domenica 24 Novembre 2024

Continuano le proteste degli agricoltori: bloccato il confine Spagna Francia

Nonostante spariti dai canali mediatici, gli agricoltori non hanno mai smesso di protestare, tanto che nella giornata di ieri sono tornati alla ribalta con una nuova rumorosa mobilitazione che aveva per oggetto il confine tra Spagna e Francia. Più di500 agricoltori si sono infatti schierati su oltre una dozzina di strade nei pressi dei valichi di frontiera addosso ai Pirenei, bloccando il traffico nei punti di accesso posti in mezzo ai due Paesi. A pochi giorni dalle elezioni europee, nella speranza di avere un impatto su di esse, i lavoratori di categoria non smettono così di fare sentire la propria voce, e reclamano che vengano risolti i problemi di iniquità che essi credono essere presenti nelle istituzioni e nelle leggi europee.

La manifestazione degli agricoltori è stata organizzata congiuntamente da sindacati di categoria provenienti da ambedue i Paesi. Nello specifico, le centinaia di manifestanti sono arrivate coi trattori in numerosi punti di confine, bloccando il traffico sui valichi e causando non pochi disagi tanto al flusso di automobili, quanto ai settori della logistica e dei trasporti. Non sono mancate a tal proposito lamentele da associazioni del settore, come nel caso della spagnola Fenadismer; assente per ora una stima quantitativa dei danni, ma secondo la stessa Fenadismer almeno 20.000 camion sarebbero stati momentaneamente bloccati dalla presenza dei trattori. Nello specifico, i blocchi avrebbero colpito numerose aree di confine, che sarebbero state chiuse dai presidi da entrambe le parti: secondo quanto riporta Trànsit, il servizio catalano di viabilità che fa capo direttamente al Dipartimento dell’Interno della regione della Catalogna, a essere colpite sarebbero state l’autostrada AP-7 in almeno tre diversi punti,  la Nazionale N-II in almeno altrettanti punti e la N260 in un punto. Altre fonti riportano blocchi in almeno altre otto strade tanto su lato francese quanto su lato spagnolo.  Fenadismer per esempio parla anche di blocchi sulle strade AP-8, A-136, N-330, N-230, N-141, N-145, N-152, C-38. Su una delle strade, gli agricoltori si sono fermati anche a cucinare una paella.

I vari presidi di ieri hanno certamente avuto una forte eco mediatica, restituendo voce agli agricoltori che da mesi si mobilitano contro le istituzioni europee. La verità, infatti, è che le proteste dei lavoratori del settore non si sono mai fermate, e sono continuate in numerosi Paesi e altrettante città, specialmente a Bruxelles. Le proteste sono iniziate verso la fine dell’anno scorso, e contestano nello specifico le manovre del Green Deal europeo, criticato in particolar modo per l’aumento del prezzo del gasolio e per le sue misure troppo stringenti; a tali motivazioni si aggiunge anche il crescente aumento dei prezzi dei prodotti agricoli di qualsivoglia natura, dai fertilizzanti ai macchinari, come anche la sempre maggiore sfiducia nei confronti delle istituzioni e dei sindacati, accusati di fare gli interessi delle «grandi multinazionali» e dei «burocrati europei», e di avere abbandonato i lavoratori di categoria a sé stessi. Ultima, ma non meno importante l’accusa lanciata alle istituzioni comunitarie di applicare due pesi e due misure nella gestione del grano ucraino, che secondo loro sarebbe favorito dalle norme comunitarie, e andrebbe così a creare un sistema di concorrenza sleale.

Le proteste degli agricoltori hanno avuto una ingente restituzione mediatica specialmente a gennaio e febbraio, mesi in cui presidi e manifestazioni erano arrivati ovunque: in Germania i contadini si erano resi protagonisti di una delle più rumorose proteste del continente, circondando numerose città, istituendo blocchi urbani, e occupando le autostrade; in Francia le proteste sono andate avanti per mesi e sono arrivate a paralizzare il Paese; in Romania e in Paesi di frontiera con l’Ucraina i cortei hanno coinvolto anche i trasportatori, visto che anch’essi  lamentavano l’applicazione di due pesi e due misure da parte dell’UE. In Italia le proteste sono arrivate nella seconda metà di gennaio e sono andate avanti all’incirca per un mese, coinvolgendo numerose città.

[di Dario Lucisano]

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