mercoledì 17 Luglio 2024

Gli investimenti degli italiani in criptovalute mettono in allarme la Banca d’Italia

Il 2024 è già l’anno record per il numero di investimenti in criptovalute da parte degli italiani, che ammontano ad oggi a ben 2,7 miliardi di euro. La Banca d’Italia ha per questo lanciato l’allarme, in particolare in riferimento alle criptovalute «non garantite» (come Bitcoin). Queste si trovano infatti al di fuori del controllo dell’autorità e sono quindi utilizzabili anche per scopi negativi – quali elusione delle tasse, riciclaggio di denaro e finanziamento al terrorismo -, oltre che essere rischiose per la loro alta volatilità e la possibilità di incappare in truffe. Tuttavia, se da un lato è vero che l’utilizzo di queste criptovalute può nascondere operazioni oscure, dall’altro esse permettono la decentralizzazione del potere finanziario ed economico.

Il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, ha lanciato un monito agli investitori, spiegando che presto il Paese sarà dotato di tutte le normative UE in materia di criptovalute. Nel corso dell’intervento del 9 luglio scorso all’assemblea annuale dell’Associazione Bancaria Italiana, Panetta ha illustrato i pericoli che si celano dietro a questi strumenti economico-finanziari digitali, in particolare quelli che definisce «non garantiti», tra i quali l’alta possibilità di incorrere in truffe, l’alta volatilità e la mancanza di requisiti propri di una valuta a corso legale. Panetta ha spiegato che, mentre le stablecoins (quali Tether e USD Coin) sono strumenti digitali il cui valore è legato a quello di un portafoglio di attività (le cosiddette attività di riserva quali valute, depositi, titoli), le criptovalute «non garantite» (quali Bitcoin ed Ethereum) non sono emesse da alcun operatore, sono prive di valore intrinseco e non generano flussi di reddito come cedole o dividendi. Esse sono infatti create mediante procedure informatiche e non vi è alcun soggetto né attività reale o finanziaria che ne assicuri il valore. I detentori di valute digitali «non garantite», ha spiegato il governatore della Banca d’Italia, hanno spesso come obiettivo principale quello di rivenderle a prezzi maggiori oppure di eludere le norme in materia fiscale, di lotta al riciclaggio del denaro o legate al contrasto del terrorismo. Queste attività rappresentano di fatto un contratto speculativo ad alto rischio, ha spiegato Panetta, motivo per il quale il loro valore registra fortissime oscillazioni e quindi un’alta volatilità. Inoltre, ha riferito il governatore, queste valute virtuali non posseggono le caratteristiche per svolgere le tre funzioni proprie della moneta: mezzo di pagamento, riserva di valore e unità di conto.

Secondo i dati pubblicati da OAM (Organismo Agenti e Mediatori), nel primo trimestre del 2024, 1,8 milioni di soggetti hanno inviato i propri dati identificativi all’organismo e il 75% di questi detiene criptovalute, per un controvalore complessivo di 2,7 miliardi di euro. Pertanto, spiega OAM nel suo rapporto, «il valore medio delle criptovalute detenute dai clienti è pari a 2.030,81 euro. Nel primo trimestre del 2024 sono state effettuate 3.320.172 operazioni di conversione da valuta legale a virtuale (in media 9,4 operazioni per cliente con un importo di 309 euro) e 2.977.422 operazioni di conversione da valuta virtuale a legale (in media 9,3 operazioni per cliente con un importo di 928 euro). La maggior parte dei clienti nella forma di persone fisiche è compresa tra i 18 e i 29 anni (36%) e tra i 30 e i 39 anni (28%). Per quanto riguarda la distribuzione geografica dei clienti nella forma di persone giuridiche, la maggior parte si trova nel Nord Italia (49%) e all’estero (31%), mentre il Centro e il Sud rappresentano rispettivamente l’11% e l’8%. Sembrerebbe, quindi, che le attività degli exchange siano più concentrate nelle Regioni economicamente più sviluppate e con maggiore apertura internazionale. Dai dati pubblicati da OAM si evince poi che i grandi operatori dominano il mercato secondo ogni punto di vista. Per quanto concerne le operazioni di conversione da valuta virtuale a legale, i grandi operatori coprono l’82,3% del totale, per un controvalore di oltre 2,2 miliardi di euro. Giganti quali BlackRock, infatti, investono enormi quantità di risorse in queste criptovalute.

Banca d’Italia e Consob, in collaborazione OAM, hanno condotto, tra l’8 e il 24 novembre 2023, un’indagine conoscitiva al fine di comprendere il potenziale livello di interesse a svolgere in Italia attività rientranti nell’ambito applicativo di MiCAR (il Market in Crypto Asset Regulation), il regolamento europeo relativo ai mercati delle cripto-attività, la cui applicazione si completerà quest’anno. Dall’indagine, risulta esserci un certo interesse a sviluppare il mercato all’interno del nostro Paese, sebbene non in tutte le attività finanziarie possibili. Come spiegato da Panetta il 9 luglio scorso, Banca d’Italia e Consob, sulla base dello schema di decreto legislativo recentemente approvato, saranno chiamate a esercitare le funzioni di vigilanza previste dal nuovo assetto. MiCAR individua le tipologie di strumenti rappresentati sotto forma digitale (tokens) soggetti alla sua disciplina: i tokens di moneta elettronica (electronic money tokens, EMT), il cui valore è legato a quello di una sola valuta ufficiale, quelli collegati a una o più attività sottostanti (asset-referenced tokens, ART) e le criptoattività non garantite e gli utility tokens. Dato il loro ancoraggio ad attività sottostanti, solo gli EMT e gli ART appartengono alla categoria delle stablecoins. MiCAR interviene in modo diverso su queste tipologie di criptoattività. Nel caso degli EMT e degli ART, la nuova legislazione europea che entrerà in funzione stabilisce precisi requisiti per i tokens e obblighi puntuali a carico sia degli intermediari che li emettono o li distribuiscono, sia degli operatori che partecipano a vario titolo al mercato. Al contrario, nel caso delle criptoattività non garantite e degli utility tokens, la disciplina rimane per lo più confinata a meri obblighi di notifica preventiva e pertanto tali prodotti rimangono di fatto al di fuori del perimetro regolamentare. Secondo Panetta, «le nuove disposizioni contribuiscono a dare ordine al mercato delle criptoattività, anche se in alcuni casi la loro efficacia si scontra con la complessità e la continua evoluzione dei fenomeni trattati».

Sebbene sia del tutto comprensibile la cautela e l’attenzione che gli organismi competenti chiedono agli investitori, come sulla possibilità di truffe e raggiri o su l’alta volatilità delle criptovalute, nondimeno sono le stesse precauzioni e avvertenze che possono riguardare una grande varietà di prodotti finanziari i quali sono caratterizzati dalla loro natura del rischio, più o meno elevato. Certamente, gli Stati non guardano di buon occhio le criptovalute in quanto, fino al momento, sono perlopiù operanti al di fuori dei confini del proprio controllo. Se è vero che dietro ciò si possono nascondere operazioni che riguardano organizzazioni criminali e terroristiche, è altrettanto vero che tali monete permettono una decentralizzazione del potere finanziario ed economico, attualmente accentrato nelle mani di poche persone che controllano organismi e istituzioni che nel tempo hanno dimostrato di sostenere maggiormente gli interessi delle classi più agiate, le stesse che cercano in ogni modo di mantenere le regole del gioco affinché il potere rimanga nelle loro mani.

[di Michele Manfrin]

Ti è piaciuto questo articolo? Pensi sia importante che notizie e informazioni come queste vengano pubblicate e lette da sempre più persone? Sostieni il nostro lavoro con una donazione. Grazie.

L'Indipendente non riceve alcun contributo pubblico né ospita alcuna pubblicità, quindi si sostiene esclusivamente grazie agli abbonati e alle donazioni dei lettori. Non abbiamo né vogliamo avere alcun legame con grandi aziende, multinazionali e partiti politici. E sarà sempre così perché questa è l’unica possibilità, secondo noi, per fare giornalismo libero e imparziale. Un’informazione – finalmente – senza padroni.

Articoli correlati

4 Commenti

  1. Non si parla del punto cruciale: Le criptomonete inquinano dannatamente, richiedono immense quantità di elettricità per il mining e poi 24/
    È come se il denaro dovesse essere costruito in forno e continuamente tenuto in Forno ad altissime temperature.
    Per non parlare poi del più piccolo movimento che va spartito in infiniti computers, vogliamo smetterla di fare i Pazzi o si vogliono costruire anche le poltrone senza gambe che restino sollevate da magneti di decine di migliaia di kilowatt ora?

  2. Se è vero che dietro le Cryptovalure si possono nascondere operazioni che riguardano organizzazioni criminali e terroristiche, è altrettanto vero che tali operazioni si nascondono anche dietro alla moneta ufficiale, qualla garantita (garantita?). Le organizzazioni criminali esistono da prima del Bitcoin, usavano forse conchiglie per organizzare attentati e furti? Certi prodotti finanziari garantiti (garantiti?) sono molto più volatili del Btc e hanno creato danni mostruosi in passato. Dov’erano i cosiddetti garanti? Se il Btc è così demoniaco come Panetta lo dipinge, come mai BlackRock è diventato il maggior detentore di Btc al mondo? Creando in questo modo una (questa si) demoniaca denaturazione del Btc? Mi sentirei di dire che Satoshi non aveva ihn mente una cosa come questa. Comunque… lunga vita al Bitcoin e che un Bitcoin seppellisca i Banksters.

Iscriviti a The Week
la nostra newsletter settimanale gratuita

Guarda una versione di "The Week" prima di iscriverti e valuta se può interessarti ricevere settimanalmente la nostra newsletter

Ultimi

+ visti

Grazie per aver già letto

10 dei nostri articoli questo mese.

Chiudendo questo pop up potrai continuare la lettura.
Sappi però che abbiamo bisogno di te,
per continuare a fare un giornalismo libero e imparziale.

Clicca qui e  scopri i nostri piani di abbonamento e supporta
Un’informazione – finalmente – senza padroni.

ABBONATI / SOSTIENI