martedì 27 Agosto 2024

La Cina ha annunciato di essere riuscita a estrarre acqua dalla Luna

Un team di scienziati cinesi ha annunciato di aver scoperto un “metodo completamente nuovo” per produrre acqua direttamente dal suolo lunare. Il tutto grazie agli studi effettuati sui campioni riportati sulla Terra nel 2020 dalla missione Chang’e-5 i quali, grazie ad una particolare tecnica, possono essere riscaldati e produrre vapore acqueo. Si tratta di una rivelazione che potrebbe avere importanti implicazioni per i progetti futuri di colonizzazione in quanto, come riportato dagli scienziati, ogni tonnellata di sedimenti lunari permetterebbe di ottenere fino a 76 chilogrammi di acqua, ovvero una quantità sufficiente a riempire oltre un centinaio di bottigliette da mezzo litro. I risultati della ricerca sono stati inseriti in un nuovo studio accettato – e non ancora completamente revisionato – dalla rivista The Innovation e, vista la loro portata, sembrano già destinati a stimolare l’intera comunità scientifica nei prossimi mesi.

A dare la notizia è il Ningbo Institute of Materials Technology and Engineering (NIMTE) della Chinese Academy of Sciences (CAS), che tramite un comunicato stampa spiega: «I risultati delle ricerche di precedenti esplorazioni lunari, come le missioni Apollo e Chang’E-5, hanno rivelato la presenza diffusa di acqua sulla Luna. Tuttavia, il contenuto di acqua nei minerali lunari è estremamente basso, variando dallo 0,0001% allo 0,02%. Resta difficile estrarre e utilizzare l’acqua in situ sulla Luna». D’altra parte però, secondo il nuovo metodo sviluppato dai ricercatori cinesi, la soluzione in realtà esisterebbe: basterebbe ottenere tonnellate di regolite – l’insieme eterogeneo di sedimenti, polvere e frammenti che compongono lo strato esterno della superficie lunare – e utilizzare un sistema di specchi concavi per concentrare i raggi solari e portarla ad una temperatura superiore ai 900 gradi, ottenendo così tra i 51 ed i 76 milligrammi di acqua. In altre parole, una tonnellata di materiale abbondantemente presente sulla superficie lunare permetterebbe di ottenere più di 50 chili d’acqua, sufficienti a soddisfare il fabbisogno giornaliero di 50 eventuali astronauti in missione sul satellite.

Si tratta di una scoperta che, presumibilmente, infiammerà numerosi dibattiti all’interno della comunità scientifica internazionale e non solo, visto che è da diversi decenni che le agenzie spaziali nazionali – oltre che a vari imprenditori miliardari – si sfidano nella corsa alla colonizzazione lunare nella speranza di ottenere risorse chiave che risolverebbero vari problemi di approvvigionamento sulla Terra. Inoltre, potrebbe trattarsi di un annuncio che potrebbe costare diversi grattacapo alla NASA, visto che già da tempo il direttore dell’agenzia, Bill Nelson, ha lanciato l’allarme relativo ai rapidi progressi del programma spaziale cinese e sulla possibilità che Pechino si impossessi delle aree più ricche di risorse presenti sulla Luna. E il fatto che tale scoperta sia avvenuta grazie ai campioni di Chang’e-5 sicuramente non è di conforto alle organizzazioni americane visto che, nello stesso momento in cui è stato dato l’annuncio della scoperta, gli scienziati cinesi stanno già studiando i circa due chili riportati a Pechino a giugno dalla successiva missione lunare Chang’e-6.

[di Roberto Demaio]

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