Lo scorso 6 maggio l’agenzia di stampa Ansa aveva battuto una notizia che riportava come Roma si stesse preparando a introdurre nelle sue metropolitane un sistema di videosorveglianza dotato di riconoscimento facciale. La misura sarebbe stata pensata in vista del Giubileo del 2025, e inserita nelle gare d’appalto per l’ammodernamento delle stazioni ferroviarie sotterranee. Una misura non annunciata ufficialmente e che, oltretutto, sarebbe in contrasto con la moratoria attualmente in vigore che vieta l’installazione di sistemi di riconoscimento facciale in tutto il territorio nazionale fino al termine del 2025. L’Amministrazione capitolina cerca ora di spiegare i suoi intenti, ma i chiarimenti non sono sufficienti a fugare ogni dubbio. Tanto che il Garante della Privacy ha chiesto ufficialmente che gli siano fornite maggiori informazioni in merito.
L’apertura dell’istruttoria da parte del Garante ha spinto l’assessora alle politiche della sicurezza di Roma, Monica Lucarelli, a specificare che non saranno introdotte telecamere a riconoscimento facciale. La politica ha usato parole che danno a intendere che una simile soluzione non sia mai stata vagliata e che l’intera faccenda orbiti attorno a un madornale fraintendimento. L’informazione riportata da Ansa fa d’altro canto riferimento a un’audizione congiunta delle commissioni Giubileo e Mobilità del 6 maggio, occasione in cui l’assessore alla mobilità di Roma Eugenio Patanè aveva evidenziato la necessità di avviare due gare d’appalto per rimodernare le stazioni della metropolitana della capitale.
Questo doppio bando prevede un investimento complessivo di circa 100 milioni di euro e include, tra le altre, l’assunzione di vigilantes e il tanto criticato ammodernamento del sistema di videosorveglianza. In effetti, in quell’occasione, nessuno sembrerebbe aver parlato di riconoscimento facciale o di identificazione biometrica. Non esplicitamente, perlomeno. Si è piuttosto discusso di strumenti “in grado di verificare azioni scomposte” su banchine e vagoni o, come ha chiarito in seguito l’assessora Lucarelli ai microfoni di Adnkronos, di identificare “i comportamenti sospetti” adottati dai passeggeri.
C’è da capire, a questo punto, come le videocamere possano espletare un simile compito pur assecondato la privacy dei viaggiatori. Ostacolo ancor più ostico se si considera che l’intenzione è quella di comparare il feed delle telecamere con un archivio di soggetti che, come sostiene Patanè, “si sono resi protagonisti in passato di atti non conformi e non idonei”. Nonostante le rassicurazioni delle istituzioni, permane dunque un sostanzioso margine di dubbio sulla legittimità degli intenti ed è un bene che il Garante voglia studiare meglio il caso. Anche perché, come fa notare lo stesso Garante, in Italia vige fino a tutto il 2025 una moratoria che proibisce l’installazione di sistemi di riconoscimento facciale in luogo pubblico o aperto al pubblico da parte di autorità pubbliche o di soggetti privati.
[di Walter Ferri]
Il monitoraggio della vita privata cittadini con il pretesto della sicurezza nazionale è il vero minimo comune denominatore di tutti gli assolutismi di ogni epoca storica, di ogni corrente polica (destra/sinistra)
Anni addietro le telecamere nemmeno esistevano eppure i problemi di sicurezza erano minori. Segno che le telecamere non sono la soluzione del problema. Però insistono a farcelo credere. Io preferirei la certezza della pena e più agenti sul territorio. Mi attendo che ora qualcuno scriva che “se non hai nulla da nascondere, dove sta il problema?”
Personalmente preferisco poter andare in giro in sicurezza giorno e notte che la privacy assoluta, certo va riformato il sistema informativo per poter scegliere finalmente dei leaders decenti invece di quelli che siedono sulla notorietà.