venerdì 6 Settembre 2024

Il ritorno degli Oasis scatena riflessioni sul modello Ticketmaster

Gli Oasis, in vista della loro reunion, hanno scatenato il finimondo. Non tanto per lo stupore derivante dal fatto che i fratelli Noel e Liam Gallagher siano riusciti dopo 15 anni a seppellire finalmente l’ascia di guerra, quanto per la frustrazione manifestata dai fan nell’avere a che fare con i modelli commerciali di Ticketmaster. L’azienda statunitense, consapevole dell’interesse nei confronti dell’evento, ha proposto un tariffario “dinamico” che ha fatto infuriare i consumatori al punto che lo stesso Governo britannico si è dovuto scomodare per indagare su eventuali “pratiche commerciali sleali”.

I biglietti degli Oasis erano inizialmente proposti a un prezzo di £148 (€175). Dai £73 (€86) ai £205 (€243), se si desiderava assistere al concerto con un posto a sedere. C’erano poi i pacchetti “premium” che andavano dai £216 (€256) ai £506 (€600). Nel giro di pochi istanti, i biglietti del sottopalco sono scomparsi per essere sostituiti da degli omologhi etichettati come “molto richiesti”, i quali costavano però fino a quasi quattro volte il prezzo di partenza. Nel pomeriggio, comunque, i biglietti erano tutti esauriti e i bagarini li stavano vendendo a cifre che hanno tranquillamente raggiunto le 6.000 sterline.

Il concetto del “prezzo dinamico” è stato accolto con un certo disprezzo da parte dei consumatori, tuttavia non si tratta certamente di una pratica nuova. Molte compagnie aeree e alberghi stanno progressivamente normalizzando questo modello, il quale attinge a una versione estremamente enfatizzata della cosiddetta “legge della domanda e dell’offerta”, spesso a vantaggio esclusivo delle aziende promotrici. Neppure nell’ambito musicale il fenomeno può dirsi inedito, anzi non è raro che i musicisti si dicano pubblicamente contrari all’idea di vendere biglietti a prezzi che si inflazionano nell’arco di pochi minuti. 

 

Semplicemente, gli Oasis non dovevano essere toccati. Il loro essere iconici ha fatto sì che il disdegno dei fan, solitamente sfogato sterilmente su forum e social, diventasse un vero e proprio tsunami sociale e politico che ha trovato terreno fertile nel fatto che Ticketmaster viene ormai descritto da anni come l’antagonista per eccellenza del mondo musicale. L’azienda, correntemente in causa con l’antitrust statunitense per aver monopolizzato il Mercato dei concerti dal vivo, viene spesso vista come l’origine di condizioni di vendita che sono progressivamente sconvenienti, sia per i musicisti che per i loro fan. Uno spaccato che ricorda il rivenditore europeo TicketOne, anch’esso multato per aver abusato della propria posizione dominante, ma con gli esiti portati alle loro estreme conseguenze.

L’Autorità per la Concorrenza del Regno Unito è dovuta dunque intervenire, annunciando giovedì 5 settembre l’intenzione di voler verificare che la vendita dei biglietti dell’Oasis non abbia violato nessuna norma. Nello specifico, più che contestare il carattere predatorio dei “prezzi dinamici”, il Governo ha detto di voler capire se Ticketmaster abbia dimostrato l’opportuna trasparenza nello spiegare ai possibili acquirenti le modalità di vendita, nonché se i consumatori siano stati attivamente provocati al fine di compiere un acquisto impulsivo e sovrapprezzo. 

L’intervento UK potrebbe dunque rappresentare più una presa di posizione formale mirata a quietare i sudditi del regno, tuttavia rimane il fatto che lo sdegno degli utenti sia stato tanto roboante da necessitare un riscontro politico, garantendo visibilità a una pratica commerciale che, se lasciata troppo a sé stessa, rischia di attecchire senza nessuna forma di regolamentazione o limite.

[di Walter Ferri]

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