In Nepal sta emergendo un intenso conflitto tra la compagnia idroelettrica Sangrila Urja Pvt. Ltd. e i pastori di yak locali, in particolare appartenenti alle comunità indigene Lhomi Singsa e Bhote. La disputa riguarda, nello specifico, la costruzione di una centrale idroelettrica sul fiume Chhujung, nella valle di Lungba Samba, area di grande importanza dal punto di vista bioculturale, dal momento che ospita una flora e una fauna in via di estinzione e che le comunità hanno preservato per generazioni. Gli allevatori, sul piede di guerra, hanno accusato la società di aver violato i diritti ambientali e culturali attraverso una manipolazione dei rapporti governativi, in particolare la Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), falsificando firme locali e redigendo resoconti fasulli, nonché di aver veicolato minacce dirette ai membri della comunità locale.
Il Nepal sta vivendo un boom edilizio idroelettrico in vista del soddisfacimento della sua crescente domanda di energia. I progetti in corso, però, hanno prodotto numerose contese con le vicine comunità indigene, che per sopravvivere dipendono direttamente dalla terra, i cui diritti sarebbero stati ripetutamente violati. Nello specifico, le comunità indigene del distretto himalayano di Sankhuwasabha a Lungbasamba puntano il dito contro Sangrila Urja Pvt. Ltd. e altre compagnie idroelettriche, accusandole di aver presentato falsi rapporti al governo e aver ottenuto falsi permessi per i loro progetti attraverso l’influenza illecita di funzionari e rappresentanti governativi, nonché di aver perpetrato molestie e intimidazioni ai membri della comunità locale e di avere addirittura incoraggiato i propri lavoratori a uccidere animali selvatici in via di estinzione che abitano l’area per la loro carne, con l’obiettivo di «dimostrare il loro potere». La Valutazione di Impatto Ambientale approvata dal Ministero delle foreste e dell’ambiente, contro cui puntano il dito le comunità indigene, dovrebbe rivestire un ruolo cruciale per proteggere le aree ecologicamente sensibili del Nepal, includendo una valutazione dei possibili impatti su flora, fauna, risorse idriche, suolo, aria e popolazioni umane. Secondo quanto denunciato dai rappresentanti della popolazione locale, essa sarebbe stata però realizzata in modo superficiale e sulla base di dati falsificati – spesso copiati e incollati da altri rapporti – proprio per stendere il “tappeto rosso” per le società idroelettriche e a scapito dell’ambiente. Secondo la Valutazione di Impatto Ambientale, peraltro, la società intende utilizzare circa 192.000 tonnellate di esplosivi e 188.000 detonatori per la realizzazione dei progetti. Un aspetto di cui gran parte della popolazione locale non sarebbe stata nemmeno informata, ma che è emerso dalla lettura del rapporto dopo la sua approvazione da parte del governo.
All’interno dell’area che sarà investita dal progetto idroelettrico si trovano il fiume Chhujung e un ecosistema protetto come sito di patrimonio bioculturale che vanta una grande varietà di flora e fauna. Tra gli esemplari presenti, figurano anche il panda rosso (Ailurus fulgens), la pecora blu (Pseudois nayaur), l’orso nero asiatico (Ursus thibetanus), il goral dell’Himalaya (Naemorhedus goral), il leopardo delle nevi (Panthera uncia), il cervo muschiato (Moschus moschiferus) e il monal dell’Himalaya (Lophophorus impejanus), molti dei quali non vengono nemmeno menzionati all’interno della Valutazione di impatto ambientale approvata dal Ministero delle foreste e dell’ambiente. La zona funge inoltre da centro culturale per i vari gruppi etnici emarginati, che si ritrovano per prendere parte alle loro cerimonie. Qui sorgono inoltre molti molti laghi glaciali dove i pastori, in particolare nel periodo compreso tra maggio e ottobre, portano i loro yak (Bos grunniens) per rinfrescarli. E che, insieme a vaste porzioni di foresta, sarebbero secondo le comunità indigene a forte rischio a causa del previsto utilizzo degli esplosivi.
[di Stefano Baudino]