sabato 21 Dicembre 2024

A Roma saranno installate 15mila telecamere con intelligenza artificiale per il Giubileo

Il Comune di Roma ha dato il via libera alla realizzazione di un imponente sistema di sicurezza in vista del Giubileo 2025, con l’installazione di circa 15.000 telecamere, supportate dall’intelligenza artificiale, che saranno collegate a un unico “cervello digitale”. Questo sistema integrerà le telecamere già esistenti, sia pubbliche che private, per un monitoraggio costante e in tempo reale di vaste aree della Capitale. Dopo mesi di rumors, la settimana scorsa Francesco Greco, ex PM di Mani Pulite e attuale delegato del sindaco Roberto Gualtieri per la sicurezza, ha ufficializzato il progetto durante un’intervista rilasciata a Il Sole 24 Ore. Tuttavia, questa massiccia operazione di sorveglianza, presentata come il primo caso in Italia di intelligenza artificiale applicata al territorio, ha sollevato non poche preoccupazioni, soprattutto per quanto riguarda la tutela della privacy dei cittadini. Infatti, fino al 2025, sarà in vigore una moratoria sull’uso del riconoscimento facciale nei luoghi pubblici, alla quale il Comune – sebbene non siano ancora chiare le modalità, soprattutto in relazione agli obiettivi esplicitamente perseguiti – ha promesso di adeguarsi.

Il progetto prevede la realizzazione di una nuova Sala Operativa di Sicurezza presso la Polizia Locale, che dovrebbe aprire entro fine anno, con un investimento di circa 14,5 milioni di euro. Ad essa, ha spiegato Greco, confluiranno le immagini delle 2.500 videocamere già installate nel territorio comunale, così come quelle delle soprintendenze (tra 600 e 2.500) e le 5mila dell’Atac, oltre alle 2mila collegate al progetto #Roma5G, alle mille finanziate per il Giubileo e a un altro migliaio previste nell’ambito di un accordo con Leonardo. Le telecamere saranno collocate in luoghi strategici, tra cui le stazioni ferroviarie, le metro e le quattro basiliche giubilari. L’innovazione più rilevante risiede nella capacità dell’intelligenza artificiale di identificare automaticamente e in tempo reale potenziali minacce. Il delegato per la sicurezza fa qualche esempio: «L’immagine di un’auto usata per una rapina, identificata grazie alla targa, potrà essere seguita dall’algoritmo, che sarà anche capace di calcolare quante persone si radunano in un determinato luogo, permettendo interventi tempestivi se, penso al Giubileo, se ne dovesse ravvisare la necessità».

Un progetto di così ampia portata apre, tuttavia, a diverse criticità. Innanzitutto, oltre al rischio di alimentare nei cittadini una percezione di “sorveglianza continua”, l’uso di questo sistema solleva forti preoccupazioni in merito alla privacy. Negli ultimi anni, l’Unione Europea ha introdotto una moratoria sull’installazione di nuovi sistemi di videosorveglianza con riconoscimento facciale nei luoghi pubblici, per garantire una protezione adeguata dei diritti fondamentali dei cittadini, in particolare del diritto alla privacy e alla protezione dei dati personali. Questo blocco temporaneo vieta l’uso del riconoscimento facciale in spazi pubblici fino al 2025, limitando l’uso di tecnologie che possono identificare e monitorare specificamente gli individui senza il loro consenso. Il Comune ha garantito che il progetto rispetterà le normative europee: ciò implica che l’IA dovrebbe operare senza tecnologie in grado di identificare specificamente i volti delle persone, limitando necessariamente alcune potenzialità di sicurezza del sistema. Rimane, quindi, poco chiaro come le videocamere possano espletare i loro annunciati compiti pur rispettando la privacy dei cittadini, considerando che, come aveva anticipato lo scorso maggio l’assessore alla mobilità di Roma, Eugenio Patanè, dopo l’apertura di un’istruttoria da parte del Garante della privacy, l’intenzione delle autorità della Capitale è quella di comparare il feed delle telecamere con un archivio di soggetti che «si sono resi protagonisti in passato di atti non conformi e non idonei».

Le criticità non si limitano però solo alla questione della privacy. Non è, per esempio, un aspetto secondario il fatto che il sistema preveda l’integrazione di tutte le telecamere esistenti, comprese quelle private, con la potenziale insorgenza di problemi nella gestione dei dati raccolti, soprattutto per quanto riguarda la sicurezza delle informazioni e la corretta configurazione delle diverse componenti tecnologiche. Infine, sebbene il progetto includa anche la presenza di una sala di Cyber Security Operation Center, non si può ignorare il forte rischio di minacce informatiche, che potrebbero mettere a repentaglio un sistema di sicurezza che vede proprio nella “centralizzazione” il suo punto focale.

[di Stefano Baudino]

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