In migliaia ieri pomeriggio hanno affollato le strade di Napoli per ricordare le tre vittime del crollo del ballatoio nella vela celeste di Scampia, avvenuto una settimana fa, e chiedere per l’ennesima volta una soluzione abitativa concreta. Il corteo è partito da Piazza Dante e, dopo aver guadagnato manifestanti lungo le vie del centro, ha raggiunto Palazzo San Giacomo, sede dell’amministrazione comunale. Qui una delegazione del Comitato Vele di Scampia 167, promotore della manifestazione, ha incontrato il sindaco Gaetano Manfredi, esponendo le richieste di una popolazione da anni abbandonata a sé dalle istituzioni e ora raccolta nel dolore del lutto: uscire dall’emergenza attuale attraverso interventi rapidi e, nel frattempo, costruire la Scampia che verrà, attraverso la demolizione dei restanti “mostri di cemento” e la realizzazione dei nuovi alloggi.
Casa, lavoro, dignità. Queste le parole scandite dalle migliaia di persone scese in piazza a Napoli, nonostante l’estate inoltrata e i 35 °C del pomeriggio partenopeo. Un appuntamento che la società civile non ha mancato, a ventiquattro ore dai funerali di Roberto Abruzzo, Patrizia Della Ragione e Margherita Della Ragione, morti a seguito del crollo avvenuto nella vela celeste di Scampia, le cui condizioni fatiscenti erano state più volte denunciate dagli abitanti negli ultimi anni. Non versano in uno stato migliore la vela rossa e la vela gialla, che secondo il progetto ReStart Scampia dovrebbero essere demolite, così come avvenuto in passato con altre quattro vele. Per quella celeste, invece, viste le sue condizioni relativamente migliori (il che lascia intendere il livello infrastrutturale generale) si scelse la riqualificazione. L’inchiesta avviata dalla Procura di Napoli vaglierà anche l’ipotesi di causalità tra tali lavori, iniziati pochi mesi fa, e il cedimento che il 22 luglio scorso ha causato, oltre alle tre vittime, anche tredici feriti, tra cui sette bambine. Utile al lavoro dei magistrati sarà la relazione che nel 2016 accompagnò il progetto ReStart Scampia, secondo cui “l’intera rete di collegamento pedonale tra i vari piani [della vela celeste, ndr] è costituita da passerelle in acciaio e cemento armato tra due corpi di fabbrica paralleli. Tale struttura si trova in uno stato di degrado dovuto a fenomeni di forte corrosione per la scarsa manutenzione. In molte parti si notano distacchi delle stesse passerelle con grave pericolo per i residenti”.
Nell’attesa che la giustizia faccia il proprio corso, gli abitanti del capoluogo campano tengono alta l’attenzione su Scampia, pressando le istituzioni accusate di abbandono e noncuranza. Quello che ha raggiunto Palazzo San Giacomo è stato un corteo inconsueto, con pochi striscioni e bandiere, che ha alternato dolore, tristezza e rabbia per quello che più volte è stato definito un disastro annunciato. Le voci del corteo hanno sottolineato le mancanze delle amministrazioni – a più livelli -, che a distanza di una settimana non hanno trovato una soluzione concreta e unitaria agli oltre ottocento sfollati della vela celeste. Chi ha potuto ha cercato una sistemazione presso familiari e amici; in circa trecento, invece, sono entrati nella sede di quartiere della Federico II, trovando l’immediato sostegno degli studenti. Nelle stesse ore – quelle immediate al crollo – si è messa in moto la macchina della solidarietà, con la rete di associazioni partenopee inondata di donazioni dei cittadini.
Ieri, a distanza di otto giorni, l’amministrazione locale ha battuto un colpo, istituendo il Fondo Comunale di Solidarietà – Per Scampia, destinato all’acquisto di beni di consumo e prestazioni di servizi a favore delle famiglie coinvolte nel crollo. «La Giunta ha deliberato il finanziamento del Fondo con risorse del Comune di Napoli pari a 100mila euro come dotazione iniziale. In tale fondo potranno confluire poi le donazioni di soggetti collettivi e di singoli cittadini», si legge sul sito del Comune di Napoli, dove sono state aggiunte le coordinate utili per gli aiuti.
Alla delegazione del Comitato Vele il sindaco Manfredi ha avanzato due soluzioni all’attuale fase emergenziale: camere d’albergo e contributo economico per sistemazioni volontarie. Nel primo caso la disponibilità si ferma a quota 50 stanze, mentre per il secondo il Comune ha stanziato un milione di euro. Fino alla fine del 2024 le famiglie sfollate potranno ottenere un sussidio compreso tra 400 e 900 euro, a seconda della composizione del nucleo, per affittare un alloggio. Cosa non semplice vista la piega presa dal mercato immobiliare nel napoletano, dove la proliferazione dei B&B e la turistificazione hanno assottigliato l’offerta per gli affitti a lungo termine. Agli affittuari vengono poi richieste buste paga e mensilità anticipate. Il lavoro dell’amministrazione comunale non può quindi definirsi esaurito con il prelievo di un milione di euro dal fondo di riserva dell’anno 2024.
Lo sanno bene gli abitanti di Scampia che ieri sono scesi in strada e continueranno a farlo per tenere alta l’attenzione su quanto accaduto e vedere trasformate in realtà le loro richieste per una vita dignitosa.
[di Salvatore Toscano, con foto di Antonio De Falco]