Nonostante gli eventi meteorologici estremi dello scorso anno abbiano causato gravi danni alle attività agricole della Romagna, migliaia di agricoltori non riceveranno gli indennizzi previsti. La comunicazione è stata emessa in questi giorni da AgriCat, il Fondo mutualistico nazionale che avrebbe dovuto elargire i ristori per i danni causati dalle gelate tardive di marzo e aprile e dall’alluvione di maggio 2023 – le quali in alcuni casi hanno interessato oltre l’80% della produzione, portando molte attività sull’orlo del collasso. Coldiretti ha chiesto un incontro urgente con i vertici di AgriCat per trovare una soluzione in tempi brevi, sottolineando che «il comparto ortofrutta e in special modo quello delle pere negli ultimi 5 anni è stato flagellato da una serie di eventi calamitosi che ne hanno messo a rischio la stessa sopravvivenza».
Le risposte alle richieste di indennizzo per l’alluvione che ha colpito il territorio romagnolo nel maggio del 2023, sono arrivate negli ultimi giorni. Esse sono state rilasciate da AgriCat, la piattaforma apposita sorta proprio per fornire i dovuti risarcimenti agli agricoltori che subiscono danni dalle alluvioni e dai disastri climatici; a gestire il funzionamento del fondo è invece l’ente pubblico ISMEA (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare), che ha costituito la stessa AgriCat in data 21 luglio 2022. Dopo il disastro meteorologico, «c’era l’esigenza di ristorare in senso vero e proprio», ci spiega Gianni Fagnoli, proprietario del “Podere I Fondi”, situato sopra Rocca San Casciano (FC), e rappresentante del collettivo di agricoltori Appello per l’Appennino Romagnolo. Gli indennizzi previsti dalla cosiddetta ordinanza Figliuolo, infatti, sono rivolti ai soli progetti di ripristino, e sono «privi delle voci di ristoro» nella produzione, necessarie per coprire le «perdite di reddito nel raccolto, nella funzionalità dell’azienda, o nei danni ai materiali di lavoro». Per mandare richiesta di indennizzo, gli agricoltori sono dovuti passare dagli uffici tecnici di rappresentanza per la categoria (Coldiretti o Confederazione Italiana Agricoltori), che hanno curato gli aspetti tecnici e burocratici di presentazione delle domande.
Come ci spiega Alessia Buccheri, Direttrice di CIA Romagna, la piattaforma AgriCat funziona mediante la presentazione di un’autodichiarazione. Con essa, l’impresa dichiara di avere ricevuto danni da gelo o per alluvione, indica le particelle di terreno interessate, e stima l’ammontare dei danni, dopo avere effettuato le dovute verifiche tecniche. Secondo quanto comunica Buccheri, non è ancora chiaro per quale motivo così tante domande siano state scartate o approvate solo in minima parte. CIA, comunica sempre la Direttrice del distaccamento romagnolo, non ha a disposizione né i numeri, né i dati completi delle risposte alle richieste di indennizzo, perché queste sono state inviate direttamente alle imprese; Confederazione Italiana Agricoltori starebbe ora raccogliendo i documenti rilasciati dalla piattaforma dai singoli agricoltori che rappresenta. Tali documenti sono affiancati da un rapporto che spiegherebbe le modalità con cui sono stati quantificati gli indennizzi dovuti caso per caso, il quale, tuttavia, parrebbe essere «poco chiaro», e i cui criteri utilizzati sembrerebbero alquanto offuscati.
L’Indipendente ha cercato di contattare gli uffici di ISMEA, che tuttavia hanno liquidato in pochi secondi la conversazione, rimandando la richiesta di spiegazioni alla posta elettronica certificata dell’ente, e rifiutandosi di fornire ulteriori dettagli. Vista l’opacità che contorna la situazione, è stato lanciato un tavolo di dialogo che vedrà interloquire proprio ISMEA con le associazioni di categoria. «Accogliamo di buon grado che ISMEA abbia accettato di organizzare un incontro il 3 settembre; siamo speranzosi», ha dichiarato Buccheri a L’Indipendente. Eppure sembrerebbe esserci poca speranza da nutrire: alcune delle richieste hanno infatti dato un esito «non a buon fine», che corrisponderebbe a una impossibilità di chiedere integrazioni agli indennizzi. È questo il caso proprio di Fagnoli, la cui azienda si ritrova tutt’ora isolata a causa delle frane. Frane che non parrebbero essere coperte da AgriCat, e per le quali sembrerebbe servire la messa a punto di un’altra piattaforma di ripristino. Accanto a Fagnoli ci sono migliaia di altri agricoltori che si sono visti negare qualsiasi forma di indennizzo, tanto che pare che a fronte delle 5.000 domande, l’80% di esse sia stato respinto. Resta però quel fortunato 20% delle imprese che contrariamente al Podere I Fondi si è visto garantito parte delle proprie perdite produttive: parliamo di somme pari a ben «13 euro, 4 euro, 37 euro», contro le decine di migliaia di euro di danni stimati. «Ormai a importare non sono neanche i soldi», ma il fatto che da chi dovrebbe gestire la situazione sembrerebbe stare arrivando «una vera e propria presa in giro».
Il ciclo di alluvioni che si è abbattuto in Romagna è iniziato il 2 maggio 2023, e ha portato a diversi episodi di allagamento, straripamento e frane. In seguito alla catastrofe meteorologica sono morte 17 persone, 20.000 sono rimaste sfollate, ed è stato stimato una ammontare di danni pari a circa 10 miliardi di euro. Nell’area di Faenza, a sei mesi dal disastro, la situazione appariva ancora drastica, e in generale molte delle zone coinvolte sono state abbandonate a loro stesse, situazione che i recenti mancati indennizzi agli agricoltori non farebbero che confermare.
[di Dario Lucisano]
Ma cosa importa, tanto la percentuale del pil destinata al riarmo è in continua crescita…e come dice un altro lettore nel commento a un altro recente articolo ci sono in giro tanti filoamericani contenti!