domenica 30 Giugno 2024

Speciale elezioni europee 2024: il programma della Lega

Il 14 maggio la Lega ha presentato il programma per le elezioni europee, con lo slogan “Più Italia, meno Europa”, lo stesso di quello utilizzato da Forza Italia nel 2014. Il partito guidato da Matteo Salvini arriva al voto dell’8 e 9 giugno da seconda forza di destra, dopo aver sbaragliato, soltanto cinque anni fa, la concorrenza e conquistato ben 28 seggi al Parlamento europeo. Risultato che convinse la Lega ad aprire una crisi di governo nel Conte I, passando poi all’opposizione nei confronti del nuovo esecutivo giallorosso. Prima di rendere note le linee programmatiche in vista del voto, il Carroccio ha fatto parlare di sé con manifesti e uscite pubbliche discutibili, che si avrà modo di analizzare, subito dopo la presentazione del programma.

Carta d’identità: Lega

Leader: Matteo Salvini

Orientamento: Destra. Tra le ideologie si annoverano conservatorismo, sovranismo ed euroscetticismo

Gruppo politico al Parlamento europeo: Identità e Democrazia (ID)

Ultima legislatura: 28 eurodeputati eletti

I capolista nelle cinque circoscrizioni: Silvia Sardone (nord-ovest), Paolo Borchia (nord-est), Roberto Vannacci (centro, sud), Annalisa Tardino (isole)

Programma

  • Difesa del voto all’unanimità in Consiglio, “che svolge un ruolo cruciale nel garantire la tutela degli interessi e l’equilibrio tra i singoli Stati membri” attraverso il potere di veto;
  • “Occorre difendere i valori storici e culturali dei popoli europei, sotto attacco da fanatismi religiosi e ideologia woke, che vogliono minare le basi della nostra società”;
  • Riforma radicale del Green Deal: le politiche climatiche vanno affrontate “con maggior pragmatismo per evitare di de-industrializzare l’UE e creare nuove dipendenze estere e vulnerabilità critiche nel futuro”. Allo stesso tempo “occorre un compromesso tra diverse esigenze di ridurre le emissioni inquinanti, mantenere i costi sostenibili, valorizzare le filiere industriali dei nostri territori”;
  • “L’Unione europea deve concentrarsi sulla fine delle politiche d’austerità e di svalutazione salaria condotte in questi anni, concordando soluzioni volte all’incremento sostanziale degli investimenti pubblici e privati”; Sì a “un’armonizzazione minima in materia fiscale, in modo da evitare fenomeni di dumping fiscale”;
  • Sì al nucleare, “garantiamo le risorse necessarie per accrescere il potenziale delle fonti di energia rinnovabile” in modo da ottenere “un mix energetico diversificato“;
  • Favorire l’estrazione, la trasformazione e il riciclaggio di materie prime nell’UE;
  • Cancellare la direttiva case green e il regolamento che prevede, a partire dal 2035, il divieto di immatricolare nuovi veicoli a benzina e diesel;
  • Investire in innovazione, meccanizzazione e agricoltura di precisione, “superando il farraginoso e burocratico sistema di ecoschemi”;
  • Sì all’etichettatura di origine obbligatoria per i prodotti alimentari, ma non a quella “nutrizionale a semaforo che, in modo semplicistico, penalizzi il nostro Made in Italy”;
  • La difesa dei confini dai migranti. “Consideriamo indispensabile consolidare ulteriormente la cooperazione con gli Stati di partenza e origine dei migranti, specialmente condizionando l’erogazione degli aiuti allo sviluppo al rispetto di rigorosi impegni in materia di contenimento della immigrazione illegale”. Quindi viene difesa l’attuale logica della tanto attaccata Unione europea, che promette soldi in cambio di partenze ridotte, anche se questo si traduce in carta bianca per trafficanti e criminali e il loro regime di violazione dei diritti umani. Si pensi agli accordi con Turchia e Tunisia;
  • Sostenere il diritto di autodifesa dell’Ucraina, con la consapevolezza di dover perseguire, allo stesso tempo, tutti gli sforzi diplomatici per arrivare a una soluzione condivisa e porre fine al conflitto anziché favorire sconsiderate escalation militari, come auspica qualche leader europeo”, in riferimento a Macron. No all’istituzione di un esercito europeo. Nessuna menzione al genocidio in corso a Gaza. In sede ONU l’ambasciatore italiano, che agisce in coordinamento con il governo, si è più volte astenuto sulle risoluzioni a favore della Palestina e del suo popolo.

Le votazioni in Europa

  • Recovery Fund (10 febbraio 2021): voto a favore. L’indirizzo delle risorse del fondo (209 miliardi di euro) è stato definito dall’Italia attraverso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR);
  • Regolamento sull’identità digitale (29 febbraio 2024): voto contrario. La nuova identità digitale conterrà tutti i dati dei cittadini europei e permetterà loro di accedere a servizi pubblici e privati con un click, in tutta l’Unione. Norma che ha sollevato parecchi dubbi circa i possibili “effetti collaterali” in termini di sorveglianza e repressione;
  • Direttiva sulle emissioni industriali (12 marzo 2024): voto contrario. La norma prevede multe del 3% del fatturato annuo per gli allevamenti di medio-grandi dimensioni che non adottato le “migliori tecnologie disponibili” per minimizzare le emissioni inquinanti;
  • Nuovo Patto su migrazione e asilo (10 aprile 2024): voto contrario a sei delle dieci leggi che lo compongono. La Lega ha votato contro il meccanismo di redistribuzione dei rifugiati perché non obbligatorio e di fatto bypassabile dai Paesi membri attraverso dei “contributi finanziari” o “un sostegno tecnico-operativo” (un meccanismo che dunque non supera il controverso regolamento di Dublino); le procedure di asilo più rapide, che comportano analisi superficiali e incomplete, complicando una situazione di per sé difficile; lo screening alle frontiere, sempre più luoghi di impunità. Tutte queste misure sono state ampiamente criticate dalle ong per i diritti umani. La Lega ha anche votato contro una procedura, attivabile a discrezione dei Paesi membri, che in poche parole garantisce l’accesso legale e sicuro all’Europa per le persone a cui l’ONU riconosce lo status di rifugiato;
  • Riforma del Patto di Stabilità (23 aprile 2024): astensione. Delle sue controversie abbiamo scritto più volte su L’Indipendente, sottolineando l’obiettivo principale della misura: limitare il più possibile l’intervento statale nell’economia per promuovere, invece, il ruolo dei privati secondo uno dei pilastri del modello economico liberista. La riforma rappresenta un cortocircuito per gli ex secessionisti, dal momento che in sede di votazione il partito si è astenuto mentre pochi giorni dopo ha inserito nel programma il superamento dell’austerity, che invece il nuovo Patto di Stabilità perpetua.

La comunicazione politica

Anche in questa campagna elettorale la Lega si conferma uno dei partiti più attivi sui social. Nelle ultime settimane è diventato virale uno spot di Angelo Ciocca che, mediante un ballo e un coro, ha invitato gli elettori a scrivere il suo nome nell’urna per «un’Europa da rivoluzionare»: «Made in Italy da tutelare / E i mutui da abbassare / Immigrazioni da bloccare / La Turchia non deve entrare». Sui suoi profili social, Matteo Salvini ha lanciato un particolare conto alla rovescia in vista del voto, pubblicando ogni giorno un post che richiamasse lo slogan scelto per la campagna elettorale: meno Europa, più Italia. A -16 ha scritto: «Uomini incinti e follie woke? No, grazie. Sì a mamme e papà», con tanto di immagine generante polemiche annessa.

Alla militanza digitale si è aggiunto poi il tappezzamento delle città italiane. Facendo leva sulla tecnica dell’us vs. them, la Lega ha messo in contrapposizione l’Italia e “l’Europa che vuole cambiarla”, comparando tra le altre cose le immagini di “donne costrette a coprire il volto” e “donne libere”. Il volto scelto per la campagna è quello della modella italo-ucraina Anna Haholkina, a cui però non è stato chiesto il consenso e dunque ricorrerà alle vie legali contro la Lega, definito da Haholkina un partito filorusso.

Alcuni dei manifesti affissi dalla Lega nel corso della campagna elettorale.

Allo stesso modo ha fatto discutere l’ultima uscita di Roberto Vannacci, il capolista della Lega nel centro e al sud divenuto famoso negli ultimi mesi per la pubblicazione del libro “Il mondo al contrario”. In vista del voto dell’8 e 9 giugno Vannacci, di recente apparso sui profili social del Carroccio nelle vesti del gladiatore di Russell Crowe, ha invitato gli elettori a «fare una Decima sul simbolo della Lega e a scrivere Vannacci” per “travolgerli tutti con una valanga di voti». Le opposizioni sono prontamente insorte, accusandolo di rievocare la Xª Flottiglia MAS, un corpo militare italiano che dal 1943 al 1945 ha operato al fianco della Germania Nazista.

In poche parole

Ne è passata di pratica politica dall’en plein del 2019. Oggi la Lega non è più il primo partito di destra e anzi rischia di essere superata dall’alleanza Forza Italia-Noi moderati. Per non perdere ulteriore terreno il Carroccio ha deciso di puntare forte sui suoi cavalli di battaglia: la retorica anti-immigrazione e la difesa dell'”identità europea”. Idee con cui la Lega cercherà di convincere e coinvolgere gli strati più conservatori e sovranisti della popolazione, ammaliati dal nuovo campione della destra: Fratelli d’Italia.

Il simbolo della lista è lo stesso delle elezioni politiche del 2022, con tanto di scritta “Salvini premier”. Il vicepresidente del Consiglio ha deciso di non unirsi all’ondata del voto-truffa, non candidandosi alle europee avendo intenzione di continuare con il proprio incarico di ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti.

Il programma si mostra in più punti generico e privo di concretezza, a favore invece di “linee guida” da sviluppare in seguito. Controcorrente rispetto all’arco politico italiano, il Carroccio difende a spada tratta il voto all’unanimità in seno al Consiglio dei ministri dell’UE. In materia di Esteri viene invece confermata la linea governativa, con il sostegno anche militare all’Ucraina. Assente la questione palestinese, qualsiasi richiamo al genocidio in corso a Gaza o alle azioni criminali del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che Salvini incontrò nel 2018 in veste di ministro dell’Interno a Gerusalemme, rivendicata da Israele come capitale in barba al diritto internazionale.

[di Salvatore Toscano]

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