venerdì 2 Agosto 2024

Il governo ha ufficialmente messo in vendita l’ex Ilva di Taranto

Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha pubblicato il bando per la vendita dell’Ex Ilva di Taranto, dando ufficialmente il via alla procedura per cedere Acciaierie d’Italia. Le manifestazioni di interesse dovranno essere presentate entro il 20 settembre, richiedendo un impegno da parte dei partecipanti per lo sviluppo della società e delle sue controllate, oltre che per la decarbonizzazione e il mantenimento dei livelli occupazionali. Sebbene sia data priorità alle offerte uniche, il bando non esclude la possibilità di cedere il gruppo in modo frammentato – vendendo quindi separatamente i singoli asset – ove queste non risultassero congrue. Il bando, firmato anche dai commissari delle diverse società in amministrazione straordinaria, tra cui Ilva in AS e Acciaierie d’Italia in AS, mira a trovare una soluzione complessiva per il gruppo, che include anche società come Ilva Servizi Marittimi, Taranto Energia, Socova e altre.

L’obiettivo del governo, esplicitato dal ministro Adolfo Urso, è di concludere le procedure di vendita entro la fine del 2024. In tempi brevi il MIMIT renderà pubblici i criteri con cui gli interessati potranno partecipare alla gara, ma nel frattempo il ministro Urso ha dichiarato che tra le finalità della procedura ci sono «lo sviluppo della produzione siderurgica in Italia, l’esecuzione delle misure di tutela ambientale volte alla riduzione delle emissioni di CO2 e l’impegno alla decarbonizzazione dei processi produttivi, in conformità alle prescrizioni della normativa nazionale ed europea», oltre alla «tutela dei livelli occupazionali, con l’obiettivo di ridurre significativamente il ricorso agli ammortizzatori sociali, mantenendo un costante dialogo con le parti sociali». Negli scorsi mesi, sei gruppi industriali avrebbero già effettuato visite all’impianto per valutare la fattibilità di un acquisto. Sarebbero, nello specifico, gli indiani di Vulcan Green Steel e Steel Mont, gli ucraini di Metinvest, i canadesi di Stelco Holdings e le italiane Sideralba e Marcegaglia. Nel frattempo, è in preparazione un altro bando per la vendita unitaria dei complessi aziendali di Sanac in AS, che comprende stabilimenti situati ad Assemini, Gattinara, Massa e Vado Ligure.

Il Tribunale fallimentare di Milano aveva dichiarato a fine febbraio lo stato di insolvenza per Acciaierie d’Italia spa, per la quale era partita l’amministrazione straordinaria. Nemmeno due settimane dopo, è stato approvato dal Parlamento il decreto salva-Ilva, con cui sono divenute definitive le misure urgenti per consentire l’avvio della procedura di amministrazione straordinaria per Acciaierie d’Italia. A inizio maggio, in seguito all’approvazione del Decreto Agricoltura, il Consiglio dei Ministri ha dato l’ok a ulteriori norme per garantire la continuità operativa dell’Ex Ilva, con un nuovo apporto di liquidità di ben 150 milioni di euro proveniente dalla gestione straordinaria dell’azienda. A tal fine, l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni ha infatti deciso di pescare denari dal «patrimonio destinato», ovvero da quella fetta di risorse finalizzate alla bonifica ambientale. Infine, il 12 luglio, la Commissione europea ha dato il via libera a un prestito ponte da 320 milioni per l’Ex Ilva. Il ministero delle Imprese e del Made in Italy ha ricevuto da Bruxelles la valutazione positiva sui termini del prestito, cin cui si prevede un tasso di interesse annuo dell’11,6%. In una nota, il MIMIT ha scritto che tale conferma «attesta la validità del piano industriale elaborato dalla gestione commissariale e la capacità dell’azienda di restituire la somma in tempi congrui e senza configurarsi come aiuto di Stato».

[di Stefano Baudino]

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