lunedì 1 Luglio 2024

I giudici rimandano ai domiciliari Nicoletta Dosio, simbolo della lotta No Tav

Un anno e nove mesi di domiciliari: questa la condanna che dovrà scontare Nicoletta Dosio, 78 anni, volto storico della resistenza No TAV. Quella che l’ha portata alla condanna è una vicenda di lotta e resistenza iniziata nel 2015, con una marcia del Movimento in Val di Susa. A causa di alcuni tafferugli con le forze dell’ordine, a Nicoletta e altri membri del Movimento verranno contestati reati di violenza contro pubblico ufficiale e devastazione e applicate misure cautelari di restrizione della libertà personale, che la donna deciderà di non rispettare. Sarà la Cassazione a darle ragione, nel 2016, derubricando i reati a danneggiamento, da scontare pagando una multa di 800 euro. Le “evasioni” messe in atto durante i mesi in cui avrebbe dovuto scontare prima l’obbligo di firma, poi i domiciliari, le sono tuttavia valse un altro processo, conclusosi oggi con la condanna ai domiciliari.

Nel luglio 2015 si svolge una grande manifestazione in Val di Susa. È un evento che si ripete ogni anno per ricordare la “riconquista”, da parte del Movimento, della baita della Maddalena, situata nella zona del cantiere TAV di Chiomonte, avvenuta il 3 luglio 2011, alla quale presero parte decine di migliaia di persone. Nel 2015 la manifestazione era partita da Exilles con l’obiettivo di attraversare le vigne, passare davanti ai cancelli della centrale idroelettrica, dai quali si accede all’area del cantiere (distante circa un chilometro e mezzo), e arrivare infine a Chiomonte, dove erano previsti concerti e altre iniziative. «Eravamo in migliaia, con tanti bambini e tanti anziani» ricorda Nicoletta, parlando a L’Indipendente. Una volta arrivato davanti ai cancelli, il corteo si trova la strada sbarrata da un gran numero di jersey e agenti in tenuta antisommossa. «Sono cominciati a piovere lacrimogeni a non finire – racconta Nicoletta – ricordo una donna anziana caduta per terra, la gente che non riusciva a respirare per i fumi, che si è sentita male». Così, il corteo decide di tornare indietro e provare ad arrivare a Chiomonte passando dalla statale, ma anche per quella via la strada è sbarrata da jersey e agenti. «A quel punto, noi anziani abbiamo deciso di fare un’azione dimostrativa: a volto scoperto, abbiamo tentato di tirare giù i jersey, e ci siamo riusciti! Fu una cosa eccezionale». Alla riuscita di quel gesto seguì qualche momento di concitazione, che si concluse con una ventina di denunciati (tra i quali Nicoletta) per violenza contro pubblico ufficiale, devastazione e altri reati, per i quali sono state disposte le misure cautelari – in misura diversa per ciascuno.

«La comunicazione è arrivata un anno dopo: nel 2016 la Digos è venuta a casa mia, l’hanno perquisita e mi hanno riferito dell’obbligo di firma quotidiano, che io ho deciso di violare. La cosa è andata avanti, dalle firme si è passati all’obbligo di dimora, ma anche in quel caso ho deciso di non rispettarlo, con il consenso del Movimento. È stata una decisione collettiva, come tutte. Così ho cominciato a viaggiare, dentro e fuori il Piemonte, per raccontare la nostra storia. Fu una vera manifestazione di popolo, perchè uscivo sempre accompagnata da qualcuno». Tutti sono a conoscenza delle “evasioni” di Nicoletta, compresi i carabinieri, che più volte l’hanno vista fuori di casa. «Evidentemente avevano l’ordine di non fermarmi perchè non sono mai intervenuti – in seguito ho letto nei verbali che questo era stato disposto perchè ero sempre accompagnata da qualcuno e vi era il rischio di disordini pubblici». Il Movimento ha sempre sostenuto con forza la protesta di Nicoletta: «era una protesta anche contro le misure preventive, contro il Movimento e non solo. Non c’era stato ancora nessun processo contro di me, tutto era stato disposto sulla base della presunzione del reato».

Durante una delle sue “evasioni”, quando si reca di fronte al tribunale di Torino per portare sostegno durante il processo agli inquisiti per i fatti del 3 luglio 2011, viene prelevata da alcuni agenti, che la trattengono per una giornata. «Mi fu fatto il processo per direttissima, al termine del quale mi furono dati 8 mesi di domiciliari in aggiunta a quelli che già avevo scontato». Ma, come in precedenza, Nicoletta sceglie di non piegarsi a quanto disposto. Ed è la giustizia stessa a darle ragione. Il 30 dicembre del 2016, infatti, a seguito del ricorso presentato dai suoi avvocati, la Cassazione stabilisce, in prima istanza, che non vi sono prove sufficienti a sostegno delle accuse di violenza per i fatti del 2015 e decreta la revoca delle misure cautelari. L’accusa viene alla fine derubricata a danneggiamento, con una multa di 800 euro. Nel frattempo, il processo per le “evasioni” procede: «gli agenti avevano fatto i verbali di tutte le volte che mi avevano vista uscire, contanto alla fine 130 violazioni. Hanno messo insieme le condanne e così si è arrivati a un anno e nove mesi». La notifica è stata consegnata lo scorso sabato 1° giugno dai carabinieri.

Al netto di quanto accaduto, Nicoletta è tuttavia molto chiara sulle sue posizioni. «Non avrei chiesto nessuna attenuante, perchè continuo a pensare che chi può permettersi di farlo non deve trattare con questa giustizia ingiusta. Chi è giovane ha da perdere, ma io no». E aggiunge: «Quello che facciamo, come Movimento, ha sempre un significato politico ed è sempre condiviso. Il potere non finge nemmeno più di velare la sua arroganza, la usa con tutta la sua forza in ogni momento. Per questo non mi pento: rifarei tutto altre mille volte perchè era giusto farlo. Non è una questione mia individuale, ma è una lotta per tutti, contro un sistema sbagliato».

[di Valeria Casolaro]

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4 Commenti

  1. Indipendentemente dalle ragioni della protesta (che, da residente in provincia di Torino, condivido appieno), la mia massima stima a questa grande grandissima donna, che a 78 propina lezioni di resistenza pacifica a questo stato (volutamente con la “s” minuscola) che oramai è solo più uno strumento di sperpero di denaro pubblico a fini privati (spesso praticamente inutili e dannosi, come la TAV).

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