giovedì 21 Novembre 2024

Alternative in marcia: storie di chi si dà da fare per costruire un’altra società (Monthly Report)

Sono decine di migliaia le realtà in azione ogni giorno per portare un cambiamento concreto nella società, tanto in Italia quanto in tutto il mondo. Gruppi di piccole dimensioni o singoli cittadini, attivi su porzioni di territorio ristrette, singoli quartireri o piccole comunità, dei quali l’informazione non si occupa spesso proprio perchè il loro raggio d’azione è limitato. Eppure, le loro lotte sono concrete e quotidiane e, spesso, efficaci nel trasformare la realtà e renderla più giusta ed equa. In questo nuovo numero del Monthly Report, il periodico de L’Indipendente dedicato ogni mese ad una tematica che riteniamo non sufficientemente approfondita dall’informazione mainstream, ve ne abbiamo raccontata qualcuna.

Il numero è disponibile in formato digitale e cartaceo per gli abbonati (qui tutte le info per abbonarsi) ed ora anche per i non abbonati (a questo link).

L’editoriale del nuovo numero: Un cambiamento che c’è già

«L’azione immediata e l’organizzazione dal basso sono essenziali. Non possiamo aspettare che la rivoluzione arrivi dall’alto, dobbiamo costruirla noi stessi giorno per giorno», scriveva all’inizio del secolo scorso il pensatore e rivoluzionario italiano Errico Malatesta. Sono parole di grande attualità, specie nell’epoca dei social network, dove per molti la lamentela e l’indignazione nello spazio di un tweet sembrano aver sostituito la voglia di mettersi realmente in gioco per provare, a partire dal proprio quartiere, ad agire concretamente. Di fronte alle ingiustizie e alle tante cose che non vanno come desideriamo, l’obiezione di molti è: «Ma io cosa posso fare?». Una domanda che spesso ha come risposta automatica quella di sentirsi impotenti e quindi di non fare niente.

Credo che uno dei compiti che un giornalismo orientato all’interesse dei cittadini si debba dare, oltre a quello di informare, sia anche quello di testimoniare come – ancora oggi e anche in Italia – gruppi non necessariamente enormi di persone riescano quotidianamente a costruire alternative concrete, a orientare le scelte politiche e a essere granelli di sabbia sempre più dannosi negli ingranaggi di un sistema che troppo spesso si pensa inscalfibile. Il mondo è pieno di esempi in questo senso: gruppi di cittadini capaci di fare rete, darsi obiettivi e organizzarsi per costruire delle alternative possono ottenere risultati impensabili. E queste storie, se raccontate, possono ispirare altre persone e quindi moltiplicarsi.

Per questo il nuovo numero del Monthly Report racconta sette storie di cittadini che si danno da fare per costruire realmente delle alternative. Vicende che nascono nei contesti sociali e geografici più diversi, ma accomunate dal fatto di agire concretamente sulla quotidianità per costruire un altro futuro possibile. Ognuna di queste storie, a suo modo, può essere di grande insegnamento. Dai genitori catalani che hanno costruito e messo in pratica una scuola intergenerazionale e libertaria per educare secondo nuovi ideali le prossime generazioni, agli ex migranti del Sahel che, dopo aver visto con i loro occhi l’inferno dell’emigrazione, tornano a casa per cambiare le cose e sensibilizzare gli altri. Dai contadini indigeni della Colombia che liberano i terreni occupati dalle multinazionali per riconquistare metro dopo metro la sovranità alimentare, fino ai movimenti che da tutta Italia ogni anno si recano al “Festival dell’Alta Felicità” per confrontarsi su come opporsi in modo efficace alla devastazione dei territori in quella enorme palestra di resistenza che è la Val di Susa.

«Non dubitare mai che un piccolo gruppo di cittadini attenti e impegnati possa cambiare il mondo. In realtà, è l’unica cosa che ci sia mai riuscita». Lo affermò negli anni ’60, dopo aver raccolto storie e testimonianze dai quattro angoli del mondo, l’antropologa americana Margaret Mead. A più di mezzo secolo di distanza, il suo insegnamento continua a ispirare molte più persone di quelle che immaginiamo.

L’indice del nuovo numero

  • Edificare una comunità sul deserto della crisi: la storia di Mondeggi Bene Comune
  • I mille sentieri del cambiamento
  • Hervé N’Dri Kouakou: la lotta dei migranti di ritorno nel Sahel in rivolta
  • Quando i contadini indossano il passamontagna: voci dai campi liberati della Colombia
  • Val di Susa: quando la lotta diventa ad “Alta Felicità”
  • Escola Arcàdia: la forza della pedagogia libertaria
  • Vivere insieme come alternativa: una giornata nella comunità di Vidàlia

Il mensile, in formato PDF, può essere acquistato (o direttamente scaricato dagli abbonati) a questo link: https://www.lindipendente.online/monthly-report/

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4 Commenti

  1. chissa’ come mai non si pensa mai che l’IA possa prendere il posto dei padroni, deio dirigenti, solamente i lavoratori.
    Perche’? la risposta e’ come dice William Zanoni, e’ una cosa di marketing, come lo sono stati i social per renderci dipendenti da essa e assumere meno persone per i lavori in modo da far risparmiare ai dirigenti i quattrini. la schiavitu’ non e’ mai venduta come tale, e’ sempre venduta come figa ed innovatrice. C’e’ un bellissimo servizio di Presa Diretta al riguardo

  2. Se è vero e tutto considerato mi sembra la cosa più favorevole, che l’intelligenza artificiale continuerà a migliorare in modo esponenziale, perché è l’unica tecnologia che accelera se stessa, credo che all’Italia farebbe bene una moratoria di 20 anni, su tutto il resto e rendere la ricerca sull’ IA priorità Nazionale.
    Sia per gli enti pubblici che le aziende private, uno sforzo Nazionale TOTALE per recuperare posizioni necessarie in vista di cambiamenti epocali quali mai prima visti nella Storia dell’uomo e che segneranno il futuro per sempre, tutto il resto 20 anni li può aspettare, che nulla è sostanzialmente migliorato in milioni di anni.
    Al peggio guadagneremo solo molti soldi.

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