domenica 24 Novembre 2024

Il PNRR porta i Comuni italiani a rischio fallimento: il caso di Marzabotto

Il PNRR, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che sarebbe dovuto servire a risollevare le sorti del Paese dopo la crisi economica scatenata dall’emergenza pandemica, rischia di essere un clamoroso boomerang per le amministrazioni locali, specie per i Comuni più piccoli. Il caso emblematico è rappresentato dal Comune di Marzabotto, inserito nella Città metropolitana di Bologna, il quale si è ritrovato ad avere poco più di duecento euro nelle proprie casse dopo aver anticipato i soldi necessari per la realizzazione di un’opera per la quale avrebbe dovuto essere rimborsato dal Viminale. Come comunicatoci dalla sindaca, Valentina Cuppi, dopo gli accertamenti ad opera del ministero dell’Interno nessuna procedura di pre-dissesto sarà avviata. Dei soldi dovuti ne è stata versata solo una piccola tranche, sufficiente a malapena ad apporre una toppa su di un buco che presto tornerà a mettere in grossa difficoltà l’Amministrazione comunale, se il ministero continuerà a non rispettare i tempi di pagamento. Per il momento, dal governo non vi sono ulteriori comunicazioni al riguardo. Il paradosso è incredibile: il Comune ha rischiato una procedura di dissesto economico da parte del Viminale perché il Viminale stesso non ha ottemperato al suo dovere. Un cortocircuito tutto italiano che non riguarda solo Marzabotto e che mette in serio pericolo tanti Comuni italiani.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, inserito all’interno del programma Next Generation EU (NGEU, il pacchetto da 750 miliardi di euro concordato in sede europea in risposta alla crisi pandemica), sarebbe dovuto servire a risollevare le sorti del Paese, ma rischia di essere un clamoroso boomerang per le amministrazioni locali. Il Comune di Marzabotto costituisce un caso emblematico, avendo rischiato il fallimento dopo che lo Stato italiano non ha rispettato i tempi di pagamento per un’opera che l’amministrazione locale bolognese ha realizzato anticipando i soldi e rimanendo così con il conto all’asciutto. Marzabotto, un Comune con meno di 7 mila abitanti, avrebbe rispettato tutte le normative e le scadenze imposte dai regolamenti legati al PNRR per la riqualificazione di un ex cartiera inserita nel Piano urbano integrato della Città di Bologna, anticipando il costo della sua realizzazione in vista del rimborso da parte del ministero dell’Interno. Quest’ultimo, però, non è mai arrivato. E oltre al danno si è rischiata pure la beffa: dopo aver anticipato i soldi necessari a far avanzare i lavori, infatti, il Comune è rimasto con poco più di duecento euro sul proprio conto, motivo per il quale lo stesso Viminale ha avviato i controlli necessari per valutare una procedura di pre-dissesto economico. Come comunicato a L’Indipendente dalla Sindaca, Valentina Cuppi, nessuna procedura di pre-dissesto sarà avviata in quanto gli accertamenti ad opera del ministero dell’Interno non hanno rilevato irregolarità nella gestione comunale. A non essere in regola, anzi, era proprio il ministero, non solo per non aver rispettato i tempi di pagamento, ma anche perché «non c’era stato nemmeno il controllo da parte degli uffici del Viminale, non erano stati controllati i documenti», come ha riferito Cuppi al telefono.

Dunque, i soldi anticipati dall’amministrazione locale alle imprese non sono stati coperti dal ministero dell’Interno proprio perché non sarebbero stati effettuati i controlli e le verifiche necessarie da parte dello stesso Viminale. Come ci ha spiegato Cuppi, il Viminale, senza nessun’altra comunicazione, ha da poco erogato una tranche dei soldi dovuti al Comune, ovvero il 20% di quanto l’amministrazione ha già rendicontato: una cifra minima che non riuscirà a coprire a lungo le necessità dell’Amministrazione, specie se il Viminale stesso continuerà a non rispettare i termini di pagamento. Come spiegato da Cuppi, il Comune sta valutando una linea di finanziamento con Cassa Depositi e Prestiti per una cifra di 2 milioni di euro su cui però, ovviamente, dovranno essere pagati degli interessi. Siamo quindi al paradosso più totale: uno strumento che sarebbe dovuto servire a rilanciare il Paese rischia di mettere molti Comuni, specie quelli più piccoli, con l’acqua alla gola, agitando lo spettro del fallimento sopra le loro teste.

Sebbene Marzabotto sia il caso più emblematico e conosciuto, molti altri Comuni italiani si trovano in situazioni analoghe. Già nel febbraio scorso, durante una seduta congiunta delle Commissione PNRR e della Commissione Territorio, Fabio Bonzi, sindaco di Dossena (Bergamo) e presidente della Comunità Montana Valle Brembana, aveva detto: «Molti cantieri finanziati con i fondi PNRR rischiano di chiudere a breve perché i piccoli Comuni non sono in grado di anticipare alle imprese gli stati di avanzamento dei lavori». E coloro che anticipano i soldi (come Marzabotto) non riescono poi ad ottenere quanto dovuto. Sempre in occasione della seduta congiunta appena citata, il presidente della Commissione Territorio, Jonathan Lobati, ha affermato: «È una situazione paradossale. Anziché favorire gli investimenti e la ripresa e resilienza del sistema economico, le opere realizzate a valere sul PNRR rischiano di innescare il dissesto finanziario di molti piccoli Comuni, l’instaurazione di infruttuosi procedimenti giudiziari e il fallimento delle imprese e degli operatori economici che si sono messi in gioco per realizzare investimenti strategici per i territori».

[di Michele Manfrin]

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