domenica 24 Novembre 2024

“La repressione non ci spaventa”: gli studenti della Sapienza rilanciano le proteste per Gaza

Gli studenti di “Cambiare rotta” continueranno la loro mobilitazione all’Università La Sapienza fino a quando gli accordi con le università e i centri di ricerca israeliani, nonché quelli con le aziende della filiera bellica come la Leonardo spa, non verranno revocati. Non si fermano le proteste, nonostante la dura repressione messa in campo dalla forze dell’ordine appena tre giorni fa, con cariche e arresti, e nonostante le dichiarazioni della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni che, in buona sostanza, li ha accusati di essere dei «delinquenti». Quindi continueranno le proteste, dentro e fuori l’ateneo, e continueranno la loro lotta anche i due studenti incatenati e in sciopero della fame sotto il Rettorato, nonché gli studenti accampati in tenda sul prato del piazzale antistante. Intanto chiedono che la rettrice Antonella Polimeni li incontri. Ma, dicono, finora la risposta è stata picche. «Non solo non si è presentata oggi alla nostra assemblea a cui l’avevamo invitata – afferma a L’Indipendente Glauco, uno degli studenti che partecipa alla mobilitazione – ma ha fatto circolare un comunicato in cui afferma che gli unici legittimati a prendere posizione sono i rappresentanti degli eletti nelle istituzioni dell’ateneo, ignorando così le opinioni e le richieste che vengono dalla base studentesca».

«Dicono che siamo una minoranza – gli fa eco Sara, del collettivo “Cambiare rotta”- ma la nostra protesta vede in questi giorni sempre maggiori adesioni da parte di ricercatori, docenti. Inoltre bisogna in ogni caso ricordare che quei rappresentanti delle istituzioni dell’ateneo sono stati votati in un contesto che ha visto al massimo il 20% dell’affluenza, quindi parlare di democrazia in una situazione simile è discutibile». L’assemblea convocata da “Cambiare Rotta” comunque è stata partecipata, tanto per parlare di numeri: circa 400 i presenti tra cui anche ricercatori universitari, docenti, personale amministrativo oltre agli studenti, ovviamente.

Presenti anche due rappresentanti di Amnesty International, non foss’altro per monitorare la situazione dopo le cariche del 17 aprile scorso. «La presenza della polizia è costante», (specialmente in borghese, come è evidente facendosi un giro nell’ateneo romano, ndr.), dice ancora Glauco. «Stiamo ricevendo solidarietà da diverse realtà – continua Sara – abbiamo ricevuto appoggio da ricercatori irlandesi ma ci aspettiamo una risposta anche dalle altre realtà democratiche e veramente pacifiche e della società civile». Sotto accusa dei ragazzi e delle ragazze di “Cambiare rotta” c’è anche la narrazione di parte della stampa che li ha descritti come «estremisti» vicini ad Hamas e in odore di antisemitismo e contestano anche la narrazione dei giornali sui 27 agenti feriti negli scontri. «È assurdo – dice Glauco – ma come si può pensare che degli studenti inermi possano ferire poliziotti armati di tutto punto, è veramente una vergogna». Qualcuno scherza sul fatto che, a giudicare dalla versione della polizia, ci sarebbero stati più feriti in uno scontro impari come quello scoppiato sui viali de La Sapienza che quelli provocati dall’attacco iraniano contro Israele di qualche notte fa. «27 refertati: vogliamo i vostri medici» c’era scritto infatti sullo striscione esposto nell’assemblea. «È chiaro che si cerca di criminalizzare gli studenti per evitare di affrontare la questione-chiave e cioè la richiesta di non voler partecipare a università ed enti di ricerca, come quelle isrealiane per non rendersi complici del massacro in corso a Gaza». Prossimi appuntamenti degli  studenti di “Cambiare rotta”, la partecipazione alle iniziative di Friday’s for Future e una nuova assemblea, in vista dei processi per i ragazzi arrestati che si terranno il 22 e il 23 maggio prossimi.  

[di Giancarlo Castelli] 

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2 Commenti

  1. Personalmente sono con i ragazzi ma non solo per quanto riguarda Israele e la sua condotta in Palestina e nel medio oriente , ma vorrei che desseromaggior risalto anche all’altra battaglia quella contro la presenza di ditte come Leonardo all’interno delle Università .

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