A Torino, un’ordinanza del giudice civile ha accolto il ricorso d’urgenza avanzato da numerosi cittadini riguardo l’alberata di Corso Belgio, che da mesi combattono contro un progetto di riqualificazione deciso dal Comune finalizzato alla sostituzione di 240 aceri con alberi più piccoli. Pur sancendo che il taglio degli alberi andrà comunque avanti, l’ordinanza ha stabilito che gli abbattimenti non dovranno essere eseguiti entro il limite di 18 mesi originariamente stabilito dal Comune e che i tagli potranno essere dilazionati in lotti concordati in modo da ridurre l’impatto sul quartiere “entro l’arco temporale di 5 anni” ed entro la quota annuale del 20%. Inoltre, gli alberi abbattuti dovranno essere sostituiti con piante di dimensione notevolmente maggiore rispetto a quella originariamente prevista. La vera novità sta però nel fatto che l’ordinanza fissa due principi fondamentali. Il primo è la legittimazione attiva per il cittadino di rivolgersi al giudice ordinario per la tutela del suo diritto alla salute. Il secondo è che il verde in ambito cittadino contribuisce sensibilmente al contenimento del calore e quindi appunto alla salute dei cittadini.
Dopo quasi un anno, la contesa giuridica sull’alberata di corso Belgio termina dunque con l’accoglimento parziale del ricorso presentato dai cittadini e la condanna del Comune al pagamento delle spese legali. A esultare è il Comitato “Salviamo gli alberi di Corso Belgio”, che all’interno di una nota parla di una sentenza “destinata a fare giurisprudenza”, che “riconosce il danno alla salute che il progetto causerebbe (e ha causato)”. Nel comunicato, i membri del Comitato hanno dichiarato che la pronuncia ha riconosciuto che, “se realizzato come pretendeva l’Amministrazione, per grandi lotti e in un tempo massimo di 18 mesi, il progetto avrebbe causato ai ricorrenti (e agli altri abitanti della zona) un danno alla salute”, essendo stato “confermato il nesso generale tra eccesso di temperatura e salute, in termini non solo di ricoveri ospedalieri ma anche di mortalità”. Il Comitato ha inoltre espresso soddisfazione per il fatto che il giudice abbia “colto in senso favorevole ai ricorrenti il riferimento alla ‘foresta urbana’ contenuto nella relazione finale del CTU”, dopo che i legali del Comune hanno “contestato la legittimazione attiva di alcuni cittadini non residenti in corso Belgio”. Infatti, “se la ‘rilevanza della foresta urbana’ è da considerare ‘nel suo complesso’ – scrivono i cittadini –, allora l’interesse legittimo a difendere il diritto alla salute non è limitato ai residenti nel luogo preciso in cui avviene l’abbattimento”, ma “si estende agli abitanti della zona e potenzialmente all’intera cittadinanza”.
Come ha dimostrato un rapporto di Legambiente, Torino è la città più inquinata d’Italia, avendo superato di più del doppio i limiti previsti dall’OMS per quanto riguarda la concentrazione di PM10 (polveri sottili inquinanti) nell’aria. Anche e soprattutto per questo motivo, il Comitato ha rinvigorito la sua battaglia per la difesa del verde pubblico, con l’obiettivo che vengano preservate le sue funzioni ecosistemiche e di mitigazione. La riqualificazione di Corso Belgio era stata decisa con la delibera n.528 del 26 Luglio 2022 che affermava che l’alberata fosse“ in condizioni di criticità” senza però rimandare ad alcun documento scientifico che lo dimostrasse. Il Comune, inoltre, non ha fornito alcuna prova nemmeno in seguito alle richieste avanzate dalla cittadinanza. Il Comitato a difesa dell’alberata aveva dunque scelto di intraprendere un’azione legale, presentando un ricorso d’urgenza al Giudice Civile per la tutela del diritto alla salute.
[di Stefano Baudino]