Il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha recentemente firmato 7 decreti Via (Valutazione impatto ambientale) che hanno ad oggetto altrettanti rinnovi di concessioni minerarie, progetti di messa in produzione di pozzi e di perforazione off-shore (a mare) ed on-shore (a terra) in varie regioni d’Italia. Nello specifico le valutazioni di impatto ambientale, che si sono concluse «con esito positivo», hanno riguardato soprattutto l’Emilia Romagna a causa delle Via sui rinnovi delle concessioni Barigazzo e Vetta per la coltivazione di idrocarburi gassosi, nonché sui progetti di messa in produzione del giacimento per la coltivazione di idrocarburi denominato Teodorico e del pozzo a gas naturale Podere Maiar 1dir. Inoltre, sulla base di concessioni di coltivazione di petrolio e gas già presenti, sono state valutati positivamente anche i progetti di perforazione del pozzo Calipso 5 Dir nelle Marche, Donata 4 Dir fra Marche e Abruzzo e del pozzo esplorativo Lince 1, in Sicilia.
Va ricordato, però, che tali decreti non costituiscono un’approvazione definitiva, bensì semplicemente un’autorizzazione intermedia in quanto non si tratta di titoli minerari. Inoltre, attualmente essi sono legittimi ma con il Pitesai (Piano per la Transizione Energetica Sostenibile delle Aree Idonee), che sarà approvato entro il 30 settembre 2021, potrebbero non avere alcun valore nel caso in cui le relative aree di interesse dovessero risultare non idonee alla trivellazione ed alla ricerca. Dunque, non si capisce il motivo di questa frettolosa valutazione di impatto ambientale, a maggior ragione se si tiene conto del fatto che i progetti in questione sono rimasti fermi per anni al Ministero. In più, questi ultimi sono in contrasto con il Green Deal, l’obiettivo dell’Unione Europea di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, come dichiarato dalla stessa Commissione europea in seguito ad un’interrogazione parlamentare promossa da Eleonora Evi, l’europarlamentare dei Verdi.
Per tutti questi motivi, sono subito arrivate le critiche da parte delle associazioni ambientaliste. Tra queste, l’associazione Re:Common ed il movimento Fridays For Future, che si sono immediatamente schierati contro tali decreti definendoli una «vergogna senza fine» e sottolineando che questi ultimi sono stati firmati proprio dal ministro che dovrebbe occuparsi della transizione ecologica. Di certo l’azione del ministro Cingolani stride con le parole del presidente del Consiglio Draghi, che dichiarò che il suo sarebbe stato «un esecutivo ambientalista».
[di Raffaele De Luca]