mercoledì 28 Agosto 2024

In Cisgiordania è in corso la più grande offensiva militare israeliana dalla Seconda Intifada

Nella notte tra martedì 27 e mercoledì 28 agosto, l’esercito israeliano ha lanciato una grossa offensiva «antiterroristica» in diverse località della Cisgiordania settentrionale, uccidendo almeno 10 persone. L’operazione, tutt’ora in corso, ha coinvolto prevalentemente le città di Tulkarem, Jenin e Tubas, ma episodi di aggressione si sono verificati in tutto il territorio a ovest del fiume Giordano. Fonti locali parlano di migliaia di soldati, quattro squadroni della polizia di frontiera, agenti dei servizi segreti, unità sotto copertura, e uso estensivo di droni ed elicotteri, che, presi tutti insieme, starebbero dando vita alla più grande invasione della Cisgiordania negli ultimi 22 anni. Il Ministro degli Esteri israeliano Israel Katz ha colto la palla al balzo, e suggerito di trattare il territorio a ovest del Giordano «proprio come affrontiamo le infrastrutture terroristiche a Gaza», evacuando i civili e prendendo ogni «misura necessaria» per eradicare la «minaccia». L’ONU ha condannato l’operazione militare, mentre i vari movimenti di resistenza palestinese si sono mossi in difesa del territorio, ingaggiando scontri con l’esercito israeliano. Dai leader occidentali non pare invece essere ancora arrivata alcuna dichiarazione, mentre intanto la Cisgiordania continua a venire presa d’assalto.

L’operazione militare israeliana è iniziata attorno alle 00:45 di oggi, mercoledì 28 agosto. Le forze terrestri e i bombardamenti si stanno concentrando prevalentemente nelle aree attorno a Jenin, Tulkarem, e Tubas, dove l’esercito israeliano ha anche preso di mira diverse infrastrutture tra strade, linee elettriche, condotti idrici, e canali di comunicazione. A Jenin sono per ora stati registrati 6 morti, 3 dei quali causati da un attacco delle forze aeree israeliane, e sono in corso scontri tra esercito israeliano e brigate di resistenza palestinese; sempre a Jenin un ospedale è stato circondato e preso d’assalto, e lo staff medico ha comunicato di stare avendo difficoltà nello svolgere il proprio lavoro perché ostacolato dai soldati israeliani; nella medesima città, la corrente è stata interrotta in alcuni quartieri, ed è stato imposto il coprifuoco. A Tulkarem sono stati presi di mira entrambi i campi presenti in città, e, nel corso degli scontri, le IDF hanno danneggiato «erroneamente» un condotto idrico; anche qui le strutture ospedaliere sono state prese d’assalto, e nel primo pomeriggio presso il campo di Nur Shams l’esercito israeliano ha istituito un checkpoint per permettere a chi lo volesse di lasciare la zona, concedendo tre ore di margine agli interessati. Come scrive il quotidiano qatariota Al Jazeera non è stato emesso alcun ordine di evacuazione, ma «tale mossa suggerisce», in linea con le dichiarazioni di Katz, «una potenziale escalation». Simultaneamente alle operazioni di Jenin e Tulkarem, le IDF hanno condotto attacchi anche nell’area di Tubas; qui, sembrerebbero per ora particolarmente rilevanti le incursioni presso il campo di Far’a, dove l’esercito israeliano ha ucciso 4 palestinesi e preso d’assalto un ospedale, negando al personale sanitario la possibilità di comunicare con l’esterno. Attacchi sporadici sono stati registrati anche in altre aree della Cisgiordania, ove le forze israeliane hanno anche bersagliato e distrutto strade e canali di comunicazione.

In generale, la maxi-operazione israeliana parrebbe essere la più estesa dal 2002 a oggi e risulterebbe più intensa «delle grandi invasioni di più giorni che Jenin e Tulkarem hanno vissuto nell’ultimo anno». Secondo la Mezzaluna Rossa Palestinese, i morti sinora accertati sarebbero 10, e i feriti almeno 22; questi ultimi, sebbene si concentrino nelle aree di Jenin, Tulkarem e Tubas, sono stati registrati anche nei Governatorati di Ramallah e Nablus. I vari movimenti di resistenza palestinese, tuttavia, stanno difendendo il proprio territorio: a Tulkarem i soldati dell’esercito israeliano sono stati colti da una imboscata, mentre a Jenin sono stati ingaggiati scontri aperti con la fanteria israeliana ed è stato distrutto un bulldozer; in generale, la resistenza palestinese ha utilizzato dozzine di esplosivi e sta provando a contrastare la presenza israeliana in tutte le aree coinvolte, bersagliando ed abbattendo anche veicoli corazzati. Vista l’intensità degli scontri, secondo fonti locali, il Ministro della Difesa israeliano avrebbe tolto le restrizioni nell’uso di droni in Cisgiordania.

Visto l’attacco su larga scala, le dichiarazioni di Katz e Gallant, e la natura di certe azioni, il rischio di allargare le operazioni di Gaza a tutta la Palestina sembrerebbe concreto. Le autorità israeliane hanno giustificato gli attacchi dicendo di avere trovato covi di «terroristi» e in particolare affermando di avere scovato gli ideatori di un fallito attentato a Tel Aviv verificatosi settimana scorsa. Eppure il fatto che le operazioni israeliane si siano concentrate nell’area settentrionale della Cisgiordania, e specialmente nelle città di Jenin e Tulkarem, non sembrerebbe dettato dal caso: queste, infatti, sono sede di alcune delle più resilienti brigate di resistenza palestinese, che prendono il nome proprio dalle stesse località. La volontà di colpirle, sembrerebbe insomma essere non troppo celata. Nel mentre da Occidente non una parola pare essere stata spesa per gli attacchi in Cisgiordania, e, almeno per ora, solo l’ufficio umanitario dell’ONU ha condannato apertamente gli attacchi israeliani in Palestina.

[di Dario Lucisano]

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