martedì 16 Luglio 2024

Terremoto dell’Aquila, nessun risarcimento per gli studenti morti: “furono incauti”

Non vi sarà alcun risarcimento per le famiglie dei sette studenti fuorisede morti durante il terremoto che ebbe luogo a L’Aquila nel 2009. Secondo i giudici, governo e istituzioni sono innocenti. La Corte d’Appello ha infatti confermato la sentenza emessa in primo grado nel 2022, che attribuiva ai comportamenti dei ragazzi residenti nella palazzina in via Gabriele D’Annunzio 14 (la Casa dello Studente) la responsabilità della propria sorte. Secondo i giudici, gli studenti sono morti per via della decisione «incauta» di rimanere nello stabile e non per la gestione dell’emergenza da parte della Protezione Civile o delle istituzioni. I famigliari dovranno inoltre pagare l’intero ammontare delle spese processuali, per un valore di circa 14 mila euro.

Furono 13, in tutto, le persone che persero la vita nel crollo della Casa dello Studente, dove si trovavano i sette giovani. La sentenza del tribunale non ha infatti riconosciuto una qualche responsabilità da parte delle istituzioni per il fatto di aver adeguatamente informato sui rischi la popolazione cittadina in merito alla gravità della situazione – nonostante l’allora vice capo della Protezione Civile, Bernardo de Bernardinis, sia stato condannato nel 2022 a due anni di carcere, confermati in Cassazione, per le dichiarazioni rilasciate in un’intervista televisiva, nella quale tranquillizzava i cittadini prima del terremoto. Secondo quanto stabilito dalla sentenza del tribunale, questi non uscirono di casa in base a una scelta «incauta» presa autonomamente e non perché «rassicurati» dalla Protezione Civile. In base a quanto definito dai giudici, infatti, l’insieme delle prove acquisite «ha smentito o, comunque, non ha dato conferma della tesi che gli esperti partecipanti alla riunione del 31 marzo – ad esclusione del De Bernardinis, vice di Bertolaso [allora capo della Protezione Civile, ndr], il quale, peraltro, alla stessa non diede alcun contributo scientifico – avessero, a priori, l’obiettivo di tranquillizzare la popolazione e, quindi, di contraddire o minimizzare quanto desumibile dai dati oggetto della loro valutazione scientifica». In primo grado, il tribunale de L’Aquila aveva condannato a sei anni tutti i membri della Commissione Grandi Rischi, riunitasi nel capoluogo il 31 marzo 2009, a una settimana dal terremoto. In seguito, erano stati quasi tutti assolti in appello, mentre De Bernardinis fu condannato.

Una sentenza simile fu emessa nel 2022, quando il Tribunale de L’Aquila determinò una colpa al 30% attribuibile alle vittime del crollo della palazzina di via Campo di Fossa (nel quale morirono 24 persone) in quanto queste mantennero una «condotta incauta» non essendo uscite in strada una volta cominciate le scosse di terremoto.

L’evento sismico de L’Aquila ebbe luogo alle 3.32 del 6 aprile 2009. In quel momento, una scossa di magnitudo 6.3 scosse la terra intorno al capoluogo abruzzese e a 56 altri borghi, causando la morte di 309 persone e il ferimento di altre 1.500. Gli sfollati furono circa centomila.

[di Valeria Casolaro]

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