giovedì 21 Novembre 2024

Elezioni europee 2024: la guida de L’Indipendente

Fino all’ultima prima pagina in edicola, fino all’ultimo talkshow televisivo, fino all’ultimo post sui social, lo spettacolo elettorale in vista delle elezioni europee sui media dominanti non cambierà registro. Meloni contro Schlein, Borghi contro Mattarella, Tajani contro Le Pen, tutti tranne Salvini contro Vannacci. E poi le liste d’attesa, gli immigrati spediti in Albania, i presunti buchi del superbonus… Pare che in campagna elettorale si possa parlare di tutto, tranne dei temi che realmente vengono decisi a Bruxelles. La posizione dei partiti rispetto al MES, al Patto di Stabilità, al Green Pass globale e all’identità digitale, alle politiche ambientali, alla corsa continentale agli armamenti? Niente di niente. Per questo torna la guida alla elezioni de L’Indipendente. Nessun commento, solo la sintesi partito per partito delle posizioni e dei programmi sui temi che segneranno i prossimi 5 anni delle politiche europee, nonché un raffronto con quanto effettivamente votato nella legislatura appena conclusa per valutare quanto le promesse elettorali siano rispecchiate dalle posizioni effettivamente espresse. Perché l’informazione serva anche a votare in modo consapevole, o a decidere altrettanto consapevolmente di astenersi.

Le regole del gioco

Dal 6 al 9 giugno in tutta l’Unione europea si voterà per rinnovare la composizione del Parlamento. Il nostro Paese è stato suddiviso in cinque circoscrizioni: nord-ovest, nord-est, centro, sud e isole, da cui verranno eletti, l’8 e il 9 giugno, 76 dei 705 eurodeputati che siederanno a Strasburgo. Correranno tutti i maggiori partiti e diverse liste minori o inedite. Fratelli d’Italia e Lega hanno deciso di partecipare da soli, mentre Forza Italia e Noi moderati hanno unito le forze e puntano a essere la seconda forza del centrodestra, scalzando proprio il Carroccio. Azione si è ormai lasciata alle spalle le alleanze con +Europa e Italia Viva (che hanno lanciato il progetto Stati Uniti d’Europa) e si presenta alle urne guidando una lista – Siamo europei – formata da altri otto partiti minori. Il record è però detenuto dall’outsider Cateno De Luca, l’ex sindaco di Messina che si è messo alla guida di Libertà, una lista formata da 19 simboli. Partito democratico e Movimento 5 Stelle non hanno lanciato alcun laboratorio politico 2.0 e correranno da soli, mentre Verdi e Sinistra Italiana hanno confermato l’alleanza del 2022. In tutte le circoscrizioni saranno presenti anche Pace Terra Dignità e Alternativa Popolare. Su tutti questi partiti si concentrerà l’analisi della guida elettorale  de L’Indipendente, tralasciando solo – per ragioni di spazio – quei partiti che sono presenti solo in poche circoscrizioni elettorali e sostanzialmente senza possibilità di ottenere una rappresentanza.

Le cinque circoscrizioni in cui è divisa l’Italia per le elezioni europee.

Le liste, i loro programmi e – quando disponibili – i trascorsi in Europa saranno oggetto di articoli specifici, sulla scorta di quanto realizzato nel 2022 per le elezioni politiche. L’obiettivo è andare oltre la passerella elettorale, la retorica e le proposte non attuabili in sede europea che affollano comizi e slogan. Ci sarà comunque modo di riflettere su questi ultimi e in generale sulla comunicazione politica messa in campo dalle liste.

È bene ricordare che l’Unione europea ha competenza esclusiva – dunque è la sola a legiferare e gli Stati membri si limitano ad applicare la legge – nei settori dell’unione doganale, delle regole di concorrenza per il mercato unico, della politica monetaria (per i Paesi che hanno adottato l’euro), della politica commerciale comune e della conservazione delle risorse biologiche del mare. A ciò si aggiungono delle materie concorrenti, dove sia i Paesi membri sia l’Unione europea possono legiferare. Bruxelles è in posizione sovraordinata, dal momento che i singoli Stati possono intervenire solo se l’Unione europea non ha ancora proposto leggi o se ha deciso di non proporne in materia di: mercato unico, occupazione e affari sociali, coesione economica, sociale e territoriale, agricoltura, pesca, ambiente, protezione dei consumatori, trasporti, reti transeuropee, energia, giustizia e diritti fondamentali, migrazione e affari interni, ricerca e spazio, cooperazione allo sviluppo e aiuti umanitari nonché alcuni aspetti della sanità pubblica.

L’Unione europea ha dunque un elevato impatto sulla vita dei suoi cittadini. La classe politica italiana spesso si è nascosta dietro il “ce lo impone l’Europa” per non prendere posizione o adottare misure antipopolari, dimenticando di ricordarci che l’organizzazione è composta dagli Stati nazionali e le misure “imposte” sono state in realtà spesso votate dagli stessi rappresentanti italiani. Il nostro Paese può vantare un peso rilevante, forte dei 76 eurodeputati su 705 in Parlamento, organo centrale nel procedimento legislativo comunitario, in continuo confronto con la Commissione, il Consiglio europeo e il Consiglio dei ministri dell’Unione europea. Oltre a votare le leggi, il Parlamento approva la nomina dei commissari e ha la facoltà di censurarli collettivamente. Si tratta dunque di un controllo sulla Commissione, considerata l’organo “esecutivo” dell’Unione europea da cui partono tutte le proposte degli atti legislativi, quali direttive e regolamenti.

In virtù del rinnovo delle cariche europee, ciascun Paese membro organizza il proprio sistema elettorale. In Italia vige un sistema proporzionale con una soglia di sbarramento al 4%. Ciò significa che le liste che raccoglieranno meno voti di tale soglia non eleggeranno alcun candidato (da tenere a mente per capire i perché delle alleanze). Il diritto di voto è esercitato dai cittadini maggiorenni, mentre per candidarsi l’età minima è di 25 anni. Si tratta dello sbarramento all’elettorato passivo più elevato di tutta l’Unione europea, al pari soltanto della Grecia. Si vota per una delle liste e si possono esprimere da una a tre preferenze. In caso di preferenza multipla è necessario indicare il nome e cognome di candidati di sesso diverso presenti nella stessa lista.

A differenza delle elezioni politiche, in vista del voto europeo non è obbligatorio presentare alcun programma elettorale. Si tratta tuttavia dello strumento per eccellenza per far conoscere le proprie idee e la loro traduzione in misure concrete. A inizio maggio più della metà delle liste in corsa alle elezioni non aveva presentato il programma ufficiale, mentre i volti dei leader e dei capolista tappezzavano le città. Ennesima prova della deriva personalistica della politica, con l’attenzione spostata dal partito, e dunque dalla sua visione, al candidato. Proprio la discussione circa la presenza del nome del leader all’interno del simbolo della lista e tra le fila di quest’ultima ha infiammato il dibattito pubblico delle ultime settimane. Giorgia Meloni, Elly Schlein, Antonio Tajani e Carlo Calenda hanno deciso di presentarsi alle elezioni, tentando di trasmettere l’immagine di un leader al servizio del popolo, sempre pronto a raccogliere le sue istanze. Ciò che è arrivato, invece, è l’ennesimo tentativo per accaparrarsi più voti e dunque seggi possibili. In caso di elezione i citati esponenti politici rinunceranno infatti all’incarico di europarlamentare, continuando con i propri impegni in Parlamento o al governo.

Una volta eletti, gli eurodeputati dichiarano la propria appartenenza a un gruppo parlamentare, i cosiddetti gruppi politici al Parlamento europeo, altro tema di interesse per la presente rubrica. Attualmente se ne contano sette: Partito Popolare Europeo (PPE), Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici (S&D), Renew Europe, Verdi/Alleanza Libera Europea (ALE), Identità e Democrazia (ID), Conservatori e Riformisti Europei (ECR), Sinistra al Parlamento europeo. A questi si aggiunge il gruppo dei non iscritti, una sorta di gruppo misto europeo.

Clicca qui per conoscere il programma di tutti i partiti in lista.

 

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2 Commenti

  1. Il parlamento europeo di fatto non ha potere legislativo, in sostantza tale potere è in capo alla commissione europea che è il gpverno dell’unione europea, il parlamento per poter respingere le direttive della commissione europea deve applicare delle procedure che di fatto rendonl impossibile tale respingimento (scrittp tutto nel trattato di Lisboma e nel TFUE). Abbiamo quindi l’organl esecutivo che detiene in pratica anche il potere legislativo, i membri della commissiome europea sono totalmente indipendenri da ciò che è la maggioranza politica del parlamento europeo come se in Italia la maggioranza in parlamento fosse del partita A e B ma il consiglio dei ministri fosse costituito da membri totalmente estranei alla maggioranza. Mi chiedo che razza di democrazia è mai questa. Per concludere queste elezioni sono a mio avviso una farsa. Soprattutto oggi nel clima guerrafondiaio che ha creato “l’Europa per la pace”

  2. Come non capire che votare e dare credito a questi esseri insulsi è darsi la zappa sui piedi? Andare in dittatura col proprio consenso è proprio indice di ignoranza e deficienza. Non legittimare questi buffoni, per non dire altro, è l’UNICA soluzione sensata.

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