È stato raggiunto uno storico accordo tra Russia e Stati Uniti per un vasto scambio di prigionieri come non si vedeva dai tempi della Guerra Fredda. A rivestire il ruolo di Paese mediatore, coordinando le operazioni ad Ankara, è stata la Turchia, che in un comunicato ha reso noto che è stato effettuato uno scambio di «persone provenienti dalle carceri di sette Paesi diversi, ovvero Stati Uniti, Germania, Polonia, Slovenia, Norvegia, Russia e Bielorussia». Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha parlato dell’accordo come di una «impresa diplomatica». La Russia ha rilasciato più di una dozzina di prigionieri, volati verso diversi Paesi occidentali. Tra questi figurano l’ex marine Paul Whelan e il giornalista del Wall Street Journal Evan Gershkovich. Otto sono invece i cittadini russi rilasciati nelle scorse ore, che erano stati detenuti o condannati nei paesi NATO. il Cremlino ha ringraziato gli Stati che hanno contribuito allo scambio di prigionieri. Gli ex detenuti sono approdati tra la giornata di ieri e la mattinata di oggi nei rispettivi Paesi.
Negli USA, i prigionieri liberati sono stati accolti da scroscianti applausi presso la base militare di Andrews, vicino a Washington. Ad attenderli, il presidente Joe Biden, la vicepresidente Kamala Harris – che tra pochi mesi sfiderà con tutta probabilità Donald Trump nella corsa alla Casa Bianca – e i propri familiari. Biden ha dichiarato di aver sollecitato gli altri Paesi ad agire contro i propri interessi al fine di concretizzare lo scambio di prigionieri tra Washington e Mosca. «La decisione più difficile in questo caso è stata per gli altri paesi perché ho chiesto loro di fare alcune cose che andavano contro il loro immediato interesse personale. Ed è stato davvero molto difficile per loro farlo, in particolare per Germania e Slovenia», ha detto. Sul fronte russo, il capo del Cremlino Vladimir Putin ha accolto e ringraziato ieri all’aeroporto Vnukovo di Mosca gli otto cittadini russi liberati. Nelle stesse ore, l’ex presidente russo e attuale numero due del Consiglio di sicurezza, Dmitry Medvedev ha salutato con entusiasmo il ritorno in Russia degli ex prigionieri, aggiungendo: «Vorrei ovviamente che i traditori della Russia marcissero in una prigione o morissero in prigione», ma «è più utile recuperare i nostri, coloro che hanno lavorato per il Paese, per la patria, per tutti noi».
Fra coloro che sono tornati negli USA c’è il giornalista statunitense Evan Gershkovich, reporter 32enne del Wall Street Journal, primo giornalista occidentale a essere detenuto in Russia con l’accusa di spionaggio dall’epoca sovietica. Per la stessa ragione era stato imprigionato dai russi anche Paul Whelan, ex marine statunitense di nazionalità britannica, irlandese e canadese. Nello scambio è coinvolto anche il cittadino tedesco Rico Krieger, condannato a morte in Bielorussia e graziato dal presidente del Paese Alexander Lukashenko, così come due alleate del defunto oppositore Alexei Navalny, le russe Lilia Tchanycheva e Ksenia Fadeyeva, che erano state condannate per “estremismo”. Tra i russi tornati in patria con lo scambio di prigionieri ci sono, tra gli altri, Vadim Krassikov, accusato di essere stato reclutato dall’FSB e condannato all’ergastolo in Germania, l’uomo d’affari Vladislav Klyushin, condannato come hacker a 27 anni e detenuto negli Stati Uniti, nonché la presunta coppia di spie russe Artiom Doultsev e Anna Doultseva, arrestati nel 2022 in Slovenia e condannati per “spionaggio e falsificazione di documenti”.
Questo passaggio non costituisce un tassello inedito nei rapporti USA-Russia, dal momento che più volte, negli ultimi anni, sono stati effettuati scambi di prigionieri. Certo è che un’operazione di tale portata testimonia come, anche in questa delicata fase geopolitica, vi sia un canale diplomatico che rimane ben aperto tra le due superpotenze. Nelle ultime settimane, si sono moltiplicati gli indizi in merito alla possibilità che, nel prossimo periodo, possano aprirsi veri e propri tavoli di confronto. Nonostante rimanga ancora valido il decreto promosso dal presidente Volodymyr Zelensky che vieta ogni tipo di trattativa con la Federazione fin quando Vladimir Putin resterà capo del Cremlino, è stato lo stesso presidente ucraino a sbilanciarsi esplicitamenteverso l’obiettivo di una soluzione diplomatica al conflitto. Due settimane fa, Zelensky ha infatti dichiarato che al secondo vertice sulla pace, in preparazione per novembre, «dovrebbero essere presenti i rappresentanti della Russia». Parlando coi media francesi, nella giornata di ieri ha ribadito che «la maggioranza del mondo oggi dice che la Russia deve essere rappresentata al secondo vertice, altrimenti non otterremo risultati importanti», e, «poiché tutto il mondo la vuole al tavolo, non possiamo essere contrari».
[di Stefano Baudino]
Come ho scritto dove magari conta, giusto per conoscenza e perché in Italiano ho maggiore professionalità, invito a approfittare del buon momento tra USA e Russia per un trattato internazionale per cui in caso di Guerra nucleare, Washington e Mosca non verranno mai reciprocamente bombardate, questo permetterebbe in un Millennio di ritornare alla Civiltà, contro il Milione di anni di una guerra senza esclusione di colpi.