia e Israele».
[di Stefano Baudino]