giovedì 21 Novembre 2024

Dopo 30 mesi di sanzioni, la Russia è entrata nella classifica dei Paesi ad alto reddito

Nonostante 30 mesi di sanzioni occidentali abbiano cercato in tutti i modi di indebolire l’economia di Mosca, la Banca Mondiale ha recentemente inserito la Russia nei Paesi ad alto reddito. Nel 2023, infatti, l’economia del gigante eurasiatico è passata dalla categoria a reddito medio-alto a quella ad alto reddito, che si raggiunge quando il Reddito medio lordo (RML) pro-capite è pari o superiore a 13.485 dollari. Attualmente, il reddito nazionale lordo pro capite in Russia è di 14.250 dollari: lo scrive la Banca Mondiale nel documento intitolato “Classificazione dei Paesi della Banca Mondiale in base al livello di reddito per il 2024-2025”. Dopo le previsioni del Fondo Monetario Internazionale di aprile, secondo cui la Russia crescerà più di tutte le economie avanzate nel mondo nel 2024, con una crescita del 3,2%, la Banca Mondiale conferma l’andamento positivo dell’economia di una delle nazioni più bersagliate dalle sanzioni del blocco euro-atlantico.

I pronostici dei “profeti” occidentali circa il crollo dell’economia russa, dunque, continuano a rivelarsi clamorosamente errati. Sarà per questo che i principali analisti e giornali finanziari occidentali hanno fondamentalmente ignorato la notizia sulla crescita della ricchezza pro-capite russa. Mosca, invece, ha commentato positivamente il dato, sottolineando il fallimento delle sanzioni: «Questo passo della Banca Mondiale rappresenta il riconoscimento del successo della politica economica delle autorità russe nell’ultimo decennio da parte di una rinomata istituzione globale, nonostante le restrizioni commerciali e finanziarie illegali introdotte nei nostri confronti», ha commentato il direttore esecutivo della banca russa Roman Marshavin.

«L’attività economica in Russia è stata influenzata da un forte aumento dell’attività militare nel 2023, mentre la crescita è stata anche stimolata da una ripresa del commercio (+6,8%), del settore finanziario (+8,7%) e delle costruzioni (+6,6%). Questi fattori hanno portato ad aumenti sia del PIL reale (3,6%) che nominale (10,9%) e l’Atlas GNI [Reddito Nazionale Lordo espresso in dollari statunitensi utilizzando fattori di conversione derivati ​​secondo il  metodo Atlas, N.d.R.] pro capite della Russia è cresciuto dell’11,2%», si legge nel documento della Banca Mondiale che precisa che, oltre alla Russia, quest’anno anche Bulgaria e Palau sono passate nella fascia ad alto reddito. Non solo l’economia di guerra ha contribuito al buon andamento dello sviluppo del colosso eurasiatico, ma anche i generosi contributi pubblici distribuiti dallo Stato a soldati e dipendenti, a conferma del fatto che un oculato intervento dello Stato nell’economia apporta risultati positivi, contrariamente al dogma imposto dal modello neoliberista.

Un grafico archiviato della Banca Mondiale mostra che da quando Vladimir Putin è salito al potere, il primo gennaio del 2000, fino al 2013, il Reddito Nazionale Lordo (RNL) pro-capite è salito da 1710 dollari a 15.160 dollari nel 2013, prima di scendere nuovamente nel 2014, a seguito delle sanzioni che l’amministrazione Obama aveva imposto a Mosca dopo l’annessione della Crimea, rientranti nel contesto più ampio del cambio di regime avvenuto a Kiev nel medesimo anno. Dopo una diminuzione del reddito tra il 2014 e il 2017, il RNL pro-capite è tornato a crescere fino al 2023 con un calo solo nel 2020 a causa della crisi innescata dal Covid. Nel 2023, il dato si attesta a 14.250 dollari: il che significa che non ha raggiunto il livello del 2013 pari a 15.160 dollari. Tuttavia, l’elemento importante da rilevare è che in termini di parità di potere d’acquisto (PPA), il dato sul RNL pro-capite del 2023 è andato ben oltre a quello del 2013: in termini reali, infatti, nel 2013 era pari a 36.631 dollari, mentre nel 2023 ha toccato i 39.221 dollari. In altre parole, i russi sono più ricchi ora di quanto lo fossero nel periodo precedente l’imposizione delle prime sanzioni da parte dell’amministrazione Obama.

Come anticipato, la notizia ha trovato scarso risalto sui media occidentali, i quali quando non accusano i dati positivi sull’economia russa di essere il frutto della propaganda del Cremlino, li ignorano direttamente, come accaduto in buona parte in questo caso. Ammettere la crescita dell’economia e del reddito pro-capite russo, infatti, significa ammettere il fallimento delle sanzioni che analisti, politici e media occidentali hanno acclamato all’unanimità come l’arma più efficace per sconfiggere Putin e la sua «guerra di aggressione» all’Ucraina. Ora che i fatti hanno apertamente sconfessato le previsioni degli analisti “filo-atlantici”, ogni notizia che sottolinea come l’economia russa stia registrando risultati migliori di quelli di molti Stati europei, nonostante le sanzioni, viene non di rado bollata come il prodotto della «disinformazione russa».

[di Giorgia Audiello]

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5 Commenti

  1. Non è il fallimento delle sanzioni, ma più esattamente il fallimento USA con l’abbandono di ogni ideale e la fine di ogni innovazione, ovviamente non lo si può dire così come non si poteva dire che Biden è demente non per motivi suoi personali, ma perché un sistema a Piramide non può che creare demenza al vertice.

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